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L’Alta Irpinia e il recovery plan, chi farà cosa?

Il Governo ha superato l’ostacolo al Senato e adesso si potrà iniziare a parlare del recovery plan, di quel tanto contestato documento che dovrebbe disegnare la strategia di rinascita per i prossimi anni. Nelle 160 pagine la parola “aree interne” viene nominata più volte. E il miliardo e mezzo messo a disposizione per le aree svantaggiate del Paese, oltre ai fondi sulle voci generiche, lascerebbero ben sperare.

La bozza del piano sembra tuttavia una carta di intenti, dove la ripartizione delle risorse è solo tratteggiata senza entrare nel dettaglio. Sappiamo tuttavia, questo lo ha detto Fabrizio Barca al Mattino pochi giorni fa, che le zone che fanno parte della strategia aree interne – quindi anche l’Alta Irpinia – dovrebbero ottenere una sorta di corsia preferenziale.

Sappiamo pure che oltre a scuola, sanità e trasporti, il piano nazionale di ripresa e resilienza finanzia interventi di riqualificazione dei borghi, spazi di co-working per i giovani, mobilità dolce, turismo. Insomma, si punta su ciò che potrebbe far restare o tornare i ragazzi, visto che le voci sanità, scuola e trasporti non erano e non appaiono sufficienti per attrarre le persone nei paesini (tesi sempre sostenuta dal sindaco di Calitri, Michele Di Maio).

Restano ovviamente molti dubbi sulle cabine di regia, sia a livello nazionale che locale. Chi fa cosa? Chi gestisce? Chi presenta i progetti? I comuni? Le unioni di comuni? Altri soggetti? L’accento è stato posto dal sindaco di Montella, Rino Buonopane. E a giudicare da cosa sta avvenendo in questi mesi le perplessità sono più che giustificate.

L’Alta Irpinia non sembra affatto strategica nei disegni di Avellino e dintorni. Questa non è affatto una critica alle intenzioni, ma una presa d’atto soprattutto dopo la conferenza stampa di Domenico Biancardi. Il presidente della Provincia ha indicato il traforo del Partenio, l’hub nel baianese e altri interventi tra le priorità. Del resto l’Alta Irpinia ha già le sue infrastrutture in costruzione. Se poi la Lioni-Grotta resta ancora un oggetto lontano, la colpa non può certo essere di Palazzo Caracciolo.

In questo momento, della strategia aree interne per l’Alta Irpinia si parla nei webinar della futura azienda forestale o agenzia forestale, che in teoria rappresenta un pezzo del progetto pilota ma che in questo momento pare essere l’unico arto attivo di un corpo che si anima a cadenza semestrale per poi piegarsi troppo spesso. Messi un po’ da parte i discorsi sulla possibile economia del legno (poca quantità e poca qualità di materiale per mettere in piedi quelle segherie che sarebbero facilmente in perdita, ha detto l’imprenditore del legno Luigi Iavarone) nel progetto Afai, questo il nome, si comincia a parlare in maniera più concreta di turismo, di mobilità, di riqualificazione.

Potrebbe essere l’agenzia forestale il fulcro di tutto, il centro nevralgico del futuro sviluppo altirpino, la sintesi in grado di progettare per attrarre investimenti? Possibile, se in grado di dialogare in maniera armonica con tutto e tutti. Lo ha detto per esempio il consigliere lionese Salvatore Ruggiero. Per tutto e tutti s’intendono comunità montane, i parchi naturali, i Gal, i comuni, i contratti di fiume, la Provincia stessa. Ovviamente la Regione, gli imprenditori, le associazioni. Operazione francamente utopica, ma che desta pure qualche perplessità sulle funzioni.

Si annidano doppioni, sovrapposizioni di competenze. La confusione insomma è dietro l’angolo, ma sappiamo pure che il coordinatore di Afai, Raoul Romano, ha indicato maggio come termine per la presentazione del piano di investimenti dopo aver sentito sindaco dopo sindaco, assessore per assessore, online e non. L’agenzia forestale ha già dei ritardi rilevanti. Prima lo scontro tra i sindaci, poi il covid. Adesso non ci sono più alibi. Attendiamo, davvero con ansia, il recovery plan in salsa altirpina pensato dopo mesi di studio e confronto. Poi si valuterà. Non vogliamo assegnare al progetto Afai un ruolo cruciale, ma nemmeno derubricarlo a esperimento. Soprattutto è il caso di sapere, magari anche prima di maggio, se dobbiamo proseguire su questa strada o cambiarla subito.

P.s. E’ attiva da qualche settimana anche Rifai, la rete dei giovani delle aree interne che dovrebbe seguire il lavoro degli amministratori e magari stimolarmi, pungolarli, presentare idee aderenti alle esigenze di ragazze e ragazzi. Anche da loro attendiamo un contributo, quanto prima.

Giulio D'Andrea

Direttore responsabile di Irpiniapost, classe 1978, si laurea in Giurisprudenza a Perugia e si perfeziona in Psicologia forense a Genova. Mostra subito insofferenza per i tribunali e soprattutto per le cancellerie. Inizia il percorso giornalistico nel 2006, lavorando su carta stampata, internet e televisioni tra Campania e Lazio. Attualmente collabora con il quotidiano “Il Mattino”. Leggeva molto e suonava anche di più, poi la visione ossessiva delle serie Tv gli ha impedito di continuare.

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