Un importante appuntamento elettorale si può osservare da tanti angoli. Ma gli angoli di una piccola e apparentemente insignificante tornata amministrativa sono gli stessi in termini numerici: sembrano solo un po’ diversi dai primi. E allora la presentazione delle liste per le comunali in Irpinia, si vota il 5 giugno, dice tante cose. Esattamente come l’anno scorso o come due, tre o trenta anni fa. In Irpinia dunque prevale il civismo. I partiti si sfilano e i simboli contengono casette e panorami. Nemmeno l’ombra di sigle partitiche, ma tutto questo non è una grossa novità. InAlta Irpinia e nelle immediate vicinanze, con quasi un terzo dei paesi al voto rispetto ai 31 totali, è invece evidente un ritorno di Ciriaco De Mita in grande stile. Il presidente, dove può, piazza addirittura il candidato già vincente. Altrove trova intese importanti col Pd. E viceversa ovviamente. Sullo sfondo c’è il progetto pilota e un territorio da governare nella sua pur piccola globalità, chiaro pure questo. Intanto si registra la scomparsa di qualsiasi centrodestra. Il Movimento Cinque Stelle non trova terreno fertile, mentre la sinistra si affaccia timida timida con pochissimi candidati sparsi tra le liste. Preoccupa invece il “civettismo”. Solo due liste per ogni comune con l’eccezione di Calabritto, dove però la terza ha il sapore di una civetta anomala. In due realtà come Teora e Torella ci sono civette serie. E volevamo aspettarci altro? Gli abitanti diminuiscono e le liste dovrebbero aumentare? La realtà, molto triste, è quindi rappresentata dalla difficoltà nella composizione degli schieramenti. Perché c’è chi non è riuscito a formare una squadra, chi ha ritenuto di non farlo perché si riteneva poco competitivo. Chi contando i candidati non riusciva neanche ad aprire le mani per arrivare a 10. Chi a 10 ci è arrivato a malapena. Tutti a consegnare liste in extremis. Gli angoli sono tanti, si diceva. C’è una doppia generazione insicura e precaria, quella che va dai 30 ai 45 anni. Troppo insicura per candidare se stessa. Un’altra ancora giovane per imporsi. Ma tutte queste fette di elettori e possibili eletti appaiono sempre più piccole. Allora restano i big, a sostenere quelli che comunque possiedono già la cosiddetta esperienza amministrativa. Sono dietro o dentro molte liste, tutti visibili. Non è giusto né sbagliato, è semplicemente fisiologico. Non ci sono risposte e nemmeno soluzioni immediate rispetto al trend. Di questo passo sarà obbligatorio, pena l’esclusione, dotarsi di coniuge fedele perché quest’ultimo possa firmare nella civetta necessaria. Banale dirlo, ma adesso bisognerà confidare nei futuri amministratori a cominciare dal 5 giugno. Loro devono provare a crescere rendendosi indipendenti, nei limiti del possibile, dai loro principali sponsor politici. E dovranno sfruttare, ora insieme ai “vecchi” e poi chissà, le opportunità di questa benedetta Europa e di questo benedettissimo progetto pilota.
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