Premio smarrimento della settimana a Patrizio Roversi, che inizia il suo viaggio in Irpinia nelle desolate lande del Formicoso. Linea Verde era attesa come una creatura in grado di salvarci. Sigla, fischio d’inizio. Palla al centro e si parte sulle note di Sweet Home Alabama. Roversi stordito dagli avversari, gli avversari sono gli impianti eolici. Stordito e disorientato. Abituato alle trasferte, la punta di diamante della domenica Rai non trova spazi tra i tralicci e le pale. Non riesce a capire dove si trovi. E soprattutto cosa ci faccia in un posto che è Sud ma non è mare. Che è Campania ma più Puglia. Sembra l’ultimo uomo sulla terra e lo fa capire con gesti e con parole. Col navigatore sempre in funzione e la guida sapiente e precisa come da format. Per quasi tutto il primo tempo non fa mistero del suo stupore. Tra strade stile Route 66 fino a Torella della Lombardia. Lui scherza ovviamente. Ma il riferimento alla sconosciuta terra è costante. Promozione territoriale in tv? E’ tv. L’Irpinia è abituata al piccolo schermo. Nel corso della puntata i giovani intervistati saranno iper-professionali. Ma ormai questa terra non dovrebbe essere più la misteriosa sconosciuta. Vero? Monteverde e i borghi più belli d’Italia alle falde del Kilimangiaro. E lo Sponz Fest di Calitri e la ribalta sui media nazionali. E lo stesso Vinicio Capossela che presenta l’Irpinia nelle librerie di mezza Italia tra nuovi e vecchi fan che nelle brevi estati irpine andranno a scoprire angoli, panorami e cannazze. E poi c’è Ciriaco De Mita che è sindaco a Nusco. E c’è Nusco e il centro storico e la scuola di politica dove vengono i professori importanti ma pure la castagna di Montella recentemente celebrata da Salvatore Malerba su Rai 3. E l’Avellino sta comunque in serie B, non dimentichiamocelo. Appare pure su Sky. E dice che a Laceno si è sciato per quattro mesi ed è l’unica stazione del Meridione. E abbiamo anche ristoranti stellati al top. E ci è venuto pure Matteo Renzi in Irpinia. Alla Ema eccellenza del Sud. E la vogliono trivellare l’Irpinia, qualcuno lo saprà. O no? Dice che si protesta. E il grano, il vino. Già il vino. Ma i nostri non sono stati gli stand più visitati al Vinitaly? Pare di sì. Poi viene un professore e dice “non basta il Taurasi” e probabilmente ha ragione, ma noi continuiamo a esaltarci se la tivvù filma un caciocavallo sudato e gridiamo al miracolo “w la mia Irpinia”. Attendiamo l’attenzione esterna per vederci, venderci, farci belli o gridare aiuto. Quando invece dovremmo ricavare forza e consapevolezza da noi stessi. Guardarci e visitarci di più. Io i maialini di Torella non li avevo mai visti, lo confesso. Eppure l’allevatore è stato il mio compagno di banco per tre anni al Liceo. Ma le telecamere di qualcosa arrivano puntualmente da queste parti, e quasi sempre per fatti belli anche se pare che tutti i piccoli centri debbano munirsi di altre telecamere, quelle di sicurezza, perché da qualche parte, tra centri storici disabitati e campagne troppo popolate, i furti ci stanno un giorno sì e uno no. E l’Irpinia sbarca sempre da qualche parte come se l’Irpinia fosse una bagnarola. O qualche altra bagnarola di turisti-studenti sbarca da noi in cerca di scambi culturali. A Linea Verde abbiamo fatto una bellissima figura. I maialini large white di Antonio e Vincenzo Parziale. Sua maestà Duroc, il verro. La cordialità che si leggeva nei volti degli intervistati. L’antico borgo di Aquilonia-Carbonara, un posto magico e misterioso. Monteverde sembrava davvero l’Umbria. La cipolla di Montoro ci stava a pennello a quell’ora. Avrei volentieri buttato i miei maccaronari per quella genovese. E addirittura i cavalli arabi! Ma la puntata lascia un senso di smarrimento. Ancora una volta siamo in quella provincia nascosta, dal nome strano ed evocativo: Irpinia. Sconosciuta ai più. Forse qualcuno gioca sul nome e sul luogo, come il buon Roversi. E allora forse è colpa di chi ci gioca. O nostra. Oppure è davvero colpa della collocazione geografica. Chissà. Soffia il vento, si sente dire in giro in ogni doveche bisogna promuovere l’Irpinia e dopo trasmissioni del genere occorre farlo ancor di più. Che le Istituzioni devono fare di più e sicuramente è vero. Ma le Istituzioni non possono portarci la costa. E noi non dobbiamo aspettare la tv.
Sì all’intitolazione dell’ospedale a Frieri, ma ora aprite i reparti È stata tanta e forte…
Da qualche tempo meditavamo sull’opportunità o meno di congedarci ufficialmente. Un po’ perché restii a…
Riceviamo e pubblichiamo la nota dell’assessore comunale di Lioni, delegato alla Montagna,Rocco D’Andrea: “Dopo diversi…
History is littered with hundreds of conflicts over the future of a community, group, location…
Marcello Arminio si conferma sindaco ancora una volta a Bisaccia. Staccata di un centinaio di…
Dopo il risultato per la Lega alle Europee, superiore al 50 per cento nel piccolo…