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Depuratore: casa di moda stronca Solofra, sindaco convoca le parti

La bomba, metaforicamente parlando, è stata sganciata lo scorso 7 marzo, ma l’eco della deflagrazione è arrivata in Irpinia ad inizio settimana. La casa di moda internazionale Burberry, durante un meeting di settore a Bologna, ha citato l’impianto di depurazione industriale di Solofra come esempio di realtà sconsigliabile in termini di forniture e partnership.
Il depuratore è sotto sequestro preventivo da diversi anni: mancano alcune certificazioni e, in base anche a denunce della popolazione, produce emissioni nauseabonde. Nel frattempo però continua a funzionare. Burberry ha quindi spiegato il rischio reputazione per quei brand che si riforniscono presso stabilimenti che non garantiscono lavorazioni in tutte le loro fasi rispettose per l’ambiente.

La citazione poco lusinghiera non è certo piaciuta agli imprenditori del distretto industriale solofrano, il più grande del Mezzogiorno nel settore conciario, ma che sotto la spinta della crisi economica mondiale soffre da almeno un decennio. In venti anni si sono persi quasi 1500 posti di lavoro in un’area immensa: circa 115 chilometri quadrati che comprendono anche i comuni di Montoro e Serino sui quali non si fa solo produzione, ma anche vendita.

Ieri gli imprenditori della zona hanno convocato la Cogei, soggetto gestore del depuratore, per studiare le contromosse. L’impegno assunto dalla società è di preparare e trasmettere a tutte le aziende un dossier che, con relative certificazioni, attesti il regolare funzionamento dell’impianto. Martedì alle 10 il sindaco Michele Vignola convocherà tutte le parti interessate in Comune. La tesi solofrana è la seguente: il depuratore non inquina e non è tossico, ma ha bisogno di essere adeguato per evitare i cattivi odori. La partita quindi si giocherà anche sul piano regionale. Palazzo Santa Lucia infatti dovrebbe finanziare i lavori, un progetto da circa 5 milioni di euro che risulta in standby da tempo.

Intanto, il danno in parte è già fatto. L’attacco al distretto solofrano è arrivato da un’azienda prestigiosa che senza fronzoli ha acceso i riflettori sul problema. Se il brand Burberry ha tutto l’interesse a tutelare la propria immagine sul piano internazionale, è altrettanto indubbio che il distretto non può permettersi simili scivoloni. La potenza del messaggio lanciato dalla casa di moda britannica può essere devastante per l’economia solofrana e campana. Ci si può permettere di perdere altre commesse? Altri posti di lavoro? E proprio a Solofra?

 

Paola Liloia

Classe 1985, laureata alla Sapienza in Editoria, Comunicazione multimediale e Giornalismo. Ha collezionato stage in uffici stampa romani (Confapi, ministero per la Pubblica Amministrazione, Senato) e collaborato con agenzie di comunicazione, quotidiani online locali e con il settimanale "Il Denaro". Ama la punteggiatura. Odia parlare al telefono e i tacchi. Ama l’Inter e le giornate di sole.

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