Continui stacchi di montaggio, inquadrature mosse. A metà tra documentario e fiction, si inserisce il film “A Ciambra”, del regista Jonas Carpignano. I tanti anni trascorsi negli Stati Uniti non gli hanno fatto dimenticare la sua terra, l’Italia. Quella più povera, l’Italia degli emarginati, i protagonisti del suo secondo lungometraggio che, come il primo “Mediterranea”, è ambientato in Calabria. E’ un film della rassegna al Multisala Cinema Nuovo di Lioni: giovedì 9 novembre ore 18.00, 20.15, 22.30. Considerato dalla critica uno dei migliori film italiani presentati nella sezione Quinzaine des Réalisateurs al Festival di Cannes quest’anno, ha vinto il Label Cinemas Award come miglior film europeo. Ed è stato selezionato per rappresentare l’Italia agli Oscar 2018, nella categoria miglior film in lingua straniera. Tra i produttori esecutivi, ancheMartin Scorsese. La storia è quella di Pio, un ragazzino rom che vive in una sorta di enclave a Gioia Tauro, la Ciambra appunto, ai confini con la comunità africana. L’adolescente è astuto, intraprendente. Ma non vive da adolescente. Beve, fuma, ruba, seguendo le orme del padre e del fratello e assumendo il ruolo di capofamiglia al momento del loro arresto. Ma è anche l’unico a rapportarsi sia con i suoi consaguinei, che con italiani e africani. La ricerca dei soldi, si rivela ricerca di amore, affetto. E necessità di contraccambiarli a persone che, oggi come oggi, ne hanno bisogno per emergere dal mare dell’indifferenza, dell’emarginazione, del razzismo. Un film attuale più che mai, che sbatte sullo schermo realtà talvolta scomode da indagare e raccontare. E lo fa attraverso la semplicità delle immagini, cromatismi significativi in cui prevalgono il grigio e l’azzurrino, perché grigia è la diffidenza. Quella nei confronti delle minoranze etniche, che vivono a margine della nostra comunità. E che solo una sensibilità come quella di Pio, anche se nascosta da azioni condannabili, può allontanare. Un film empatico, tutti potremmo essere Pio. Un film rivoluzionario, un regista che, calatosi in prima persona nella vita dei migranti a Rosarno e della comunità rom di Gioia Tauro, è andato controcorrente. Una pellicola che capovolge la normalità, comportamenti scorretti non equivalgono per forza a persone cattive.
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