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Progetto pilota. Troppe idee, pochi sorrisi

La notizia fredda è che la firma del documento sulProgetto Pilota per l’Alta Irpiniasia stata rinviata di due settimane. In questo lasso di tempo i sindaci dovranno inserire nel documento finale, che però secondo i funzionari regionali è quello iniziale, le modifiche chieste a gran voce da imprenditori e associazioni. Mancava l’ambiente, l’artigianato. Un anno di lavoro, o giù di lì, poi ci si è resi conti che il documento – per citare Lucio Fierro – fosse generico, onnicomprensivo e carente. Mancavano anche delle richieste specifiche e allora spetterà ai primi cittadini rinchiudersi in una stanza per almeno tre giorni, come ha detto testualmenteFabrizio Barcaoggi a Calitri. In realtà le fasce tricolore farebbero bene a portarsi termos di caffè e brandina: la mole di lavoro sembra mostruosa. Andare per ordine è complicato, ma ci proviamo. La discussione si è aperta con la relazione di indirizzo del presidente Ciriaco De Mita. Poi l’assessore Serena Angioli, che ha quasi “pregato” di concentrarsi su pochi punti ma essenziali. Infine tutti nelle varie stanze. Quasi delle commissioni. A elaborare idee e soprattutto a recepire istanze. Un piccolo esercito di funzionari e burocrati, esperti della sacra scienza del progetto europeo, hanno ascoltato i locali. Associazioni, agricoltori, albergatori, imprenditori, gli stessi sindaci. Il tavolo sulla scuola, quello su agricoltura e innovazione, su turismo e ambiente (nella foto in basso lo scrittoreFranco Arminio). Con doppioni vari che si intrecciavano. Di eolico si parlava ovunque, di acqua e fiumi pure. Il tavolo più inquadrato sembra essere stato quello sulla scuola, dove quantomeno si sono affermati principi precisi. Quelli secondo i quali, per esempio, gli imprenditori devono collaborare in maniera forte con gli istituti per fermare la fuga delle giovani menti che al momento è inarrestabile. Nel resto delle stanze regna la confusione e l’insofferenza. Tutti gli aspetti dell’Alta Irpinia (passato, presente e futuro) racchiusi in brevi interventi di decine tra uomini e donne. Dal formaggio al grano, dalla ferrovia allo stop all’eolico. Dagli alberghi alle filiere di pregio. Dall’enoturismo alla cultura, dalle reti internet ai castelli. Troppa roba, affrontata pure male. Già, perché molti tecnocrati e interessati vari giunti da Napoli hanno dimostrato una conoscenza del territorio altirpino quantomeno discutibile. Così i “nostri” amministratori scuotono il capo per tutto il tempo tra nomi storpiati e confusioni tra paesi e risorse. Alla fine poche le certezze, pochi i punti fermi. Ci ha provato Fabrizio Barca a sintetizzare, enunciando i cinque pilastri perché il progetto possa camminare in futuro. Cinque cose che devono esserci, devono essere messe a posto non si sa come, altrimenti parleremo di fuffa per anni. L’ambiente. “C’è la richiesta che andrà in regione, dobbiamo tenerne conto”, ha detto l’ex ministro riferendosi allo stop all’eolico. Peccato che una sua collega della burocrazia regional-nazionale abbia chiaramente osservato che la materia è di esclusiva competenza regionale… Stazione ferroviaria dell’alta capacità a Grottaminarda. “Non può stare nell’accordo del progetto pilota ma è un pezzo rilevante. La storia dell’Alta Irpinia – ha evidenziato l’ex ministro del governo Monti – sarà diversa a seconda che questa fermata ci sarà o non ci sarà”. Mobilità. “Deve assolutamente essere discussa in un tavolo parallelo”. Acqua. “I contratti di fiume sono molto rilevanti, bisogna includerli nell’accordo. Però – ha poi riflettuto – se ci volete mettere tutto nell’accordo è ovvio che si blocca il percorso”. Una riflessione che non è piaciuta a chi sta lavorando da anni ai contratti di Ofanto e Calore. Digitale. “Questo deve esserci nell’accordo – ha concluso Barca -. Serve per gli imprenditori e per i turisti. Ma la tempistica è importante, non possiamo aspettare anni”. Già… perché mentre Barca concludeva, i presenti erano alla disperata ricerca di campo in quel di Calitri-comunità montana.

Redazione IrpiniaPost

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