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Né vincitori né vinti, Alta Irpinia all’ultimo bivio

Delle due l’una. O la spaccatura sui Gal diventa occasione per definire criteri e regole al tavolo del Progetto Pilota oppure sarà lo stesso tavolo a spaccarsi; e ciò dimostrerebbe come quel tavolo fosse marcio dall’inizio. La conferenza stampa sui Gal dei sette sindaci,dissidenti o antidemitianiche dir si voglia, è stato il momento per chiedere tutto quello che non era mai stato chiesto al presidente della Città Alta Irpinia, Ciriaco De Mita:regole, trasparenza, verbali. Sono le buone prassi poco applicate da De Mita ma mai pretese da nessun altro, neanche daisette “ribelli” di Sant’Angelo dei Lombardi, Calitri, Conza, Montella, Rocca, Morra, Villamaina. Uno scatto di orgoglio, finalmente, a beneficio dei cittadini che dalla famosa visita dell’ex governatoreStefano Caldoro a Nusco, o dai primi tour diFabrizio Barcatra Sant’Angelo e Bisaccia, si stanno chiedendo cosa sia il famigerato Progetto Pilota. Questo, a pensarci bene, non è altro che un modo diverso per chiamare cose già esistenti cioè la razionalizzazione e la condivisione dei servizi. Ma era e sarebbe abbastanza importante, il progetto, soprattutto perché pensato durante e dopo la terribile stagione dei tagli che si portò via uffici, trasporti, ospedali e tribunali. Area Pilota significa fondi per un’area depressa, a patto che questa si dimostri unita e capace di scrivere progetti sensati su sanità, trasporti, scuola (e di riflesso su turismo e occupazione).Gli uffici dell’Area Pilota sono sempre stati un mistero, che ricordano le atmosfere care a Kafka e Gogol.Roba strana, come le riunioni con gli esperti. E se non ci capivano niente i protagonisti, figuriamoci noi poveri scribacchini ai quali tra l’altro molte riunioni venivano comunicate con timore dall’uno o dall’altro sindaco.Adesso c’è uno scatto di dignità di sette fasce tricolore, arrivato a scoppio ritardato ma probabilmente in grado offrire chiarezza: un momento di verità sul destino dell’area per non arrivare al prossimo censimento come leanime morte. Ora le motivazioni della rivolta risiedono in ognuno dei sette sindaci,sicuramente tutti mossi da un sano sentimento di giustizia. Volendo essere maliziosi potremmo pure dire che l’arena dei Gal sia casuale. E che il Progetto Pilota sia oggi l’unico campo in cui chi non si riconosce nell’asse De Mita-D’Amelio può davvero dire la sua. Comunità montane, Comuni, Asi o il Consorzio dei Servizi Sociali sono composti con numeri e maggioranze, mentre il tavolo dell’Alta Irpinia è frutto di una strategia di condivisione. In altre parole, i sette sindaci sanno di essere “perdenti” ovunque in questo momento. Ma non lì, non al tavolo di Calitri trasferito ultimamente a Nusco. Al tavolo contano tutti, è fondamentale essere in 25. Sullo sfondo, questo è ovvio, c’è anche una dinamica di natura squisitamente politica. Il Gal Cilsi, sostenuto dai sette, ha scelto di costituire un’associazione temporanea di scopo con il Gal Irpinia-Sannio. E quest’ultimo è sponsorizzato dal sottosegretario alle InfrastruttureUmberto Del Basso De Caro e dal deputato Angelo D’Agostino. E il primo sarà oggi a Sant’Angelo dei Lombardi, fortino dei ribelli. E il sannita De Caro ora strizza l’occhio a Repole avendo rotto per certi versi con la presidente D’Amelio. E c’è il congresso Pd all’orizzonte. E prima o poi le elezioni politiche. Tutto vero o tutte supposizioni. Quel che importa è che da oggi l’organismo dell’Area Pilota funzionerà meglio, schiarite ne cielo sopra Nusco e Calitri. Oppure non funzionerà più, vedremo. Nella questione che fa da sfondo alla guerriglia, quella dei Gal, non c’è chi ha torto e chi ha ragione. I sette potrebbero anche fare quattordici conferenze stampa. Così come gli altri diciotto potrebbero replicare all’infinito. Nessuno convincerà mai l’altro, ma soprattutto nessuno convincerà mai gli elettori della bontà dell’operazione, da una parte e dall’altra. Naturalmente l’auspicio di tutti è che i venticinque possano trovare la sintesi, mettere da parte la evitabile guerra del Gal e sedersi smussando ogni spigolo. Sarà dura, ma è la sfida. Altrimenti? Nulla, torneremo ad essere campanili persi come prima. Ma ora senza tribunali, ospedali, uffici, trasporti, con la crisi in piena e con le fabbriche vuote. In pratica una specie di Medioevo popolato dalle pale e i Don Chisciotte di “Irpinia Mon Amour”. Il rischio ora è davvero concreto.

Redazione IrpiniaPost

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