“Quella di ottenere la dichiarazione di notevole interesse pubblico per il paesaggio rurale dell’Alta Irpinia minacciata da nuovi insediamenti di pale eoliche, così come chiesto dai comitati locali, è una proposta che sposo in pieno e che, quando arriverà a Roma, presso il Ministero dei beni culturali, avrà il contributo del Movimento 5 Stelle”. Così il deputato pentastellato Carlo Sibilia, presente sabato scorso all’assemblea ad Aquilonia. La nota di Sibilia arriva dopo la richiesta del vincolo paesaggistico, che i comitati stanno inviando ai sindaci e che dovrà poi essere inoltrata al ministro Franceschini. “Quella parte della nostra provincia – continua il parlamentare avellinese – racchiude in sé un tesoro che non può essere sacrificato sull’altare del dio danaro da parte di una classe politica che a Roma vota i provvedimenti in un modo e ad Avellino si erge a paladino del territorio. Le comunità non devono più fidarsi di chi ha la faccia di bronzo di approvare in Parlamento lo Sblocca Italia, che velocizza la concessione dei permessi per l’installazione di nuovi campi eolici. Siamo di fronte a comportamenti incoerenti che potrebbero nascondere, in realtà, la volontà di svendere l’Irpinia in maniera consapevole. E poi non dimentichiamo che dietro l’affaire eolico selvaggio c’è il concreto rischio di infiltrazioni criminali, che va eliminato alla radice. In Irpinia c’è stata l’operazione ‘Via col vento’ che, nel 2009, ha portato all’arresto di Vito Nicastri, prestanome di Matteo Messina Denaro secondo la Direzione distrettuale AntiMafia, a cui furono confiscati beni per oltre un miliardo. Bisogna bloccare gli iter che sono in corso. Per questo ben venga la moratoria in attesa dell’approvazione di un piano energetico regionale”, incalza il portavoce irpino. “Nel frattempo si trovi anche il giusto ristoro per i territori sfruttati e depredati dalle multinazionali del vento. Le famiglie e le imprese non dovrebbero pagare le bollette dell’energia elettrica. E questo magari potrebbe rappresentare una sorta di incentivo ad investire in loco da parte di nuove aziende. I sindaci amichetti della D’Amelio, se non ricevono adeguati ristori, dovrebbero strappare le carte o dimettersi perché hanno firmato convenzioni a perdere e contro i propri cittadini. Il tempo delle chiacchiere è finito”, conclude Sibilia.
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