Scuola, Mariateresa va in città: ‘Io sono contenta ma per molti sarà difficile’

Fa discutere il piano di assunzioni del Governo Renzi di circa 150mila docenti. Parte della più ampia riforma della scuola, la cosiddetta Buona Scuola, l’immissione in ruolo degli insegnanti è stata pensata in quattro fasi e nella notte appena trascorsa, precisamente alla mezzanotte e un minuto, è entrata nel vivo la fase B che comprende 16.210 posti, oltre la metà dei quali (8.797) su cattedre di sostegno. Sede di lavoro comunicata via email e assegnata da un algoritmo che ha gestito le proposte di assunzione generando un esodo dal Sud verso il Nord di centinaia di maestri e professori che avranno dieci giorni di tempo per decidere se firmare o no il tanto atteso contratto a tempo indeterminato e quindi trasferirsi.

 

Tra questi c’è Mariateresa Soriano, 32 anni di Lioni. “Mi sono laureata in Scienze della Formazione e mi ritengo fortunata perché da subito ho iniziato a lavorare nella scuola come insegnante di sostegno alla primaria – ci racconta – Primi anni in provincia di Avellino da graduatoria di istituto, poi un anno a Terni con il sistema delle “code”, di nuovo Irpinia e da 4 anni sono nel potentino: Genzano di Lucania, Rapalla, Barile, Rionero”.

Precaria e fuorisede, l’algoritmo adesso le ha assegnato Genova. “L’ho presa bene, mi piace come città. Certo ero in ansia stanotte, ma dopo soli sette anni di precariato mi posso ritenere fortunata”. Niente psicodrammi insomma a casa di Mariateresa, anche se fa notare che con 1250 euro al mese vivere in Liguria è più complicato che in Basilicata: “Io non ho famiglia, figli, neppure un fidanzato al momento, quindi per me è di sicuro più semplice. So di colleghe che piangono da settimane, hanno trascorso l’estate chiuse in casa. Sembra assurdo, eppure è così: la stanno vivendo davvero male. Alcune sono in graduatoria a esaurimento (Gae) da molti anni, decenni, perché avevano scelto di non andarsene al Nord, nonostante questo significasse restare a lungo precarie, ora invece si ritrovano obbligate al trasferimento e per loro è una beffa”.

 

Obbligate? La maestra Mariateresa prova a spiegare: “In realtà non c’è un vero e proprio obbligo. La domanda di assunzione si poteva anche non fare. Il punto è che una volta fatta, se si rifiuta la destinazione si viene depennati per sempre e quindi si resta fuori. Non facendola però si restava in un limbo perché la normativa cambia continuamente e c’è il rischio che in un prossimo futuro le Gae vengano tolte di mezzo. Io in graduatoria sono terza, avrei potuto non farla e aspettare il ruolo per via ordinaria, ma non me la sono sentita di rischiare”.

Tuttavia non dovrà partire subito Mariateresa – e come lei tanti altri insegnanti – perché ha un contratto fino al 30 giugno 2016 a Rionero. Le valigie dovrà farle a settembre dell’anno prossimo o forse no. “I sindacati non hanno ben capito la situazione a dire il vero e ci danno informazioni confuse. C’è la possibilità di accedere alla mobilità straordinaria forse già il prossimo anno, anziché aspettare i tre previsti per legge dopo l’immissione in ruolo. Ma stiamo nella sfera delle supposizioni, il punto è che i posti qui al Sud non sarebbero sufficienti a coprire tutte le richieste di trasferimento”.

“Va precisato – continua la giovane docente – che i 16mila posti di cui stiamo parlando non sono aggiuntivi. Si tratta di cattedre già esistenti che restano scoperte e venivano coperte con incarichi annuali o al 30 giugno perché il ministero preferiva non assumere a tempo indeterminato. Renzi ci ha obbligati a inserire tutte le province in ordine di preferenza, forse sarebbe stato meglio limitare la selezione a una decina così non bisognava spostarsi troppo”. Ma l’esodo nasce da un dato di fatto: troppi insegnati al Sud, cattedre scoperte al Nord. “In effetti, tutti i meridionali avrebbero finito per inserire le province del Sud e saremmo stati punto e a capo”.

 

Paola Liloia

Classe 1985, laureata alla Sapienza in Editoria, Comunicazione multimediale e Giornalismo. Ha collezionato stage in uffici stampa romani (Confapi, ministero per la Pubblica Amministrazione, Senato) e collaborato con agenzie di comunicazione, quotidiani online locali e con il settimanale "Il Denaro". Ama la punteggiatura. Odia parlare al telefono e i tacchi. Ama l’Inter e le giornate di sole.

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