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Bullismo e cyberbullismo ad Avellino, in pochi denunciano

Bullismo, cyberbullismo, microcriminalità. Ma anche dipendenze da alcool e droga nei giovanissimi. Ad Avellino fenomeni in aumento, ma poco denunciati. È quanto emerso ieri pomeriggio al centro sociale “Samantha Della Porta” di Avellino, nell’incontro sul malessere giovanile del ciclo “Incontri.Amo.Ci”. Il punto della situazione con il vicequestore di Avellino Elio Iannuzzi e la psicologa e psicoterapeuta Marianna Patricelli, nel dibattito moderato da Rino Villani e al quale hanno partecipato l’assessore alle Politiche giovanili, Bruno Gambardella e il presidente del Forum Giovani Avellino, Stefano Luongo, promotori dei seminari smart.

Il vicequestore ha sottolineato come “Avellino non si sottrae al trend nazionale. Le cosiddette baby gang compiono atti di bullismo, fenomeno sempre più diffuso ma poco denunciato, solo 2 vittime su 10 si rivolgono a noi”. Tra i motivi, probabilmente la paura, anche quella di essere giudicati da famiglia e amici. “Piccoli atti che si possono trasformare in reati ma, nella fase embrionale, quella in cui ad esempio si emargina un ragazzino, troviamo delle difficoltà ad instaurare un rapporto tra vittime e polizia – ha spiegato Iannuzzi -. E anche i genitori tendono a denunciare poco, mentre rivolgersi alla polizia può avere effetto terapeutico. Il poliziotto può aiutare vittime, genitori e bulli a recuperare la serenità”. In aumento anche il cyberbullismodalle minacce sul web molto spesso si passa ai fatti quando ci si incontra per strada. Ma il cyberbullismo resta comunque un fenomeno controllato – rassicura il vicequestore – che si può arginare, grazie alle stessa innovazione. Tutti i portali, infatti, possono essere avvisati dalle vittime e possono scattare provvedimenti di blocco. La Polizia Postale ha attivato anche un numero per denunciare questi episodi. Ma anche in questi casi si registrano poche segnalazioni”.

I temi trattati hanno interessato molto i giovani presenti, tra loro anche i migranti che hanno posto diverse domande ai relatori. Il dibattito ha dato spazio anche alle aggressioni agli insegnanti da parte degli studenti, episodi sempre più frequenti in aula, talvolta anche ripresi e fatti girare sui social “viviamo in un era in cui tutto è social. E ogni avvenimento viene ripreso e postato. Non si può contrastare una cosa del genere, ma sicuramente bisogna cercare di limitare. Mettere su un portale un video che riprende atti di violenza verso una persona è un reato e la persona che lo fa è perseguibile. Io vi assicuro, da poliziotto, che le leggi per combattere questo tipo di fenomeni esistono e vengono attuate”.

In stretto collegamento col malessere giovanile, le dipendenze da alcool e droga che interessano ragazzi sempre più giovani. Fenomeno, anche questo, in forte aumento ad Avellino.Si è persa la percezione di pericolo per la salute. I ragazzini si avvicinano alle nuove droghe e all’alcool senza pensare alle conseguenze. Tra le cause parliamo di fattori come la noia, l’assenza di svaghi, ma io credo che i giovani debbano crearseli anche da soli alternative e svaghi”, così ha concluso Iannuzzi, non prima di aver invitato a non girarsi dall’altra parte in presenza di tali problematiche, ma di avvisare le Forze dell’Ordine.

Il linea con quanto emerso, anche il parere della psicologa Marianna Patricelli che va diretto al centro del problema: “il bullismo è un fenomeno che non emerge abbastanza per quello che è veramente. Spesso gli esperti sono invitati a parlarne, ma l’impressione è che anche qui ad Avellino si voglia nasconderlo per preservare una certa immagine. Il punto è questo, se vogliamo affrontare queste tematiche cerchiamo di guardarci in faccia e dire le cose come stanno”.

Alla base, secondo la dottoressa Patricelli, ci sono competizione e divisione “ragazzini e insegnanti in contrasto, con genitori che intervengono a difendere i propri figli. Il tutto è frutto di una società che ci vuole sempre più in competizione, anziché invogliarci a collaborare”.  E nella realtà virtuale diventa ancora più difficile incontrarsi con gli altri, poichè troppo presi a costruire e mostrare continuamente la propria identità. “I ragazzini, attraverso il bullismo, vogliono mostrare di essere forti. Usano la violenza pensando di avere una chance in più nella vita. Perché il problema dei giovani oggi è proprio quello di avere poche chance”.

Molte volte le vittime di bullismo, spiega ancora la psicologa, ripetono a loro volta atti di violenza, come unica via d’uscita, per ribaltare la propria situazione psicologica. “Chi non denuncia ha paura, vergogna, si sente additato e tende a nascondere. E talvolta i genitori non colgono i segnali di disagio. Perché spesso il genitore fa fatica ad accettare che il figlio possa avere dei problemi. Oggi esiste una paura terribile del giudizio, del fatto che gli altri possano determinare il nostro valore”.

Quello che serve secondo Patricelli è un dialogo maggiore “perché i bulli sono persone poco ascoltate, poco prese in considerazione in famiglia e che scaricano, dunque, la rabbia sugli altri. Gli adulti devono parlare di più con i ragazzi, sia genitori che insegnanti, devono aiutarli a intraprendere la loro strada, a comprendere quali sono i sogni da inseguire. Oltre a praticare discorsi educativi fondati sull’esempio, purtroppo oggi molto scarsi”.

Sabina Lancio

Ha da poco conseguito la laurea magistrale in Teoria dei linguaggi e della comunicazione audiovisiva all'Università degli studi di Salerno. Le piace scrivere e, in generale, lavorare nel mondo della comunicazione, conoscere nuove persone e intraprendere nuovi percorsi.

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