Dai casolari da recuperare ai paesaggi sotto la minaccia degli elettrodotti. Dai borghi sospesi e restaurati, ma dove la vita continua a non scorrere, alle colline modellate da quella agricoltura che ancora fatica a diventare modello di sviluppo e cura del paesaggio.Delle istantanee di un’Irpinia meravigliosa, ma meravigliosa a macchia di leopardo, si è discusso giovedì pomeriggio all’ex carcere borbonico,al termine della due giorni dedicata al paesaggio messa in piedi da Soprintendenza e Ordine degli architetti. Interventiche per molti versi mostrano le debolezze strutturali di una provincia che pure tra potenziali punti di forza – la dimensione rurale per esempio – non trova una strada per sbocciare definitivamente. E’ una eterna lotta per difendersi da infrastrutture impattanti,torri eoliche e cavi. Però ci mettiamo del nostro anche quando un bene storico o naturalistico è totalmente al riparo. Magari è un castello non gestito, un albergo diffuso che resta chiuso. Un’antica torre poco accessibile o una scarsa promozione, una rete mai costruita con le realtà confinanti. Nel corso dell’incontro di ieri registriamo l’appello alla Soprintendenza a censire il patrimonio architettonico rurale, appello accolto. Ma è chiaro che quel patrimonio è parte di qualcosa di più ampio. E’ stato un viaggio di slide che ha messo insieme ricchezze e ferite.Un viaggio che ha mostrato le sfaccettature di una terra dai tanti colori, forse addirittura troppi per parlare di ipotetici brand Irpinia in ottica di turismo e promozione. Enormi differenze e problematiche a seconda del territorio. Ma nell’eterno rincorrersi di potenzialità e criticità è possibile, in teoria, la costruzione di tanti percorsi e tutti potenzialmente interessanti. Immaginate per un attimo… I casolari di Lacedonia e Bisaccia rimessi a nuovo, in un territorio che inesorabilmente porta a Calitri come perla dell’area. L’agricoltura e le colline, il giallo che guarda alla Puglia e la forma di Cairano. Già questo varrebbe giorni di permanenza. E poi le vie dell’acqua, la valle del Sele. Altro versante. Le montagne a rappresentare un mondo a sé, potresti passarci settimane se solo si potesse far trekking, per dirne una, con la segnaletica dei luoghi più importanti: e in un’Irpinia ideale potresti pure attendere per le nuove seggiovie, tanto dovresti poter vivere la montagna con mille mezzi.Per non parlare delle zone del vino o degli itinerari religiosi… Ogni luogo ha il suo tesoro, nascosto sotto la polvere. Si può pensare di portarli alla luce con grandi interventi e ragionando con decine di comuni e centinaia di teste. Oppure pensare di accordarsi in micro-aree per fare prima, e forse meglio. Oppure non scegliere, è la terza drammatica via.Ma non sono scelte da poco.Qui si pongono le basi per un’Irpinia del turismo e del paesaggio. O per l’Irpinia che sia una landa disordinata di polmoni verdi e cavi elettrici, piccole oasi circondate da casermoni industriali cadenti. comments
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