Qualcosa si muove sul fronte altirpino nella battaglia dei pro e contro gli impianti per i rifiuti organici in provincia di Avellino. Ed è un qualcosa di distensivo e positivo, dopo giorni di velenose polemiche che non lasciavano presagire nulla di buono, se non ulteriori spaccature in un territorio che avrebbe bisogno come il pane di imparare a sentirsi comunità in senso allargato e di mettere in campo proposte e non soltanto contrapposizioni. Questa mattina nel municipio di Conza si sono dati appuntamento i primi cittadini Vito Cappiello, Pompeo D’Angola, Stefano Farina e Luigi D’Angelis; con loro il vice sindaco conzano Annamaria Lariccia, il consigliere provinciale Vito Farese, i consiglieri comunali di Sant’Andrea e Conza, Donato Di Guglielmo e Antonino Masini, e Gerardo Dragone. Un tavolo atteso che ha prodotto risultati: una lettera, firmata da tutti e inviata al vicepresidente della Giunta regionale e assessore all’Ambiente Fulvio Bonavitacola, con la quale i comuni di Conza e Cairano comunicano lasospensione sine die della“propria disponibilità, manifestata con l’adesione al bando del 12 maggio 2016 per l’allocazione di un biodigestore, in attesa della preventiva e unanime condivisione”, da parte dei quattro paesi presenti alla riunione,“di ogni tipo di progetto e sito di allocazione di tali impianti e in attesa, in ogni caso, di più ampi ed esaustivi chiarimenti e garanzie da parte della Regione Campania”,anche alla luce dell’imminente costituzione degli Ato e Sto interprovinciali. Una marcia indietro quindi da parte di Conza e Cappiello, ma anche da parte di D’Angelis e Cairano, che pure si erano proposti per ospitare un impianto di compostaggio. Nella lettera inoltre i sindaci sottolineano di non essere contrari all’ipotesi biodigestore, perché“il principio tecnologico dell’impiantistica proposto rappresenta un sistema del ciclo integrato dei rifiuti condivisibile”, ma puntano i riflettori sulla necessità di non rimandare ulteriormente la“definizione programmatica di tale impiantistica sull’intero territorio provinciale, partendo dalla messa in sicurezza degli impianti esistenti come quello presente a Teora”. “Era necessario mettere ordine in questa vicenda innanzitutto partendo dal presupposto che scelte simili devono avere ampia condivisione – è il commento di Farina – Abbiamo perciò voluto dire alla Regione Campania due cose: che prima di guardare avanti, è doveroso dare garanzie e mettere in sicurezza gli impianti già esistenti, dopodiché si può valutare se sia il caso di aumentare o meno la portata di quello teorese. Ma pure che la provincia di Avellino non può pensare di garantirsi l’autosufficienza gravando sulla sola Alta Irpinia. Bisognerebbe ragionare per sotto aree e renderle autonome, anche perché in questa parte di Campania, in pochi chilometri, insistono già gli impianti di Teora e Castelnuovo”.
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