Lacedonia. Cinema al Mavi, Citoni e Buccheri presentano ‘Il futuro è troppo grande’

Domenica 20 agosto il Museo Antropologico Visivo Irpino – MAVI ospita la proiezione del film documentario Il futuro è troppo grande di Giusy Buccheri e Michele Citoni. Sarà il primo di una serie di contributi della “settima arte” alla riflessione che il Mavi porta avanti sulle trasformazioni dell’essere umano e della società. Il regista Michele Citoni sarà presente per introdurre il film e rispondere alle domande del pubblico al termine della proiezione. L’inizio è alle ore 22.00.


Il Film. Sogni, inquietudini, speranze di Re e Zhanxing, due giovani della seconda generazione dell’immigrazione. Re è nato a Roma in una famiglia filippina. Vive con i genitori e la sorella, è fidanzato, frequenta l’università e lavora, spera di trovare nell’arte la propria realizzazione. Zhanxing è nata in Cina e all’età di dieci anni ha raggiunto i genitori che si erano trasferiti in Italia. Si è laureata, vive sola, è in cerca di una chiara definizione di sé e proverà a trovarla viaggiando lontano verso le proprie origini. Sono giovani, stanno diventano adulti immaginando di far coincidere il futuro con i propri sogni. Le immagini amatoriali girate dai due protagonisti si intrecciano allo sguardo degli autori, consegnando allo spettatore una narrazione composita e originale.

https://youtu.be/l8CSDhNXnwg

Note di regia. Il documentario nasce da una riflessione sulle seconde generazioni dell’immigrazione in Italia, attraverso un percorso durato più di due anni. Tuttavia il nostro lavoro intende spingersi oltre la dimensione del dibattito giuridico e politico su cittadinanza e “ius soli”, per affrontare la sfida creativa di raccontare storie di vita. La narrazione trae particolare ricchezza dall’intreccio tra il nostro sguardo di autori e i contributi autonarrativi realizzati dai protagonisti, che con telecamerine amatoriali ci hanno regalato immagini e pensieri. Nel film vediamo i due giovani alle prese con i problemi di tutti i giorni, le forme e i limiti dell’appartenenza alla comunità italiana, le relazioni con la generazione precedente, la dimensione pluriculturale della loro personalità. La loro quotidianità rivela le modalità espressive, i punti di riferimento e le aspirazioni che condividono con i loro coetanei in possesso fin dalla nascita della cittadinanza giuridica e, allo stesso tempo, gli aspetti della loro vita che fanno riferimento più specificatamente alle culture di origine. Le esperienze dei giovani di seconda generazione come Re e Zhanxing, per certi versi “normali”, sono per altri versi storie “nuove” che continuamente arricchiscono e mutano il significato dell’essere italiani. Avvicinarsi ad alcune di esse rende possibile comprendere meglio il paese in cui viviamo cogliendone la complessità evolutiva: esso non “ospita” degli altri, ma *è già* altro, e diventa qualcos’altro continuamente.

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