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L’Udc di Cesa e De Mita fuori da Area Popolare

L’Udc di Lorenzo Cesa è uscita dai gruppi parlamentari diArea Popolare,creati insieme al Nuovo Centrodestra. Fuori quattro deputati: si tratta di Buttiglione, Binetti, Cera dell’irpino Giuseppe De Mita (nella foto). Inoltre esce anche il senatore De Poli. Restano invece con Alfano Gianpiero D’Alia e Ferdinando Adornato a Montecitorio e Pier Ferdinando Casini a Palazzo Madama. All’indomani del voto sulla riforma costituzionale le forze politiche sono in subbuglio.Spaccatura forse inevitabile quella del centro, con Ncd che ha sostenuto il sì a differenza dell’Udc. E una Ncd che oggi tramite il ministro Angelino Alfano ha annunciato sul Corriere della Sera una possibile corsa insieme al Pd di Matteo Renzi in caso di elezioni. La nota di Cesa, Giuseppe De Mita e gli altri: “Il risultato del referendum non è ascrivibile a categorie politiche precise. Nessuno può attribuirsi un risultato: né i vincitori, né gli sconfitti. L’esito del 4 dicembre è la reazione di una società stanca, smarrita e priva di riferimenti certi. Per questo l’idea di far precipitare il Paese verso il voto appare più il segno di una reazione emotiva alla sconfitta che un disegno politico utile all’Italia. Su questo punto si segna l’ultima differenza nei confronti di Alfano che, da tempo, ha trasformato in sudditanza nei confronti di Renzi quella che per noi è stata ed è un’alleanza leale con il Pd. L’esperienza di Area Popolare, forse mai decollata, si conclude qui: con lo scioglimento dei gruppi e la ripresa di autonome presenze parlamentari.In questo momento – si aggiunge – riteniamo che, in primo luogo , spetti al presidente Mattarella definire percorsi e prospettive. Ci limitiamo a considerare che dopo il referendum il Paese ha bisogno con urgenza di una messa in sicurezza sociale, intervenendo sulla povertà che come sostiene l’Istat oggi colpisce un italiano su tre; di interventi sul sistema creditizio a tutela dei risparmiatori e di una nuova legge elettorale a base proporzionale votata dal Parlamento. E non ultimo c’è bisogno, al di là delle distinzioni sul referendum, di un lavoro di ricomposizione specie all’interno dell’area del cattolicesimo popolare e di ceti medi e popolari che miri alla costruzione di un soggetto politico credibile. Per questo facciamo appello a noi stessi e a quanti, tra parlamentari e movimenti nella società civile, colgano come noi la rilevanza di questo passaggio storico”.

Redazione IrpiniaPost

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