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Sisma Novantasecondi, Ossigeno nel ricordo del 23 novembre

Nove storie in novanta secondi per raccontare il passato, guadando al futuro. È questo lo spirito che ha mosso l’Associazione Ossigeno ad organizzare persabato 23 novembre, presso la Chiesa del Carmine, alle ore 17:30, un evento dal titolo“Sisma Novantasecondi”. Un incontro per rivivere quella drammatica domenica sera di 39 anni fa, quando un boato squarciò l’anima della nostra città. Racconti di gente comune. Di chi c’era e ha vissuto quei momenti, di chi non c’era ma che ha visto dalla Tv le immagini di una terra, la sua terra, ormai martoriata. Ma soprattutto di chi è venuto dopo. Delle nuove generazioni, che hanno dovuto raccogliere un’eredità sicuramente troppo pesante, come quelle rovine, ritrovandosi in un fazzoletto di terra ormai reso arido (anche di sentimenti) dalla polvere di quella sera. E da quella che è arrivata dopo. Una città seppellita dalle macerie, ma dove c’è ancora uno spiraglio che può permettere alle nuove generazioni di affacciarsi per prendere Ossigeno nuovo e guardare al futuro. “Sisma Novantasecondi” è questo: partire dai racconti del passato, per farne tesoro e permettere a chi non c’era di guardare oltre quella linea dell’orizzonte, che per molti, quella tragica sera del 23 novembre 1980, è stata cancellata dalla polvere. Dalle macerie. Dalla morte. Ma anche per ritrovare quel senso di comunità sempre più flebile. Riscoprire quel sentimento per trasferirlo ai giovani nella certezza che ne faranno tesoro, è questo l’obiettivo dell’incontro organizzato da Ossigeno, per permettere a chi, pur non avendo vissuto quegli interminabili 90 secondi, è ancora oggi inconsciamente prigioniero di quelle macerie. «Il sisma ha resettato la nostra identità e il nostro essere comunità–racconta Rita Cesta dell’Associazione Ossigeno-.Abbiamo la necessità di creare una sintonia con le generazioni che si sono succedute, donare loro le nostre esperienze e da queste generazioni ripartire. Il mio invito, così come quello dell’Associazione Ossigeno, è a partecipare per raccontarsi, per condividere quello che per ognuno di noi sono stati quei 90 secondi, avendo una certezza: abbiamo il dovere di restituire ai nostri giovani quel futuro che ci è stato rubato in quel minuto e mezzo». comments

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