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E se l’attesa del progetto pilota fosse essa stessa il progetto pilota?

Lo scontro che si è riacceso tra i sindaci dell’Alta Irpinia diventa addirittura inquietante col passare delle settimane. Qualcosa, che era già nato malato da queste parti, si sta rompendo definitivamente. Parliamo del progetto pilota, del sogno di una comunità allargata. Col progetto pilota si sperava in un futuro per l’Alta Irpinia, ma la stanza dei sindaci è sempre più vuota. Di progetto pilota si muore, l’attesa sta logorando una popolazione di 65mila abitanti. La cosa drammatica è che il progetto pilota sia ancora un soggetto sconosciuto ai più. Tutto, ma proprio tutto, resta entità indefinita.Un qualcosa che ha a che fare con le parole vaghe “sviluppo” e “strategia”e basta. Un qualcosa arrivato alla gente più per il caso De Mita-Repole che per i contenuti, tra l’altro mai tradotti in azioni concrete, strutture, cambiamenti per questo o quel paese, per questa o quella strada o scuola, per un ospedale. E se anche volessimo mettere da parte la concretezza e parlare di strategie e visioni, non si può non constatare come l’idea innovativa di ragionare come comunità si scontri con un territorio vasto, dispersivo, poco pronto a sviluppare pensieri e percorsi condivisi anche a causa di una geografia complessa e del peccato originale del progetto: l’aver allargato a dismisura l’ambito. Ha sostanzialmente ragione chi pensa “le solite chiacchiere”. Si attendeva un primo segnale concreto e intanto la disillusione aumenta. L’unico risultato tangibile che il progetto pilota ha prodotto, seppur indirettamente, è stato negativo: la chiusura delle seggiovie del Laceno. La settimana scorsa, a Sant’Angelo dei Lombardi, il ministro della Coesione territorialeClaudio De Vincentiha detto in pratica “a breve le prime azioni”. E’ persona seria, De Vincenti. Che per la vertenza della ex Irisbus conosce bene le realtà della provincia. Ma De Vincenti sa benissimo che tra marzo e maggio si voterà. E che probabilmente il Pd non avrà più le redini pressoché totali del Governo come accaduto fino ad ora. Questo non significa che gli eventuali successori vogliano e possano cancellare il lavoro svolto sulle aree interne, ma neanche si possono escludere ulteriori rallentamenti o nuovi ostacoli. Di rallentamenti ci si ammala, nel senso che le imprese potrebbero non avere più pazienza. Che i giovani neolaureati, come già accade, potrebbero lasciare ogni speranza di attesa e decidere di non pensare neanche lontanamente a un ritorno in Irpinia. Sappiamo che la Regione, attore non secondario nel progetto pilota, è ancora al suo posto e lo sarà per altri due anni e mezzo. La Regione ha capito che le risorse economiche previste da Roma fossero poca cosa. Quindi, questo lo ha dettoVincenzo De Lucaanche se non potrà dirlo per sempre, ha previsto un bel po’ di milioni in più su strade e infrastrutture turistiche. Il guaio è che non v’è neanche traccia di quei milioni al momento. Si assiste insomma a una guerra di nervi e posizioni. Comprensibile, se fosse una corsa a soddisfare anche un bisogno di una comunità. Ma tragica, perché la corsa è in un perimetro senza confini o semplicemente in quello delle elezioni. E aspettiamo, del resto lo stiamo facendo da tre-quattro anni. Come se l’attesa del progetto pilota fosse essa stessa il progetto pilota. comments

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