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Migrazioni di ieri e oggi, il Laboratorio di Sant’Angelo

Un laboratorio per costruire il museo delle migrazioni. A Sant’Angelo dei Lombardi nasce e cresce il «Labe», questo il nome dell’iniziativa presentata martedì sera. «Non è soltanto un’operazione di memoria», spiega il sindaco Rosanna Repole. «E’ invece un modo per ricreare dei rapporti, finalizzati al miglioramento delle condizioni di vita per chi vive qui e che speriamo possa restare in zona. Vogliamo coinvolgere nel laboratorio e nel museo giovani professionisti del luogo. La location sarà il Castello». Leggendo i numeri delle migrazioni del Novecento si intuiscono bene le varie opportunità. «Mezzo milione di irpini sparsi per il globo rappresentano una risorsa immensa – aggiunge lo storico Toni Ricciardi -. Un museo delle migrazioni può diventare la base per un turismo delle radici, qualcuno lo chiama turismo sentimentale. Non si tratta di novità assolute ma esperienze simili in Veneto o Piemonte stanno funzionando molto bene. L’Alta Irpinia è una zona che ha vissuto una emigrazione continua. Questa si è fermata soltanto per dodici anni, fino al 1992. Tra il 1961 e il 1971 il saldo negativo è del meno 133 per cento», chiude. Comune di Sant’Angelo dei Lombardi, Gal Cilsi, Asforin e Rotary Club Hirpinia Goleto sono i principali artefici del progetto, insieme al Consorzio dei Servizi Sociali di Lioni. «Stiamo partendo dallo studio del contesto socio-economico, di quello rurale soprattutto – dice nello specifico Giuseppe Di Guglielmo, uno dei ricercatori -. Le parole d’ordine sono recuperare, custodire, valorizzare». E il laboratorio sarà aperto a tutti, ribadiscono Elisa Forte, Simona Signoriello, Michele Policano ed Enrico Valvano. Collaborazioni con il Centro Guido Dorso o con il Centro Studi Calitrano. Ma grande spazio per gli archivi privati. Foto, documenti, oggetti: tutto è utile per il museo che verrà.

Redazione IrpiniaPost

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