Geografia giudiziaria, non si torna indietro

La domanda sarà anche rituale, la formuliamo a ogni visita di un esponente della Giustizia in Alta Irpinia. C’è una speranza per il tribunale soppresso di Sant’Angelo dei Lombardi? La risposta di Franco Roberti, che lascerà a ore la Procura nazionale Antimafia, è secca: “Credo di no, è stata una decisione politica. Mi sono battuto sempre, fin dal terremoto, perché il palazzo di giustizia non venisse soppresso. Credevo fosse necessario un presidio di legalità in luoghi com questo. Certo le scelte politiche andavano accompagnate con maggior sostegno per i tribunali accorpanti, per tutelare i territori più lontani. Non sempre è avvenuto; invece qui Avellino sopperisce bene, anche perché le forze dell’ordine sono presenti“. Queste dunque le parole del magistrato prima di entrare all’incontro con gli studenti del Liceo De Sanctis.
C’era il procuratore di Avellino, Rosario Cantelmo, che tuttavia non ha nascosto le contraddizioni e gli effetti della geografia giudiziaria sulla provincia di Avellino: “i disagi, soprattutto per i cittadini, ci sono. Col prefetto Maria Tirone, il sindaco Rosanna Repole e il dirigente scolastico Gerardo Cipriano si parla di legalità e sviluppo. “Finché ci saranno queste testimonianze l’Alta Irpinia non si desertificherà mai”, afferma Cantelmo con un ottimismo che non guasta. Siamo ormai a ridosso del 23 novembre, il triste anniversario del sisma, e nei prossimi giorni sentiremo tanti altri interventi del genere. Ma intanto la vicinanza dei procuratori Cantelmo e Roberti è sempre un segnale positivo. Sul fronte criminale i rischi per l’Alta Irpinia non esistono, non al momento. “Anche perché le mafie vanno dove c’è sviluppo e qui ce n’è poco“, affermerà Roberti. Quasi un paradosso, forse sarebbe meglio avere lo sviluppo con i magistrati che contrastano efficacemente la criminalità. E in effetti il concetto viene spiegato proprio così. Per entrambi occorre che la politica, ma la società tutta, possa creare le condizioni per far restare le persone.
Mentre Cantelmo si sofferma a margine su una città, Avellino, che non trova pace. Dalle scuole chiuse per questioni di sicurezza a un ucraino investito dalle fiamme per un atto balordo di un 14enne. E nel mezzo scandali e disservizi. “L’avevo detto sin dal mio arrivo, Avellino non è un’isola felice. Molti protestano, molti non sono d’accordo. Poi quando capitano fatti gravi ci si ricorda che il capoluogo corra i rischi di altre province campane. Non si può sottovalutare la presenza di spie che impongono attenzione non solo dagli uffici giudiziari. Serve una nuova coscienza civile. Si può continuare ad arrestare all’infinito ma ho l’impressione che ad Avellino ci sia l’abitudine a farsi scivolare addosso le cose troppo spesso. Anche le vicende più complicate sono oggetto di una chiacchiera da caffè di un paio di giorni. Questo non va bene, su questo bisogna lavorare”.
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