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L’Irpinia snobba il referendum, il voto per aree

La premessa: l’Irpinia non era direttamente coinvolta nel quesito referendario, quindi la scarsa percentuale può apparire scontata. Il dato di fatto: si va sotto la media nazionale, nonostante in provincia esista un progetto di ricerca in un enorme territorio e nonostante si discuta di petrolio da anni. La certezza: di petrolio si continuerà a parlare nei prossimi mesi, perché il risultato del 17 aprile nulla toglie e nulla aggiunge rispetto ai progetti su terraferma. Detto questo, osservare come si è comportata l’Irpinia nella consultazione può essere interessante. Il voto di domenica doveva essere una risposta, o meglio un messaggio da mandare alle compagnie. Quel messaggio è stato contraddittorio. Percentuali superiori al resto della Campania, si dirà. Ma poi neanche di tanto. Allora i numeri sono abbastanza deludenti per il fronte no triv, impegnato con poche persone in una estenuante corsa su 118 paesi.Villamaina, Gesualdo, Montefuscosono i tre centri che hanno risposto con più convinzione a una domanda tecnica che si è poi trasformata in una battaglia di principio. Di questa battaglia rappresentano i luoghi simbolo insieme a paesi del vino come Lapio, Taurasi, Sorbo Serpico (che infatti hanno fatto registrare buone affluenze). Gli altri numeri rivelano dinamiche, tendenze, mostrando a volte anche l’efficacia o l’inefficacia di questa campagna referendaria per il sì. Avellino.Nelcapoluogo si va ben oltre il dato nazionale: 35,22%. Da un lato è un numero che sorprende, perché tutti i movimenti no triv nascono fuori dalla città. Dall’altro non stupisce, perché tra le strade il volantinaggio c’è stato mentre i momenti pubblici di riflessione sono stati superiori rispetto al resto del territorio irpino. Momenti anche leggeri, vedi gli aperitivi a tema e in genere le iniziative culturali, che alla lunga potrebbero aver influito sui risultato finale. Solofra, Montoro, Serino.Le prime due cittadine sotto la media provinciale. Questione di decine di voti, per carità. E probabilmente influisce la distanza dalla zona del progetto “Nusco”. Ma forse gli ambientalisti si aspettavano un risultato decisamente diverso considerati i problemi di ordine ambientale e i dibattiti degli ultimi anni. Serino al 24%. I centri più grandi.Per i no triv arianesi il risultato è ancora più negativo. Circa il 28% nonostante la vicinanza alla zona dei primi eventuali pozzi. Se il Tricolle doveva dare un segnale (perché in Irpinia si trattava di dare solo questo) il segnale non c’è stato. Ottima l’affluenza a Mercogliano e Monteforte (34%) e buona quella di Atripalda (32,48%). Gesualdo, Villamaina e dintorni.Il secondo è l’unico paese della provincia che supera il 50% di affluenza. Merito chiaramente del rappresentante del coordinamento irpino no triv. Gesualdo oltre il 44%. E’ un altro numero importante, ma simbolicamente sarebbe stato importante raggiungere il 50%. Una grande manifestazione di chiusura intorno al castello poteva cambiare il dato finale? Nelle immediate vicinanze i numeri sono in linea con la quota nazionale. Grottaminarda al di sotto, ma comunque si va oltre il 30%. Frigento si piazza con un 33%. Invece a Sturno la percentuale si attesta sul 28 circa. Molto bassa quella di Mirabella Eclano, 26,13%: una percentuale difforme dal contesto dell’area. Un’area, ricordiamo, che potrebbe rientrare negli interessi delle compagnie. Alta Irpinia I numeri del referendum del 2011 parlavano di affluenze ben al di sotto del dato nazionale e provinciale. Stessa dinamica nel 2016. A Sant’Angelo dei Lombardi va ai seggi il 25,57% degli aventi diritto. A Guardia Lombardi il 20,63%. A Torella soltanto il 26, ed è a pochissimi passi da Gesualdo. Rocca al 25%. Spicca invece Nusco con un 35,11%: qui è nato il primo movimento no petrolio della provincia. Lioni in media col nazionale, 32% e rotti. Calitri è il centro altirpino dove si è votato di più, 36,43%. Impossibile non attribuire il risultato all’amministrazione, schierata con un sindaco che è anche rappresentante di Legambiente. Montella supera di poco il 28%, Caposele non lo raggiunge. Calabritto, Morra De Sanctis e Volturara sono tutte intorno al 24. E pure Castelfranci resta sulla stessa quota. Montemarano addirittura al 23%. Situazioni diverse, con un minimo comune denominatore caratterizzato da una popolazione di anziani poco coinvolti nel vortice mediatico e social irpino. Senza porta a porta, senza appuntamenti di piazza, questo risultato era in parte scontato. I paesi del vento Come è andata nei luoghi interessati dalle battaglie ambientali sull’eolico selvaggio? Colpisce decisamente il 24,51% di Bisaccia. Come pure il 26,58 di Vallata. Invece Aquilonia va vicinissima al 30%. Lacedonia quasi al 32, quota superata da Monteverde. Vallo Lauro, Baianese, Valle Caudina Quindici si conferma tra i centri a più bassa affluenza nei referendum. In coda del 2011, domenica ha votato il 19, 36%. A Moschiano vanno alle urne 220 persone che rappresentano il 16% circa. Bassa affluenza anche a Pago, 23, 83%. Al 20% Taurano. Gli altri poco al di sotto della media irpina. In Valle Caudina 28,10%. a Cervinara il 28.

Redazione IrpiniaPost

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