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Avellino e le barriere, il sogno di una città accessibile

Abbattere le barriere architettoniche, ma prima ancora quelle culturali. È quanto venuto fuori dall’incontro di ieri pomeriggio al centro sociale “Samantha Della Porta”, intitolato appunto “Disabilità senza barriere”, del ciclo di eventi “Incontri.Amo.Ci”.

Al dibattito sono state invitate persone diversamente abili, o con abilità diverse, come preferisce definirsi Franco Fioretti.  “La mia è una bella vita – ha esordito – perché ho sempre fatto quello che amo fare ed è questo il mio augurio per tutti i ragazzi”. Franco, infatti, fa tante cose. Ha realizzato i suoi sogni e ha deciso di mettersi a disposizione degli altri. Oltre ad essere dirigente del centro per disabili Aprea ad Atripalda, è un musicista de I sognatori con i quali gira l’Italia “cercando di far capire al pubblico che viene a sentire un gruppo come tutti gli altri. E che sul palco non ci sono persone sulla carrozzina, ma musicisti. La carrozzina è solo un mezzo di trasporto”. È anche co-proprietario di una neo azienda turistica di Prata. Secondo lui per abbattere ogni barriera, bisogna partire da una ridefinizione del concetto di “diverso”: “Sono diverso come tutti siamo diversi tra noi. La mia diversità non consiste nel fatto che sono seduto in carrozzina, ma che la mia testa pensa a modo suo e fa di me una persona diversa, fortunatamente”. Franco e gli altri ospiti seduti accanto al maestro e moderatore del dibattito Rino Villani, conducono una vita “normale”.

Sarebbe più corretto definirla “comune”, è intervenuta la dottoressa Roberta D’Adamo. “Ho un deficit visivo, sono ipovedente, ma riesco comunque a percepire le cose intorno a me. Riesco a condurre una vita come quella di chiunque altro, tra studio e ricerca di un lavoro”. Trovare un lavoro è uno degli obiettivi principali di tutti i giovani. Oggi difficile più che mai da perseguire, soprattutto in una società ancora piena di stereotipi “gli altri vedono prima le sedie a rotelle o i bastoni e solo dopo la persona con le sue potenzialità”, ha commentato Roberta. E ad Avellino manca anche quella tecnologia che altrove aiuta: Roberta propone di inserire, come già accade nelle grandi città, la sintesi vocale nei trasporti pubblici. Ma questo non basta, così come non basta un nuovo piano urbanistico. Ci vuole soprattutto un cambiamento culturale. “Monteverde, ad esempio, è un paese accessibile sia sensorialmente che praticamente – ha detto Franco -. Ci hanno chiesto una mano per farlo e credo che con la buona volontà si possa fare anche ad Avellino. I ragazzi che possono aiutare ci sono, le potenzialità anche, bisogna solo avere la cultura. Il mio consiglio è togliere la disabilità, non dare limiti alle persone. Se sono qui stasera a dare la mia testimonianza è proprio perché non mi sono dato limiti”.

 

Al tavolo c’era anche il dottor Antonio Fusco, laureato in filologia moderna e giornalista. Anche lui non si è sentito mai diverso. “Siamo fortunati – ha detto – perché vediamo la vita da un altro punto di vista e questo ci fa evitare di immaginare la sedia a rotelle come una prigione. Spesso mi sono impegnato con i ragazzi, ad esempio nel mio liceo, a raccontare la mia esperienza di vita”. Antonio cura una rubrica settimanale che presta attenzione alla città di Avellino e racconta di come, crescendo, ha imparato a guardarla con occhi diversi, e non si tira indietro dall’esprimere il suo parere “vorrei che Avellino fosse più accessibile. Purtroppo sono testimone di problematiche evidenti. Ad esempio non riesco, pur abitando al Corso, ad accedere al cinema Partenio o al Duomo che ho visto una sola volta. Invito anche ad un senso civico maggiore. Spesso, infatti, trovo gli scivoli per i disabili occupati. Per cui ben vengano questi momenti di scambio, altrimenti non cambia nulla e rimangono solo belle parole”. Da grande appassionato di calcio e tifoso della squadra della sua città, Antonio ha deciso di non rimanere a guardare la partita nel “settore disabili” che lui definisce una ghettizzazione, ma di andare in tribuna insieme a suo padre. Un messaggio questo che dovrebbe far riflettere su quanto i falsi pregiudizi diano luogo a barriere culturali e di conseguenza architettoniche.

 

Quello che ci vorrebbe per abbatterle, oltre i momenti di confronto come quello di ieri, secondo un’altra giovane ospite, Gilda Fotino, potrebbe essere rintracciato nell’associazionismo. “Grazie all’esperienza in associazione sono uscita dalla mia timidezza  e mi sono aperta al mondo. Purtroppo poi l’associazione è stata chiusa, ma continuo a vedere i ragazzi. Il problema per noi è che non c’è lavoro, e dovremmo cercare di avere una maggiore inclusione”. Gilda vorrebbe più occasioni per esprimere le sue potenzialità.

 

Occasioni che secondo Stefano Luongo, presidente del Forum Giovani di Avellino, possono aiutare a capire quali sono le difficoltà in città per le persone disabili, coinvolgendo associazioni e scuole “per creare un confronto tra le nuove generazioni e quelle che sono le diverse abilità. Le istituzioni potrebbero dare un contributo sia economico che culturale alle associazioni che si occupano di organizzare dibattiti del genere. Il Forum Giovani è disponibile all’apertura di un discorso su come lavorare e offrire soluzioni concrete. La politica deve supportare i risultati che si ottengono affinché ognuno possa realizzarsi nella propria vita. E permettere alla società di crescere”. Presente anche l’assessore alla Cultura, Bruno Gambardella.

Sabina Lancio

Ha da poco conseguito la laurea magistrale in Teoria dei linguaggi e della comunicazione audiovisiva all'Università degli studi di Salerno. Le piace scrivere e, in generale, lavorare nel mondo della comunicazione, conoscere nuove persone e intraprendere nuovi percorsi.

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