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Barca: ‘Evviva Borgo 4.0 in Alta Irpinia, ma occhio al metodo’

Fabrizio Barca torna a parlare di Alta Irpinia. L’occasione è un incontro virtuale organizzato dalla facoltà di architettura della “Federico II” che su questo territorio, caro anche all’ex ministro e ideatore della Strategia nazionale Aree interne, ha impostato un master. Non c’è però soltanto la Snai nell’intervento dell’attuale coordinatore del Forum disuguaglianze e diversità. Perché non tutto ciò che ricade sotto la voce aree interne è ricompreso nella sperimentazione della Strategia nazionale. Allora Barca raccoglie con entusiasmo le sollecitazioni dei relatori (ci sono tra gli altri il delegato regionale alle aree interne Francesco Todisco e la presidente del parlamentino campano Rosetta D’Amelio) e la sua lectio magistralis diventa occasione per riflettere pure su altre iniziative che vedono protagonista questo pezzo estremo della provincia di Avellino.

“Questa storia della Adler a Lioni è stra-importante”, dice Barca. Il riferimento è a Borgo 4.0 che in Alta Irpinia, a partire dal territorio lionese, vedrà sperimentare il passaggio all’auto a idrogeno e senza conducente. Il paese diventerà un circuito per i test drive, la copertura 5G sarà un elemento chiave del progetto. Coinvolti 2 centri di ricerca, 10 grandi imprese e 44 piccole e medie imprese con maestro d’orchestra l’ingegnere Paolo Scudieri di Adler Group. Nei giorni scorsi la Regione Campania ha pubblicato il decreto che dà il là all’iniziativa e che, sulla carta, dovrebbe rendere la cittadina di Lioni attrattiva per start up e incubatori di impresa, un luogo appetibile per l’innesco di nuovi investimenti nel campo dell’innovazione tecnologica.

“Soprattutto in un territorio come l’Irpinia, dove per effetto del processo di ricostruzione post terremoto non tutto è agricoltura ma la tecnologia già è presente con varie esperienze imprenditoriali, questo progetto è molto importante. Centrale però è capire con quale metodo viene messo a terra. Penso ad esempio alla necessità di dialogare con un’azienda come Snam. Non so se è già nei piani. Perché le aree interne hanno bisogno di atterrare sulle altre realtà e perché come Forum disuguaglianze siamo convinti si debba ridare centralità alle imprese pubbliche su missioni strategiche per uscire da questa nuova crisi”.

E aggiunge: “Servono meno economisti e giuristi. Più architetti e ingegneri, sociologi e psicologi. L’Irpinia prima o poi avrà pure il passaggio dell’alta capacità. Come la si collega all’Alta Irpinia? Dobbiamo pensare già da ora a come sfruttare le possibilità di un’auto a idrogeno. Organizzare servizi di trasporto flessibili, a chiamata. Dove non servirà l’autista magari, ma altre professionalità. Svegliamoci! Evviva la Adler e il suo progetto, ma che sia di rottura. A Lioni l’azienda ascolti gli attori locali, chiosa.

Nella riflessione del padre della Snai, l’espressione distanziamento sociale si è diffusa largamente, ma è errata. Si dovrebbe molto più correttamente parlare di distanziamento fisico. La socialità invece può trovare e ha già trovato nuove forme di espressione. Certo il tempo è favorevole al dibattito sulle aree interne perché in tanti si stanno interrogando su come riorganizzare la quotidianità delle città. Alcune periferie allora, assieme ai territori più remoti, ritornano improvvisamente al centro della riflessione comune di intellettuali e decisori.

“Ci sono però tre rischi cui far fronte. L’uso improprio della comunicazione, per cui si rischia di essere travolti dallo show mediatico. La burocrazia e un keynesismo bastardo, cioè un’interpretazione scorretta del suo pensiero, volta a promuovere la spesa per la spesa delle risorse”, aggiunge l’ex ministro della Coesione territoriale. “La polifonia culturale deve includere tutti. Diciamo che ci sono possibilità per aree interne e periferie. Siamo un Paese di creativi, ce n’è uno almeno in ogni casa. La chance è far capire che i poteri forti della cultura devono atterrare in un contesto già esistente e devono dialogare con le intelligenze dei luoghi.

“Quanto al settore pubblico è necessario assumere bene cioè selezionando competenze, non soltanto preparazione. I burocrati non conoscono i contesti. Devono dare indirizzi generali europei, nazionali e regionali, ma la declinazione deve essere dei luoghi. E la seconda chance è proprio la possibilità di ricostruire rapporti, di ripensare il modo di fare scuola, organizzare una domanda di nuovi servizi. I ragazzi che tornano a lavorare nelle aree interne per fare turismo esperienziale, per un certo tipo di zootecnia o agricoltura hanno competenze elevatissime”, spiega.

Ma Barca va oltre l’elenco dei rischi. Per lo studioso un territorio fragile, condizione universale, diventa marginale quando intervengono politiche e scelte sbagliate. “Le persone devono avere la libertà sostanziale di scegliere davvero dove stare. Cioè devono avere le opportunità. Politiche pubbliche inappropriate invece fanno cadere le decisioni sulla testa della gente. Oppure – continua – negano la possibilità di incidere sulla complessità”. Ma c’è pure una terza causa e cioè comprendere l’esistenza del problema e inventare politiche compensative, contentini, sussidi. “Soldi per la formazione che servono soltanto ai formatori, soldi per cantieri che servono solo ai tecnici. Questo modus operandi ha deviato la classe dirigente locale perché questa, anziché pensare cosa fare veramente, è diventata un utilizzatore di fondi pubblici”.

Da qui l’avvertimento valido pure per l’Alta Irpinia. “Anche la Snai può diventare un piccolo mostro se viene usata male. Se diamo responsabilità ai sindaci sulle scelte abbiamo il dovere di controllarli. Non possono fare i principi machiavellici che raccontano a noi del livello nazionale belle storie e poi danno i fondi sempre ai soliti. Magari perché non sanno come selezionare, non per forza per ragioni di illegalità. Anche da voi abbiamo avuto sane amichevoli tensioni con importanti sindaci del territorio irpino”.

Paola Liloia

Classe 1985, laureata alla Sapienza in Editoria, Comunicazione multimediale e Giornalismo. Ha collezionato stage in uffici stampa romani (Confapi, ministero per la Pubblica Amministrazione, Senato) e collaborato con agenzie di comunicazione, quotidiani online locali e con il settimanale "Il Denaro". Ama la punteggiatura. Odia parlare al telefono e i tacchi. Ama l’Inter e le giornate di sole.

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