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‘Un futuro ferroviario per l’Irpinia, se solo si volesse…’

Di Pietro Mitrione Nell’indifferenza quasi totale di Istituzioni Locali, Sindacali e Politiche negli ultimi due anni le ferrovie dello Stato hanno provveduto al completo rinnovo di circa 50 Km di linea ferroviaria. Un complesso gli investimenti che supera i 30 milioni di euro. In una città dove regna il primato delle opere pubbliche incompiute,Avellino, passare dall’ arcaico al postmoderno ferroviario in pochi mesi dovrebbe essere considerato quasi un miracolo per l’avvenire del sistema di trasporti per Avellino e per la sua provincia. Per anni abbiamo assistito alla lenta ma inesorabile cancellazione della nostra Irpinia dalla geografia ferroviaria italiana, prima con la sospensione della ferrovia Avellino Lioni Rocchetta poi con la totale ed assurda chiusura della stazione ferroviaria del capoluogo irpino per poi ripiegare su di un servizio ridotto ai minimi termini che continua a negare collegamenti diretti con Napoli. La mancanza di cultura ferroviaria nel nostro Paese ed in particolare nel Mezzogiorno d’Italia ha fatto decidere per diverse scelte nel campo della mobilità delle persone e delle merci ignorando che un quartiere, un territorio, una città possono rinascere con il potenziamento della rete ferroviaria anche con la semplice sostituzione di vecchie traversine ferroviarie! Lo stesso è accaduto con l’attivazione del raccordo merci di Pianodardine del 2016 una realizzazione ultimata dopo circa venti anni che resta nel vuoto nonostante la felice intuizione dell’ex presidente degli industriali irpini di potersene avvalere. L’indifferenza dell’ASI e la volontà di Fca di far viaggiare i motori su gomma hanno di fatto ignorato questa opportunità per il trasporto merci per cui assistiamo a movimentazione di tir che costituiscono un pericolo nel piazzale antistante lo stabilimento Fca. Una nuova qualità della vita ed una completa presa di coscienza ambientale passano dallo sviluppo del sistema ferroviario. Per questo sarebbe bello se tutti fossero consapevoli della importanza dei lavori compiuti nella stazione fs di Avellino. Sono state sostituite rotaie e traverse in legno da Avellino a Salerno sperando che si completi il tratto mancante fino a Benevento. Ad Avellino è stata rifatta l’intera stazione per cui una parte della stazione può essere restituita alla città per usi sociali nel quartiere ed il giorno 11 marzo verrà attivato un Apparato Centrale innovativo per la regolazione della circolazione in sicurezza. Questo comporta che  già dall’11 marzo, se si volesse, si potrebbero istituire servizi su ferro concorrenziali per tempi di percorrenza con la gomma (circa 40 minuti per Salerno e 70 minuti per Napoli), in attesa dell’inizio dei lavori di elettrificazione della intera tratta Salerno-Avellino-Benevento come previsto dalla Regione Campania che ha impegnato circa 230 mln di euro per questa opera Spetta, ora, ai decisori politici locali e regionali appropriarsi di queste nuove opportunità per far uscire dall’isolamento che caratterizza il trasporto su ferro in Irpinia. Integrare ferro e gomma diventa un imperativo in attesa della costruzione della linea ad Alta Capacità (Roma) Napoli-Bari. Ulteriori ritardi o incomprensioni si pagheranno nel prossimo futuro. Per noi della Associazione in_loco_motivi la data dell’11 marzo è l’inizio per invertire le scelte fin qui operate per le ferrovie irpine nel cui contesto “brilla” il riconoscimento di ferrovia turistica per la storica Avellino Lioni Rocchetta la cui costruzione fu voluta dal nostro illustre scrittore e politico irpino Francesco De Sanctis. Da questa citazione storica ritorna prepotentemente attuale il monito del grande “don Ciccillo” di cui quest’anno ricorre il bicentenario della sua nascita, che scriveva nel suo libro ”UN VIAGGIO ELETTORALE” :Tutto si trasforma, e qui la trasformazione è lenta. Si animi Monticchio, venga la ferrovia, e in piccol numero d’anni si farà il lavoro di secoli. Una intuizione che solo un politico illuminato poteva avanzare oltre 120 anni fa. Ora come allora la ferrovia, comprese quelle dimenticate, possono fare il lavoro di secoli. Classe dirigente permettendo!

Redazione IrpiniaPost

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