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Cgil: ‘Lavoro, in Irpinia sette aziende su dieci non in regola’

“E’ un quadro drammatico, al di là di ogni più pessimistica previsione, quello che riporta il Cles di Avellino in merito al lavoro nero ed irregolare in Irpinia”. E’ il commento di Antonio Famiglietti, segretario organizzativo della Cgil di Avellino, a margine della riunione del Cles tenutasi questa mattina tra i rappresentanti degli organi ispettivi e i rappresentanti delle organizzazioni sindacali. L’incontro è servito ad illustrare i risultati delle attività di controllo poste in essere nel 2015 su tutto il territorio provinciale ed in tutti i settori produttivi e la riunione è stata sollecitata proprio dalla CGIL di Avellino “considerando che dal giugno 2015 – spiega Antonio Famiglietti – il Cles non si riuniva per fare il punto della situazione”. Le irregolarità riscontrate dai vari organi deputati ai controlli (Ispettorato, Inps, Asl, Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza) superano il 70%. Sette su dieci aziende sono state trovate non in regola, nel corso del 2015, sia nei rapporti contrattuali con i lavoratori sia per inosservanza delle leggi in materia di sicurezza. Il volume delle infrazioni per l’anno 2015 e’ spaventoso, considerando anche solo i due organismi che hanno effettuato il maggior numero di visite ispettive, e cioè l’Ispettorato del Lavoro e l’Inps. Nel corso delle 1700 visite dell’Ispettorato del Lavoro di Avellino sono stati individuati 1.900 lavoratori irregolari e 665 totalmente in nero. Oltre 600 le violazioni in materia di scurezza sul lavoro. Ben 11 milioni le sanzioni elevate, di cui meno del 10% riscosse. Anche il riscontro INPS restituisce un quadro allarmante con 217 visite e 143 irregolarità accertate con 238 posizioni irregolari o completamente a nero. “Il quadro è di una gravità inaudita – commenta Famiglietti – sia per quanto riguarda la posizione dei lavoratori che l’inosservanza delle norme sulla sicurezza. Per questo chiediamo che il CLES riprenda a riunirsi con la consuete cadenza trimestrale, anche per approntare una serie di misure di contrasto più incisive. Tutti i settori sono interessati dalle irregolarità, con agricoltura, edilizia e commercio in primis ed è su questi settori che bisogna stringere le maglie dei controlli. Fa pensare –aggiunge Famiglietti – anche il riscontro sulle visite dell’Asl che in controtendenza ai risultati degli altri organi ispettivi hanno rilevato molte meno infrazioni. Abbiamo il sentore che qualcosa non funzioni ed una maggiore attività del CLES, anche in termini di regia unica, che renda organici i controlli possa essere funzionale ad aumentarne la capacità di verifica delle infrazioni”. Sin qui le valutazioni sui dati del Cles per il 2015, ma il segretario organizzativo della CGIL restituisce anche valutazioni di ordine concettuale: “Abbiamo verificato quanto da tempo denunciamo e cioè una mutazione dei rapporti di lavoro dietro i quali si celano piccole e grandi irregolarità In molto casi gli organi ispettivi hanno verificato che spesso i lavoratori vengono licenziati per poi essere riassunti quasi sempre con forme di lavoro precarie, dai contratti a progetto, alle cooperative, ai servizi in esterno, forniti dagli stessi lavoratori che prima erano alle dirette dipendenze dell’azienda. A questo si unisce, per lo più nel settore commercio, un ricorso smodato e sicuramente fuori legge al vaucher, alla prestazione oraria occasionale. Oltre che sulle irregolarità palesi, il Cles e tutti gli organi ispettivi devono intervenire per verificare dove queste forme di lavoro celano rapporti contrattuali illegittimi, sfruttamento e mancato riconoscimento del ritrattamento contributivo. In tal senso è auspicabile una immediata riorganizzazione del Cles ed una verifica trimestrale delle attività, oltre una programmazione delle ispezioni con le organizzazioni sindacali su tutti i settori produttivi”.

Redazione IrpiniaPost

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