Primo Piano

Fiordellisi: ‘A 18 anni dalla tragedia dei curdi sulla A16, l’Irpinia non può dimenticare’

di Franco Fiordellisi segretario generale Cgil Avellino
Come Cgil Avellino abbiamo sempre cercato di attivare forme di solidarietà, concreta, per i disagiati, per i tanti esclusi che non trovano adeguate risposte dai vari servizi sociali, oggettivamente, in questi anni di fortissima crisi economica e sociale, si sono acuiti egoismi, paure, razzismi. Per cui, fronte del continuo agitare la paura verso il diverso, verso il disagiato, verso i migranti, voglio ricordare, fare memoria, su una drammatica vicenda che il 27/28 agosto 2002, che si consumò in Irpinia presso l’area di servizio a Mirabella Eclano sulla Napoli-Bari, su un Tir furono scoperti dei profughi e, cinque giovani di questi, curdi-iracheni, erano cadaveri, uccisi dalle esalazioni dei gas di scarico e dagli stenti. Tragedie simili o anche più drammatiche si susseguono da anni in maniera sempre più accentuata, con tanti morti e profughi che o da terra o da mare tentano di arrivare in Europa occidentale con il sogno di Vivere, nascondendosi sotto o nei cassoni dei tir oppure prendendo le tante carrette di mare.
Queste tragedie sono il risultato delle politiche di repressione nei confronti di popoli, di guerre e crisi economiche sociali che coinvolgono tanti esseri esseri umani, i quali diventano profughi e migranti, esseri umani che “si spostano”, scappando, da luoghi di guerra, fame, sfruttamento e l’Europa, come soggetto istituzionale, non riesce a darsi Politiche di solidarietà, di aiuto e proteggere  quelle migliaia di esseri umani che tentano di trovare, forse, luoghi di pace e non di sfruttamento e violenza. Senza atti politici solidaristici nei confronti di altri esseri umani viene meno il fondamento stesso di stato democratico e di diritto. Vengono meno i principi fondativi, in primis la Solidarietà, della nostra Carta Costituzionale e uno dei Punti Fondativi della UE sui Diritti umani, fra cui il diritto a non subire discriminazioni fondate sul sesso, la razza o l’origine etnica, la religione o le convinzioni personali, la disabilità, l’età o l’orientamento sessuale, il diritto alla protezione dei dati personali e il diritto di accesso alla giustizia.”. Nel ricordare la triste vicenda dei giovani curdi, che alcuni giornalisti così definirono “Non hanno un nome, e probabilmente non lo avranno mai…. Non si sa chi sono, non si sa quanti anni avessero, non si sa da dove venissero “.
Ora come allora l’impegno concreto della Cgil Avellino, di associazioni di volontariato, partiti di sinistra in particolare PRC si riuscì a farli identificare, facendo venire da Torino un compagno di origine Curda, che poté interagire con i superstiti così da definire l’identità dei giovani morti:
Nerwan Ahmad Mahmud di Kalar nato il 1/1/1983. Ayad Fadil Muhamed di Jalawla nato il 19/1/1980. Lukman Kader Abdulrahman di Khanaqin nato il 1/1/1984. Deler Karin Suleman di Kalar nato il 1/8/1984. Adel Sirwan di Tuesk nato nel 1975
La tutela dei superstiti fu possibile grazie all’impegno di uomini come Giovanni Villani della Cgil e Giovanni Maraia del Prc, con il supporto delle amministrazioni di Mirabella Eclano e Ariano Irpino, mentre il trasferimento delle salme, fu una vera “missione”  per  la spietata avversione politica dei governi iracheno e turco nei confronti del popolo curdo che, continua ancora oggi, nonostante siano un popolo che è riuscito a fermare l’Isis sul campo e che avrebbe voluto formare uno stato federale democratico e libero.
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