Le ferite sul corpo dell‘architetto Donato Tartaglianon sarebbero compatibili con l’ipotesi del suicidio. A sostenerlo sei anni dopo la scomparsa del professionista, il cui corpo senza vita fu trovato il 22 dicembre del 2015 alla stazione di Aquilonia, è una perizia voluta dalla famiglia che smonta la tesi della Procura di Avellino. L’esperto l’ha depositata alla vigilia della decisione del magistrato sulla richiesta di archiviazione avanzata dal Pm Paola Galdo. Il Gip del Tribunale, lo scorso giugno, aveva rinviato di sei mesi la scelta sulla possibile archiviazione. La morte di Tartaglia, conosciuto per le sue attività culturali e per l’ambiente, rappresenta uno degli episodi più tristi avvenuti in Alta Irpinia negli ultimi anni. La stazione abbandonata di Aquilonia, quella mattina, era bagnata di sangue.Non si seppe nulla sulle possibili motivazioni del suicidio, avvenuto con un taglierino, ma la famiglia ha sempre respinto l’idea che l’architetto potesse essersi tolto la vita. Tartaglia era stato trovato morto lunedì notte, poco prima dell’una. Da casa si era allontanato il lunedì mattina per alcuni appuntamenti di lavoro. Tagli alla gola e alle braccia avrebbero provocato la morte dell’architetto.
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