Dopo un anno e mezzo di tensioni, polemiche e rallentamenti prende corpo la futura agenzia forestale dell’Alta Irpinia. Nusco, tavolo dell’area pilota. Arrivano i responsabili del maxi-progetto.Fondazione Montagne Italia e Crea. Organismi importanti che accompagneranno i 25 sindaci dell’area nella modifica a fini produttivi del patrimonio boschivo. Senza troppi fronzoli, per adesso gli organismi hanno 200mila euro a disposizione e sette mesi di tempo per elaborare il progetto strategico. Quindi una sorta di carta di intenti, una cornice. Una piccola Costituzione del patrimonio boschivo altirpino. Analisi, studio e divulgazione. E’ la fase A. Mentre a luglio 2020 si entrerebbe nella seconda fase, quella che aprirebbe a finanziamenti eventuali e partecipazione più attiva dei privati. Lo abbiamo scritto più volte e oggi è stato ribadito. L’Alta Irpinia possiede un patrimonio di boschi e foreste appetibile ed esteso. Questo patrimonio va sfruttato per creare economia e quindi lavoro. “Questo territorio è uno dei più interessanti dal punto di vista forestale. Faremo un piano che vada oltre i confini amministrativi dei singoli comuni. Non c’è solo la castagna e il legno. Partendo dal bosco si crea occupazione“, spiega il responsabile del procedimento,Raoul Romano. I comuni più interessanti sono Montella, Bagnoli, Calabritto. In realtà oggi è stata aperta anche una possibilità importante per i comuni che hanno superficie boschiva minore. Accolta la proposta del sindaco di Torella dei Lombardi,Amado Della Gatti, di lavorare anche sui “boschi urbani, quelle zone a ridosso dei paesi inutilizzate e cannibalizzate. Si potrebbe lavorare su aree per disabili, con piste. Oppure risanare a fini turistici”. C’era naturalmente il presidenteCiriaco De Mita. “Ora si parte e non si torna indietro“, ha esclamato. Con lui sindaci e delegati di Montella, Calitri, Lioni, Sant’Angelo dei Lombardi, Bagnoli Irpino, delle due comunità montane, di Castelfranci, Teora, Bisaccia, Torella appunto, Calabritto, Rocca San Felice. Marco Bussone, presidente Fondazione Montagne Italia e Uncem: “Come dare un senso al patrimonio boschivo? Esistono importanti percorsi in Piemonte per rendere superfici produttive e non solo protettive. Abbiamo necessità di tornare a gestire i boschi anche per prevenire il dissesto idrogeologico”. E ancora: “Qui abbiamo bisogno di una programmazione, di rendere il bosco certificato. Abbiamo bisogno di coinvolgere imprese forestali e coinvolgere la filiera dell’edilizia. I soggetti privati ci sono, esistono. Fondazione non vuole sostituirsi ai territori, vuole supportarli con le migliori competenze“. Sette mesi di lavoro, si diceva. I sindaci elaboreranno proposte, le invieranno a Montagne Italia. Un ping-pong di idee con riunioni e coinvolgimento delle comunità, negli intenti. comments
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