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Da Mimmo Lucano a Erri De Luca, lo Sponz è sempre stato anti-Lega

Anche Vinicio Capossela è umano. Almeno così sembra a leggere le polemiche e le critiche che, sin dal primo annuncio del programma, hanno caratterizzato questa edizione dello Sponz Fest. Mai e poi mai avremmo pensato che l’Irpinia avrebbe avuto l’ardire di contestare le scelte artistiche del divino direttore artistico. Tutt’al più avrebbe potuto sollevare dubbi sulla gestione, l’organizzazione, aspetti contabili e logistici, carte e numeri. Ma le scelte artistiche no. Capossela per sette anni ha stupito moltissimi, portando però a Calitri esattamente quello che tutti si aspettavano di trovare. Quest’anno no. Il caso Young Signorino ha tolto il sonno a centinaia di genitori irpini preoccupati per il futuro e l’educazione dei loro figli. Educatissimi figli (mah!).

Ma la vera colpa di Vinicio, dicono i salviniani di ora, è l’aver invitato allo Sponz Fest Mimmo Lucano. Per la verità lo aveva invitato già l’anno scorso e l’allora sindaco di Riace disertò all’ultimo minuto. Solo che all’epoca il suo nome non faceva tanto scalpore. Eppure Lucano l’anno scorso era esattamente lo stesso Lucano di oggi. Non aveva ancora procedimenti giudiziari a suo carico, peraltro ancora tutti da concludere e quindi da verificare nella sostanza. Ma era la stessa persona, lo stesso amministratore simbolo di un modello di accoglienza, di una visione di rinascita dei piccoli paesi spopolati o meglio vuoti. Dove non si fa sostituzione etnica per il semplice motivo che gli italiani sono già tutti andati via, e semmai si crea qualche occasione per i pochi rimasti di restare davvero.

I leghisti altirpini però Lucano nel 2018 non lo conoscevano, forse al tempo i leghisti altirpini neppure avevano ancora preso coscienza di essere tali. Oggi lo sono, oggi tifano per Salvini, ne diffondono il verbo, inviano note alla stampa (leggi qui) che IrpiniaPost continuerà sempre e correttamente a pubblicare, e la presenza allo Sponz Fest di Mimmo Lucano, un cittadino italiano che per la timidezza e l’emozione si copre il viso con le mani quando viene scandito il suo nome, diventa immediatamente un atto politicamente scorretto perché in una manifestazione finanziata dalla Regione Campania quindi con fondi pubblici non deve entrare il dibattito politico, perché loro non possono subire l’onta di un evento di “sinistra” sul suolo natìo.

E pensare che era già capitato. Era il 2017 quando lo Sponz di Capossela ospitava, sempre grazie al finanziamento della Regione Campania, Erri De Luca. Il No TAV Erri De Luca, accusato e poi assolto per istigazione a delinquere per le sue dichiarazioni pubbliche a sostegno del sabotaggio dell’alta velocità in Val di Susa. “I flussi migratori rianimano una nazione con 100mila alunni in meno. Sentiamo parlare di invasione e quelli che se ne vanno sono molti di più dei nuovi arrivati. Siamo un paese in via di evasione”, disse nella piazzetta di Calitri. No Tav e pro migranti, doppio smacco. Ma i leghisti dove erano? Perché non si agitarono mentre oggi si agitano? Forse perché, per dirla con le parole dell’antropologo Vito Teti, “spesso l’ospitalità è retorica. E’ dichiarazione di accoglienza e non pratica”, mentre a Riace Mimmo Lucano ha agito. Ha reso pratica e tangibile l’accoglienza. Ha dimostrato che si può fare. E l’evidenza fa troppo male.

Da ultimo sorprende leggere che i leghisti calitrani, e con loro molti altri irpini, si chiedano per “quale preciso motivo l’ex sindaco di Riace sia stato invitato a parlare di integrazione, immigrazione e porti aperti in un festival culturale che dovrebbe promuovere la tradizione popolare calitrana”. Intanto è quanto meno riduttivo parlare di Sponz Fest, che coinvolge sei paesi dell’Alta Irpinia, come di un evento volto a valorizzare la tradizione calitrana. Oltre le cannazze, c’è di più! E lo dice una che non si può certo annoverare tra i fan del festival. Pensavamo poi che l’accoglienza fosse una caratteristica dei calitrani, brava gente aperta e ospitale. Scopriamo che per i leghisti Calitri è un porto chiuso e forse per questo nel Comune altirpino, nonostante non amministri la Lega, di migrante non è stato accolto neppure uno. Altrove sì.

Paola Liloia

Classe 1985, laureata alla Sapienza in Editoria, Comunicazione multimediale e Giornalismo. Ha collezionato stage in uffici stampa romani (Confapi, ministero per la Pubblica Amministrazione, Senato) e collaborato con agenzie di comunicazione, quotidiani online locali e con il settimanale "Il Denaro". Ama la punteggiatura. Odia parlare al telefono e i tacchi. Ama l’Inter e le giornate di sole.

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