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‘Io in Irpinia ci verrei, la gente cerca questa spiritualità’

“L’Irpinia è abbastanza affascinante, somiglia alla mia terra”. Dopol’abbraccio collettivo di venerdì sera all’Abbazia del Goleto, sabato mattina ancora in Alta Irpinia perBrunello Cucinelli. L’imprenditore di Castel Rigone nel perugino, il re del cashmere, ha visitato Casa De Sanctis e Casa Molinari a Morra, e pranzato a Rocca San Felice dove aver ammirato il borgo accompagnato, tra gli altri, da Rotary, Proloco Ansanto e amministrazione. Una full immersion nel bello altirpino. Un assaggio di quello che questa terra, spesso poco conosciuta anche a chi la abita, è e può dare a ipotetici turisti. Brunello Cucinelli, in questa due giorni promossa da Confindustria Avellino lei ha avuto modo di vedere scorci di Irpinia. Come le è sembrata? La trovo abbastanza affascinante, somiglia alla mia terra. Avete solo qualche montagna più alta, ma fino ai 700 metri cultura e paesaggi sono molto simili. Avete poi un bel senso della spiritualità, come noi in Umbria grazie a San Benedetto e San Francesco, e siete gente attaccatissima alla vostra terra. Mi piace l’idea che ci siano giovani che vogliono restare qui e vivere qui. E l’Irpinia che futuro avrà? Speciale, se torniamo a investire nel lavoro vero, smettendola di immaginare solo start up di servizi e facendo anche start up di manufatti perché noi italiani siamo manifatturieri veri. Ma da domani mattina dobbiamo ripartire senza paura, come dicevo anche ieri sera. La bellezza è in tutte le cose: come nell’acqua che scorre a pochi passi da noi. Stamattina a Morra abbiamo visto dei video in cui Francesco De Sanctis con animosità parlava della dignità dell’uomo. Bellissimo! Della dignità del lavoro bisogna riappropriarsi. Lei venerdì sera ha detto che le periferie sono ancora luoghi ricchi di umanità. Ma qui abbiamo un problema grosso chiamato spopolamento, e allora questa umanità va via riducendosi. Non ce l’avete solo voi il problema. Ce l’ha l’Italia, ce l’ha la Germania, l’Inghilterra, il Giappone. Veniamo da un periodo storico in cui si è andati a vivere in città, adesso stiamo tornando a vivere nelle periferie perché la connessione, Internet, ci consente di lavorare qui alla stessa maniera che nei centri industriali o in una città. Già Rousseau a fine Settecento diceva “le nostre città sono difficili da vivere”, dobbiamo tornare nei borghi e ridiscutere di progettare l’umanità. Perciò voi giovani dovete ripartire da questo. In questa cittadella (Rocca San Felice, ndr) non c’è povertà spirituale. La povertà economica? Se c’è, si trova sempre qualcuno che aiuta. La solitudine neppure, perché al mio paesino quando è morta mia madre, mio padre ha continuato ad andare al circoletto a giocare a carte. E’ questa la vera vita. Possiamo avere anche qualche mezzo in più, ma andiamo in difficoltà nell’animo. Il nostro mal dell’anima oggi è più forte di trent’anni fa, senza tutto questo. Ritornare a produrre nei borghi, diceva sempre ieri sera. In Alta Irpinia, nel dopo terremoto, sono sorte diverse aree industriali, poi altre aree Pip. Ci sono tanti capannoni vuoti, inutilizzati. Lei ha sembrato suggerire di ripartire con la produzione in piccolo, lasciando da parte le grandi fabbriche. Cosa ne facciamo di quei capannoni? In Umbria abbiamo il 50% degli opifici inutilizzati. Sono il lascito della crescita passata, ma da qui bisogna ripartire. Come? Se tu devi fare una fabbrica nuova domani, è preferibile che tu acquisti un già esistente opificio industriale. Forse spendi qualcosa in più, ma lo rimetti in uso con un’idea diversa. Noi quando abbiamo ampliato la fabbrica abbiamo comprato capannoni del 1970. Non abbiamo consumato la terra e neppure rotto il genius loci dei luoghi. Tu sotto questo albero (il tiglio di piazza San Felice a Rocca, ndr) senti il genius loci, senti come parla all’anima, ed è questo che voi giovani dovete tutelare. La vedremo di nuovo in Irpinia? Sì, ho amici qui. Io sono nato in un borgo, sono più predisposto alla vita in questi contesti. Ma seguitiamo a investire perché il mondo intero vuole venire a trovarci. Un sudamericano, un cinese o un indiano dove andrebbe in visita? Io verrei qui. E se poi riesco a respirare un po’ di spiritualità meglio ancora, e voi siete stati bravi a tenerla un po’ riservata perché dove ci sono troppe persone la spiritualità se ne va. Invece l’uomo nei prossimi anni andrà alla ricerca proprio di questo. comments

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