Non molto gli avellinesi, diversi i migranti. Si presentava così la situazione questa mattina ad Avellino, al presidio “#Irpinianonsilega” in piazza Libertà, contro le politiche messe in campo dal segretario della Lega, Matteo Salvini. In attesa della sua visita nel capoluogo, a manifestare contro Decreto Sicurezza, Flat Tax e Autonomia Differenziata, c’erano l’Arci Avellino, l’Anpi, la Cgil, l’associazione Comunità Accogliente, l’Uds. Tra le varie bandiere, anche quella del Pci, di Sinistra Italiana e del Pd. All’arrivo del ministro, poi, anche diversi studenti davanti al cinema Partenio, tra applausi e contestazioni (video).
“Salvini, tu dividi con l’odio. Noi uniamo con l’amore. Bacioni”. Uno dei tanti cartelli che i migranti hanno mostrato in una piazza semivuota. Il loro messaggio al ministro dell’Interno arriva chiaro da Mamadou: “Vogliamo chiedergli un minimo di rispetto, perché dire che siamo cattivi non aiuta ad integrarci. Per noi tutte le strade sono chiuse, e chi le ha chiuse è lui. Non abbiamo più diritti. Non vogliamo litigare con lui, ma vogliamo chiedergli per favore e con il più grande rispetto di non sporcare la nostra personalità, di lasciarci integrare e non creare paura tra noi e gli italiani”. “Non siamo in Italia per una questione economica”, ha aggiunto Abdou, durante la manifestazione pacifica contro chi tratta il fenomeno migratorio come un problema di sicurezza. Contro modelli razzisti, fascisti e xenofobi, alimentati dalla paura del diverso e “dalle bugie – ha raccontato Dimitri Meka, mediatore culturale -. Se la sicurezza vuol dire etichettare un gruppo di persone come delinquenti solo perché migranti, allora siamo lasciati in mezzo alla giungla della camorra. Se parliamo di sicurezza dobbiamo farlo per tutti. I migranti che spacciano la droga lo fanno per conto degli italiani, così come quelli che lavorano a nero. E non sono tutti migranti coloro che stuprano le donne. È vergognoso che in un paese civile ci sia un partito fascista che va stuprare le stesse donne che dice di difendere. Un paradosso che deve aprirci gli occhi. Così come ci sono persone di destra anche in questa provincia che, senza dirlo, lavorano nell’accoglienza solo per guadagnare. Salvini non è ministro del popolo, non difende i più deboli ma gli interessi di chi sfrutta i migranti”.
A difendere invece un Sud più volte attaccato negli anni passati dal vicepremier, e invitato ora ad alzare la testa, il segretario generale della Cgil Franco Fiordellisi: “Sono ancora nelle nostre orecchie tutti i suoi attacchi rivolti al Sud. Creare una differenza tra cittadini e tra lavoratori è quello che per noi come Cgil, ma anche come società civile, deve essere rimandato al mittente”. L’attacco al leader leghista sulla Flat Tax “che corre il rischio di distruggere lo stato sociale universalistico e la progressività fiscale, verso una differenza profonda tra esseri umani”. E sull’Autonomia Differenziata, “che non è autonomia di responsabilità come da anni prevediamo debba essere attivata. Non vanno bene le clientele che ci sono state nel Mezzogiorno, ma questo non vuol dire che i più poveri debbano essere colpevoli di questo meccanismo vergognoso che si è determinato. Le proposte della Lega non sono nemmeno politiche liberiste, ma peggio. Perché chi ha accumulato risorse sulla nostra pelle continua a gestirsi in proprio. Non abbiamo paura di un’autonomia, ma delle forme e dei modi con cui si sta portando avanti”.
Non una posizione di chiusura quella della Cgil, ha specificato Fiordellisi, “ma siamo per uno stato sociale e un’applicazione tout court della Costituzione italiana, cosa che non sta accadendo. Per questo ci sembra assurdo che i cittadini del Sud si spostino su altri pseudo poteri forti che daranno loro delle briciole per farsi eleggere. Questo non deve accadere. Dobbiamo avere coscienza quando andiamo a votare, non è possibile votare chi continua a definirci degli sciocchi. E a creare differenze tra chi sta bene e chi sta meno bene e deve attaccare chi sta peggio. Non vogliamo questa divisione nel mondo del lavoro”.