LaCorte Costituzionaleha ritenuto ammissibili il quesito referendario sulle trivellazioni petrolifere, rispetto ai sei chiesti da comitato ‘No triv’ e da metà delle regioni italiane compresa la Campania. La notizia è appena stata battuta dall’Ansa. Il quesito principale riguarda la durata delle autorizzazioni a esplorazioni e trivellazioni dei giacimenti già rilasciate. Si tratta di una consultazione fortemente voluta dai “No Triv” che ora chiederanno l’accorpamento con le amministrative di primavera. Una ipotesi sgradita al governo ma che per gli attivisti contrari ai provvedimenti Sblocca Italia sul petrolio porterebbero al voto una consistente fetta di elettori. LA DECISIONE:Sì al referendum anti-trivelle dunque. Ma è stato ammesso l’unico dei sei quesiti referendari proposti. I giudici hanno deciso in poco più di tre ore sulla richiesta delle regioni di sottoporre a referendum la durata delle esplorazioni e trivellazioni dei giacimenti già concessi. Tra queste anche quelle alle Isole Tremiti. Intanto le Regioni preparano battaglia per gli altri cinque referendum bocciati. In un certo senso può anche definirsi una consultazione dal forte sapore simbolico. Non sarà un voto pro o contro il petrolio, ma un voto contro o a favore dei provvedimenti in materia petrolifera contenuti nel decreto Sblocca Italia. In particolare il quesito ammesso è l’unico del quale l’ufficio centrale per il referendum ha affermato la legittimità. La sentenza sarà depositata entro il 10 febbraio, come previsto dalla legge. IL CASO ABRUZZO:In un primo tempo le Regioni promotrici erano dieci, ma nei giorni scorsi questa regione ha scelto una diversa strategia e ha abbandonato la campagna referendaria.
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