Nella lotta all’ecomafia e agli ecoreati arrivano i primi segnali di una inversione di tendenza, dopo l’introduzione della legge sui delitti ambientali nel codice penale e un’azione repressiva più efficace. E’ quanto emerge dalrapporto Ecomafia 2016 di Legambiente, presentato oggi a Roma al Senato.Complessivamente nel nostro Paese le ecomafie nel 2015 “fatturano” 19,1 miliardi, quasi tre miliardi in meno rispetto all’anno precedente. Ma crescono ad esempio gli illeciti nel settore agroalimentare. La Campania conferma tristi primati sia per il ciclo illegale del cemento che quello dei rifiuti, e sul fronte incendi.Le province di Napoli e Salerno sono tra le più colpite per illegalità ambientale rispettivamente con 1.579 e 1.303 reati, seguite da Roma (1.161). In materia di abusivismo la nostra regione fa registrare il 18% delle infrazioni su scala nazionale, davanti a Calabria, Lazio e Sicilia. Anche su scala provinciale, le realtà campane battono tutte le altre In testa Napoli (301 reati), poiAvellino (260), Salerno (229) e Cosenza (199). La Campania si conferma maglia nera a livello nazionale anche nel ciclo dei rifiuti: è la regione con il più alto numero di reati accertati in questo settore (624), quasi il 15% sul totale nazionale con 628 persone tra denunciate e arrestate e 263 sequestri. La classifica regionale vede la provincia di Napoli prima a livello nazionale con 313 infrazioni, 377 persone denunciate e arrestate e 155 sequestri; segue Salerno con 98 infrazioni accertate e 86 persone denunciate e 40 sequestri.Terza la provincia di Avellino con 94 infrazioni, 52 persone denunciate e 13 arresti. Quanto agli incendi le province più colpite – anche perché aree particolarmente ricche di boschi e/o di macchia mediterranea – risultano essere Salerno (421), mentre è quinta Avellino con 175 infrazioni e nona Benevento con 125 infrazioni.
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