Categories: Spettacoli e cultura

Montella, elogio dell’incontemporaneo da Santa Maria della Neve

Pubblichiamol’intervento di Mino Mastromarino sulla performance dantesca degli alunni del liceo “D’Aquino” di Montella: Ieri sera, in Montella, nel seducente scenario del Complesso Monumentale del Monte, gli studenti del locale Istituto Superiore ‘Rinaldo D’Aquino’ hanno eseguito unaintrigante lettura musicale della Divina Commedia, esaltandone la permanenza e quindi la incontemporaneità. Ispirati dai versi dell’ illustre  Eponimo e dalle intuizioni del maestro Luigi Esposito, avvolti dai pregevoli disegni danteschi dell’artista Enrico Mazzone, gli stupefacenti liceali sono riusciti a musicare la poesia “Già mai non mi conforto”, sciogliendola nella precisa declamazione dei passi tratti dalle tre Cantiche. Per poi,  attraverso un’opera di originale sinestesia temporale, insediare (o insidiare?) i numerosi e  stupiti spettatori in una sorta di classico permanente. Così, i tragici episodi dell’odierna  cronaca femminicida e le profonde riflessioni di Oriana Fallaci  sul diritto alla maternità alle soglie del XXI secolo hanno incrociato, senza iato o discontinuità, i sette vizi capitali del Dottor Angelico. Il risultato straordinario, non scontato, è stato quello  di essersi svincolati dallo stucchevole confronto  di Dante con la contemporaneità o, meglio, di aver sottratto il Sommo Poeta alla tirannia del presentismo. La domanda  se Dante sia ancora attuale o no  è banale e infeconda – pare ci abbiano voluto dire i protagonisti della serata. Non se la sono posta né Bembo né De Sanctis né alcun Altro, per la semplice ragione che non ha senso.Ma sarebbe ingiusto non sottolineare  il carattere propriamente e felicemente “eversivo” della manifestazione, non foss’altro che per il luogo prescelto: quasi a dire che, per comunicare e diffondere bellezza,basta pure l’altura di un eremo. Con la disinvoltura che li pervade, questi giovani anticonformisti si sono ribellati “contemporaneamente” a tanti, triti luoghi comuni: dalla vulgata che li vuole perennemente “sdraiati”, al presunto dogma adolescenziale della intangibilità dell’estate; dalla supposta noiosità della Divina Commedia  al temuto tedio di dover cantare una poesia del 1200, alla indispensabilità dello ‘sballo’ per divertirsi. Certo, questa sana “rivolta” non sarebbe stata possibile se non ci fosse stata la coraggiosa maieutica di dirigenti e docenti,  visionari e immuni dagli obblighi della contemporaneità e della tristezza pandemica.

Redazione IrpiniaPost

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