Alta Irpinia: Barca vede turismo e agricoltura

Ha utilizzato la metafora dell’arcipelago per sintetizzare l’approccio che dovrebbe stare alla base della Città dell’Alta Irpinia. Fabrizio Barca, presidente del comitato nazionale per la Strategia delle aree interne, non ha dato soluzioni ma instradato le tante riflessioni emerse nel corso della mattinata di lavori del secondo focus sul cosiddetto Progetto Pilota.
“Ogni isola di un arcipelago può decidere di guardare all’esterno o di parlare prima alle altre isole che lo compongono. Voi avete scelto – ha puntualizzato Barca – di puntare prima sugli elementi interni all’arcipelago e sulla cooperazione”.

Risultato: una “comunità dell’identificazione” cioè “un cambiamento del perimetro delle responsabilità”, come ha spiegato l’ex ministro, facilitato della “costruzione di una comunità di servizi”. Nel caso specifico sanitari e scolastici. Discorso leggermente diverso per la terza gamba del progetto, quella dell’idea guida, che riguarda da vicino la comunità delle imprese o il mercato. Qui il discorso cambia e si complica perché “bisogna uscire dal rapporto di dipendenza dalla politica per trovare invece capacità di cooperazione e competizione”, ha sottolineato Barca che ha definito “liberatorio” l’incontro di oggi a Calitri.

Il dirigente Mef si è detto consapevole di avere di fronte un territorio estremamente ricco per il quale “la molla del cambiamento viene dai benefici possibili che esso potrebbe generare” piuttosto che dalla drammaticità dell’esistente. Nella sua analisi il punto più delicato – e su cui in sette giorni bisognerà fare passi avanti notevoli (tra una settimana bisognerà chiudere la bozza del progetto, ndr) – è trovare una sintesi tra industria, foresta, acqua, borghi e cultura, agricolture indicate volutamente al plurale e artigianato. “Si tratta di bandiere diverse che campeggiano sull’arcipelago. Troppa roba”, per Barca che però non può essere sacrificata e neppure tenuta insieme in un “grande disegno olistico”. E quindi? Il suggerimento è quello di immaginare “una sequenza, un filo rosso che individua ciò che può portare prima un ritorno al territorio, anche se significa rinunciare a un pezzo di orticello”.

Turismo – cultura – agricoltura sarebbe il filo rosso venuto fuori dai lavori del tavolo “perché il divario tra ciò che c’è e la domanda è tale da creare subito risultato. Zone franche non se ne possono fare – ha sgombrato il campo l’ex ministro – mentre si può usare lo strumento del “de minimis” che è già previsto e non ha bisogno di strumenti normativi particolari. Serve un approccio sperimentale, non nuove leggi”.
Non solo: mappare il turista nei prossimi 60 giorni di grandi afflussi è il compito che il professore ha assegnato alla classe dei sindaci per conoscere l’ordinario dei servizi turistici, correggerlo e rendere più attrattivo il territorio. “Su questa cosa mi aspetto che agiate altrimenti significherebbe che non ci siamo proprio capiti – ha bacchettato i presenti – Nella fase che si apre cresce la responsabilità politica e tecnica del tavolo per cui si richiede la creazione di una segreteria tecnica”.
E ancora: “Chiederemo alla Regione di portare a 20MB la banda larga entro il 2017 e dovrà essere scritto nell’Apq”. Poi un’ultima precisazione sulla quarta gamba del progetto, la mobilità, che questa mattina non è stata oggetto di tavoli: “In un arcipelago è fondamentale il collegamento tra isole”.

Alla conclusione dei lavori ha preso parte anche l’assessore regionale ai Fondi Europei, Serena Angioli, fresca di nomina da parte di Vincenzo De Luca: “Farò da tramite con il governatore che guarda con attenzione a questa sperimentazione”.

Paola Liloia

Classe 1985, laureata alla Sapienza in Editoria, Comunicazione multimediale e Giornalismo. Ha collezionato stage in uffici stampa romani (Confapi, ministero per la Pubblica Amministrazione, Senato) e collaborato con agenzie di comunicazione, quotidiani online locali e con il settimanale "Il Denaro". Ama la punteggiatura. Odia parlare al telefono e i tacchi. Ama l’Inter e le giornate di sole.

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