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I rifiuti in Alta Irpinia? Una piccola parte del problema

Ci risiamo. Sta per partire, o è già partita, l’ennesima battaglia sull’ambiente inAlta Irpinia. E’ quella relativa all’impianto di compostaggio chiesto da Conza, previsto a Conza con l’ok della Regione. L’ultimo scontro in ordine di tempo. In principio ci fu la discarica sul Formicoso, scontro vinto dai tantissimi che si opponevano alla discarica stessa. Poi la lotta contro l’elettrodotto “Goleto”, finita in tribunale e di fatto ancora in fieri. L’eolico, siamo nel pieno. Per non parlare del petrolio, che in teoria tocca molti paesi della zona. Nel mezzo tante piccole guerre, prendi la Palcitric di Calitri. Adesso di nuovo i rifiuti. Non una discarica ma un impianto di compostaggio. Sono già arrivati i primi punti di vista. Dei favorevoli, con Legambiente e non solo (leggiquiequi). Dei contrari, con ilmondo dell’associazionismo(leggi qui)e di alcuni sindaci. Ci pare di capire che la tendenza sia positiva, nel senso che tutti abbiano iniziato a parlare con motivazioni tecniche. Ce ne saranno altre, ne arriveranno probabilmente a vagonate ed è un bene. E’ un bene perché non sarebbero accettabili – dalla gente che qui vive, lavora o non lavora – generici appelli a salvare l’ambiente e la bellezza, magari con la parola turismo usata come mantra. Quindi, per adesso, complimenti ai protagonisti di questo dibattito. A parere di chi scrive andrebbe poi evitato il rischio di trovarsi davanti all’ennesimoscontro ideologico occupazione-ambiente. L’impianto non ridurrà la percentuale di disoccupati, non produrrà ricchezza ma neanche bloccherà le prospettive turistiche dell’area. D’altro canto la Regione Campania ha bisogno di smaltire l’umido nelle cinque province ed è indubbio che tutto vada fatto compatibilmente con l’ambiente e le condizioni di chi vivrebbe accanto a un biodigestore. Ed entriamo nel vivo di quella che vuole essere solo un’analisi, parziale o imperfetta, di non addetti ai lavori. Secondo le linee guida della Regione, le strutture – quella di Conza, di Chianche e di altri 23 comuni sparsi in Campania – andrebbero inserite in aree industriali o comunque aree già interessate da attività produttive mediamente impattanti. Non solo. Bisognerebbe anche rispettare il principio per cui la frazione organica vada smaltita più vicino possibile al luogo di produzione del rifiuto. Letta così Conza non rispetterebbe gli standard. E’ innegabile che i rifiuti arriverebbero da mezza provincia e forse oltre. Ed è palese che sul luogo scelto si potesse fare di meglio. Ma qui c’è una prima contraddizione. Tutta irpina, che ha origini lontane. Conza ha un’area industriale e una grossa area Pip. Si potevano trattare i rifiuti lì? Non esattamente, perché sia le fabbriche che gli altri capannoni si trovano a ridosso della diga e quindi dell’oasi wwf.Contraddizione irpina dunque, storia vecchia ma per il momento non sanabile. E allora è stato sbagliato dare il via libera a Conza? Probabile, non sta a noi dirlo. Ma il cuore della battaglia, che probabilmente verrà condotta a suon di carte bollate, sarà proprio questo. Ci sembra di poter dire, sempre in punta di piedi, che ampliare l’area delle produzioni impattanti (industrie, rifiuti, opifici vari) non sia il massimo della vita. E non sarebbe il massimo della vita nemmeno piazzare un impianto per rifiuti ancor più vicino all’oasi. Ma d’altra parte l’Alta Irpinia non potrà sottrarsi per sempre al trattamento dei rifiuti. E il compostaggio è molto probabilmente il male minore rispetto a una piattaforma per rifiuti speciali. La questione è complessa da qualunque punto la si guardi, ma non fondamentale per le sorti dell’Alta Irpinia. Non ci convincono gli appelli alla mobilitazione lanciati delle associazioni. Al limite le associazioni dovrebbero mobilitarsi nei dintorni del Progetto Pilota per vedere da vicino cosa stiano facendo o non facendo di concreto i 25 sindaci. Ma non ci convince neanche la logica di un paese, Conza, che con un paradiso sul suo territorio non trova il modo di fornire, alla comunità tutta, una piattaforma seria per turisti, sportivi, amanti della natura e di creare un ritorno economico.Ma le competenze su oasi e dintorni non sono solo del Comune, si dirà. Benissimo, però qualcuno dovrà pur iniziare a pretendere un impulso. A provare a incrementare un flusso di visitatori che sostanzialmente è scarsissimo rispetto al potenziale. Questo va fatto con le strutture, perché l’impegno di Pro Loco e affini non manca. Alla fine siamo sempre lì. L’Alta Irpinia potrebbe tranquillamente accettare un impianto per i rifiuti, con tutte le distanze e le garanzie del caso, se solo ricevesse “altro“. Il problema è che questo “altro”non arriva mai.

Redazione IrpiniaPost

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