Cantieri, Salzarulo a De Luca: Dobbiamo pagare il conto di Caldoro?

Una lunga lettera aperta nella quale si dà merito il neo governatore di aver già dato segnali di attenzione verso la provincia di Avellino in questi primi mesi a Palazzo Santa Lucia, ma gli si chiede pure in virtù della sua esperienza da sindaco di trovare una soluzione al paventato blocco dei cantieri avviati con i fondi dell’accelerazione della spesa e a questioni, quale quella dei mutui o del mancato stanziamento delle risorse (annunciate) della 219/81, che tengono frenate possibilità di manovra dei piccoli Comuni. Rodoldo Salzarulo, sindaco di Lioni, scrive quindi a De Luca.

“Lo sblocco della Lioni Grottaminarda, la funicolare di Montevergine, la delibera che consente l’impiego dei lavoratori forestali: sono segnali di grande attenzione per le nostre aree interne. Non sono questioni di poco conto: si pongono a garanzia di una forte inversione di tendenza rispetto al passato recente, e con grande felicità devo darne atto ben prima di dare il via alle altre questioni, altrettanto pressanti e non ulteriormente dilazionabili, che sono sul tappeto. E che costituiscono un gravame insostenibile per i Comuni.

In questi giorni vengono recapitate, ai Comuni della Campania, lettere contenenti l’invito “con ogni urgenza, a sospendere le (…) procedure amministrative per l’affidamento dei lavori.” Si tratta dei lavori relativi alle “iniziative di accelerazione della spesa”. Abbiamo, più volte nel recente passato, denunciato che si stesse allestendo un grande inganno ai danni dei nostri comuni. Con un’azione complessivamente destinata a presumibile fallimento, con ricadute anche di natura privatistica, oltre che di cattiva amministrazione.

Sarà utile la semplice lettura delle date a spiegare le ragioni che hanno portato alla condizione odierna. Infatti: il 27 maggio 2013 la Giunta Regionale aveva operato la scelta strategica volta al recupero dei fondi europei 2007-2013; il 24 settembre 2013 la Giunta approvò le procedure di attuazione (DGR n. 378), affidandone l’esecuzione ad un Gruppo di lavoro coordinato dall’Autorità di Gestione POR FESR; infine il DPGR n. 262 dell’08/11/2013 diede esecuzione alla strategia. Finalmente, agli inizi di dicembre, fissò alla metà di gennaio 2014 il termine in cui i Comuni avrebbero dovuto presentare il progetto esecutivo cantierabile. Lo abbiamo fatto e, lavorando a Natale e capo d’anno, entro il 15 gennaio 2014 abbiamo presentato il progetto. E “loro” si sono presi un anno per valutare i progetti ed emettere i decreti: a 19 mesi dalla individuazione della strategia. E, quindi, noi abbiamo fatto le gare.
Quello che “loro” già sapevano è che l’Europa non avrebbe concesso proroghe (Bassolino 2010 docebat!) per gli importi inferiori ai 5 milioni di euro. Cioè quelli per i comuni “disgraziati”. Oggi c’è un garbato invito a rinunciare alle opere: “non ci sono i tempi per completarle”. E si chiede la nostra comprensione: dobbiamo pagare per le inefficienze della burocrazia, per la insipienza della legislazione sui lavori pubblici in Italia, che conserva tutte le pesantezze dell’ottocentesco regolamento Zanardelli, avendone perso il rigore; paghiamo, ancora, l’iper garantismo dei TAR.

La Regione, in conclusione, sta operando come quel tale che, avendo ucciso il padre, chiede clemenza ai giudici perché è rimasto orfano!

Perdiamo questo finanziamento, e chiuderemo l’anno a lavori fermi: scontiamo la presunta rendita da promesse, che Caldoro si era riservato per la sua campagna elettorale. Fortunatamente andata a vuoto! Mentre il resto d’Italia intravede la ripresina targata Renzi. Ora paghiamo i (giusti) tempi della nuova gestione, che ha necessità di una ricognizione delle realtà in corso e di una sana semplificazione dei termini. Abbiamo appena aperto i cantieri e ora dovremmo lasciare tutto sospeso per la spada di Damocle dei tempi stretti: perché, Presidente De Luca, a noi i tempi restano sempre stretti, in ogni caso. Infatti, per qualche residuo cantiere ancora “a lavori in corso”, ci viene chiesto di rendicontare il 100% delle somme disponibili ma, quando presentiamo tutte le fatture quietanzate, dovremo attendere dai sessanta ai novanta giorni! necessari per la “lavorazione in Regione”. E si tratta di controlli, emissione dei decreti di liquidazione, accreditamento delle somme. I tempi scorrono: in chiusura di opere restano, bensì, per lo più forniture e le nostre imprese sono in affanno, perché i fornitori pretendono i pagamenti in tempi europei e gli uffici della Regione pagano, altresì, in tempi borbonici! Dunque ingrassano banche, usurai, e … camorristi che riciclano denari d’altra provenienza! Muoiono, invece, le imprese sane con i conti in regola. E questa, Presidente, è stata una delle tue grandi denunce. Siamo fiduciosi che in questa criticità tu stia mettendo mano!

Non ci pagano i mutui della legge 51, che noi Comuni abbiamo anticipato a CDP per conto della Regione. Solo il Comune di cui sono Sindaco ha crediti pregressi pari a circa un milione e duecentomila euro che pesano sulla cassa! E si aggiungono ai finanziamenti per opere che abbiamo realizzato, pagato (da codice civile!), per le quali avevamo avuto solo il decreto e non ancora i soldi. Siamo, quindi, in affanno con il patto di stabilità perché vantiamo crediti milionari dalla Regione, accumulati negli ultimi cinque anni! Non ci viene dato alcuno spazio finanziario, in modo che possiamo utilizzare i pur scarni mutui che abbiamo contratto in proprio: troppo esigui gli spazi, ci ha detto con uno scarno comunicato. Si è preferito darli alle Province (e, probabilmente è una scelta giusta per le scuole e le strade): ma quegli Enti non erano stati soppressi? Ci erano stati finanziati alcuni piccoli interventi in strutture sportive, in infrastrutture per la raccolta dei rifiuti, per piccoli interventi di riqualificazione urbana: abbiamo anticipato e non veniamo rimborsati. Ci avevano sollecitato a segnalare criticità nella rimozione dell’amianto e poi ci hanno puniti perché non li abbiamo messi in “accelerazione”, preferendo agire sulle reti idriche e fognarie! Ci avevano richiesto di collazionare opere già realizzate, in piani retrospettivi, per recuperare fondi europei, ma le operazioni sono al palo.

Restano congelati i fondi della legge 219 stanziati nel 2008 e nel 2010 (oltre a una quota residua persino del 2006!) a beneficio dei Comuni delle aree del cratere dell’interno dell’avellinese e del salernitano, contro i quali la Lega di Maroni e Salvini ha fatto quattro campagne elettorali. E questo ancora per il patto di stabilità della Regione Campania, che ha utilizzato i propri spazi per altre voci e per altre province (non Avellino e non Salerno). Se si liberassero le risorse già assegnate, e mai pervenute ai 222 Comuni (includendo le rate già anticipate dallo Stato e quelle relative ai mutui da contrarre da parte della Regione e garantiti dalle finanziarie nazionali del 2008 e del 2010), otterremmo un grande risultato: oltre a dare soddisfazione a un diritto sancito dalla legge e dalla storia, daremmo un grande impulso all’edilizia privata delle aree interne delle province di Avellino e Salerno (uniche per fabbisogno da sisma ancora in essere). Avremmo l’apertura, nei prossimi quattro anni, di circa tremila cantieri per piccole imprese edili che, a loro volta, metterebbero in movimento idraulici, elettricisti, falegnami e tutto quanto ruota attorno all’edilizia. Senza neppure un nuovo euro da stanziare, né da parte dello Stato né dalla Regione! Con gli stessi importi di una “opera pubblica medio-piccola” si metterebbero al lavoro migliaia di addetti in rapporto con i territori, a produrre ricchezza che resterà tutta nei territori!
Presidente De Luca, abbiamo memoria che tu sia stato, ottimo, Sindaco e conosca i problemi dei Comuni. E ci contiamo ancora: per questo mi permetto di scrivere queste note. Non ti appare opportuno fare il punto con una delegazione di Sindaci per ascoltarne la voce? I metodi illuministici hanno il pregio di valutare scientificamente i dati, per aggregazioni su grandi numeri. Hanno il difetto di lasciare da parte le piccole quantità. Il dramma è che questa Regione è schiacciata dalle grandi e reali quantità metropolitane ed è, al contrario, fatta di troppe “piccole quantità” che, ognuna per conto proprio è irrilevante. Tutte assieme fanno una grande criticità che sta andando incontro ad una ulteriore desertificazione!

Ed eccoci dunque alla resa dei conti. Ci arrenderemo forse perché caduti tutti, governanti e governati, dentro la trappola tesa dall’ineffabile Caldoro? O avremo la capacità, da subito, di far nascere la nuova Regione Campania, cooperando finalmente? Perché di questo si tratta: non riusciremmo a reggere una ulteriore stagione di rinvii. Più che di soldi/scritti su decreti abbiamo bisogno di procedure snelle e di moneta corrente. Diversamente arriveremo stremati di fronte ad ogni ostacolo!”.

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