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Profughi e rifugiati in Irpinia, ‘decisive le differenze tra centri di accoglienza’

Sul sofà dello Streeat Mood, ieri sera una finestra sul processo migratorio che definisce l’identità culturale ed economica irpina. Un’Irpinia ancora divisa a metà sull’accoglienza.Tra Sprar (per richiedenti asilo e rifugiati) e Cas (centri di accoglienza straordinari), la vita dei rifugiati cambia completamente. Ne è testimonianza la storia di Mohammed el-Mehenny, 24 anni da 10 mesi in Italia, uno degli ospiti del talk di ieri sera, attualmente vive nello Sprar “Valeria Solesin” di Torrioni. Appena arrivato è stato affidato ad un Cas a Mercogliano ed ha raccontato le tante difficoltà, quelle comuni ai tanti che come lui all’improvviso si ritrovano in un paese sconosciuto. Difficoltà man mano superate con lo spostamento in un centro Sprar, dove si fa vera accoglienza. “Nei centri di accoglienza straordinari i ragazzi si ritrovano spesso soli, senza le figure professionali di cui avrebbero bisogno, quasi come nei ghetti” ha descritto Ermannna, attivista ex Opg “Je so pazz” di Napoli –Le proteste nei centri d’accoglienza molto spesso non vengono ascoltate, mentre si dovrebbe prestare più attenzione e cercare di imparare da queste persone. I ragazzi il Cas non lo chiamano ‘casa’ e questo è preoccupante”. Insieme ad altre persone, Ermanna si occupa da un anno e mezzo di immigrazione a Napoli, dove la criminalità ha messo le mani sull’accoglienza, dopo averla individuata come nuovo mercato di business, sfruttando i ragazzi anche nel lavoro al di fuori dal centro d’accoglienza. “Per evitare queste situazioni si dovrebbe pensare ad un’accoglienza pianificata, un intervento da parte delle istituzioni che permetta una maggiore trasparenza”, ha concluso Ermanna. Anche Francesca Coleti, presidente Arci Campania, ha presentato la situazione dell’accoglienza in Campania come speculazione “Per tornare alla vera accoglienza bisogna partire dalla consapevolezza che siamo un paese di emigrazione, con molti campani che sono andati all’estero. Per cui abbiamo un problema di spopolamento. I richiedenti asilo che arrivano da noi, pertanto, non creano situazioni di emergenza, come ci vogliono far credere, dandoci numeri fasulli. E poi ci sono altri numeri, quelli dei finanziamenti per i Cas, che attirano speculatori, imprenditori che fino a poco prima si occupavano di tutt’altro senza alcun collegamento al sociale e che si improvvisano ad accogliere per soldi”. Come a Napoli, anche in Irpinia quella che emerge è ancora una volta la necessità di ampliare i progetti Sprar. Partendo dall’esempio di Conza Della Campania, che pur essendo una piccola realtà ha fatto da capofila per gli altri paesi, tra cui Sant’Angelo dei Lombardi e Bisaccia. A Conza, Alain Irié Bi Irié dalla Costa d’Avorio, altro ospite del sofà dello Streeat Mood, fa da mediatore, e ha raccontato come il calcio sia stato un buon tramite tra i ragazzi che come lui sono arrivati in Irpinia e gli abitanti del posto. Un’accoglienza che deve partire, dunque, soprattutto dalle relazioni, dal confronto, anche per questo motivo uno spazio dedicato al tema all’interno del festival della biodiversità, con protagonisti italiani e non.“L’attenzione deve essere puntata su 3 questioni, una culturale, una organizzativa e una relazionale– ha detto Salvatore Esposito, presidente di “Mediterraneo Sociale –L’immigrazione è una condizione storica, non succede da un momento all’altro, ma sono state le politiche del ‘900 a determinare una drammatica condizione politica ed economica di emergenza. È il momento di mettere in discussione il modello di sviluppo, e definire un programma dei diritti e doveri dei rifugiati, che includa anche i servizi di cui devono godere all’interno dei CAS e degli SPRAR. Ma soprattutto bisogna ripensare noi stessi nei rapporti con queste persone, trovare punti in comune tra le nostre tradizioni e le loro e parlarne. Quindi migliorare nei servizi ma anche e soprattutto nelle relazioni”. Tra immigrazione ed emigrazione, l’Irpinia è da sempre terra di attraversamento, come descritta dalla giornalista Giulia D’Argenio.“Questa edizione di Irpinia Streeat Mood non poteva non guardare alla trasformazione del territorio, non in modo allarmistico come avviene ultimamente, ma rendendoci conto che l’identità cambia da sempre, a seconda delle epoche storiche, ed è una cosa normalissima”.

Redazione IrpiniaPost

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