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Petrolio, la lotta dei comitati comincia adesso

Il primo passo per un “no” definitivo al petrolio in Irpinia è stato fatto. La Campania è entrata nel gruppo delle dieci regioni che depositeranno la documentazione per il referendum. Un referendum che, come sanno benissimo i comitati No Triv, non è affatto una consultazione per dire sì o no alle estrazioni.E’ invece un voto sullo Sblocca Italia, che in sostanza toglie a regioni ed enti locali la voce in capitolo su trivellazioni e dintorni. Complicato pure il raggiungimento del quorum, visto che tutte le regioni più popolose, ad eccezione della Campania, sono fuori dal discorso. Lombardia e Lazio su tutte, 16 milioni di abitanti in totale, più di un quarto di della popolazione italiana. Pensare che si possa raggiungere il quorum, una volta ammesso il referendum, è quindi utopia? Sì e no. Molto dipenderà dalla forza dei comitati e della politica contraria alle ricerche di idrocarburi. In realtà se si fosse trattato di un referendum per il petrolio o contro il petrolio, la battaglia sarebbe stata decisamente più chiara. Con una fortissima dose di ideologia, con una massiccia quota di spinte identitarie tali da riaccendere la passione civica dei cittadini. Quindi con maggiori possibilità di portare alle urne il 50 per cento più uno degli aventi diritto. Così non è. E’ un referendum contro lo Sbocca Italia. Le parole, in politica e nella società, sono importanti come il contenuto. Dal punto di vista politicoIl Fatto Quotidiano ha subito visto in questo futuro referendum la sfida che i governatori Pd del Sud lanciano a Matteo Renzi e al suo decreto Sblocca Italia.Insomma, con o senza quorum bisognerà vedere come queste regioni si esprimeranno. Sarà difficile per il premier non tener conto di un’eventuale scelta di massa contro il decreto. Se invece Campania, Veneto o Abruzzo (per citare tre regioni su dieci) dovessero disertare l’urna, beh si prevedono dolori e trivelle. E allora si torna ai comitati e alla politica “No Triv per davvero”. Da domani potrebbe partire la mobilitazione, quella vera. Quella che dovrà coinvolgere tutti: vecchi e giovani, lavoratori e disoccupati. Attivisti o dormienti. Siamo sicurissimi che in Irpinia verrà fatta a tappeto, visto che ormai anche una consistente parte dell’imprenditoria ha scelto la strada dell’ambiente. Ma nel resto della Campania? L’ultima è l’ennesima domanda che può far sorgere inquietudine tra i No Triv. D’accordo, anche il sindaco Luigi De Magistris si è detto contrario alle perforazioni in provincia di Avellino. Ma il lavoro dei comitati appare comunque durissimo. Pesante come il masso di Sisifo.

Redazione IrpiniaPost

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