Capossela presenta le canzoni, l’Irpinia è meno cupa

Ormai gli appuntamenti con Vinicio Capossela, in Irpinia, sembrano un ritrovo. Di viandanti e sognatori, di amanti di paesi, ferrovie e natura. Di birre e panini al chiaro di luna, delle notti di Cairano. E’ vero, Capossela ha presentato sabato pomeriggio il suo nuovo disco e si dovrebbe parlare soltanto di musica: dell’album “Canzoni della cupa”. Solo che l’artista sta creando un fenomeno sociale e culturale, non possiamo negarlo. Non sappiamo come definirlo e sarà pure di nicchia. Ma mettere insieme le parole arte, sviluppo, recupero, tradizione, è scommettere sull’identità nostrana. E Capossela ci scommette, direttamente o indirettamente. Consapevolmente o meno.

Così alla stazione di Conza-Andretta-Cairano arriva sui binari sospesi, ed è come percorrere il sogno: la ferrovia può o deve tornare a essere vissuta. Di turisti o viaggiatori, di turisti-viaggiatori magari. Il piccolo viaggio di Capossela è l’impegno per una causa: con la delicatezza dell’artista.

Le sue canzoni sono il recupero di una tradizione da esportare, quella calitrana e in generale quella irpina. Una tradizione sempre più in vetrina, la presentazione è un assaggio di Sponz Fest con visitatori di molti luoghi raggruppati nel vento con Cairano sospesa e le sue luci che si stanno accendendo. “Se presentavamo il disco a Calitri, era solo Calitri. Se fosse stato a Cairano, era solo a Cairano. Lo sapete come sono i paesi no? Invece da qui si vede tutto“.

E Capossela mette d’accordo i sognatori che combattono e gli amministratori cattivi dell’immaginario collettivo. Sono tutti lì, alla stazione. Sindaci, ingegneri degli uffici tecnici. O associazioni, fotografi, altri musicisti, altri artisti. E il mondo del volontariato. Tutti insieme. Per un giorno ci si lascia trasportare nei balli con l’aria finissima che può schiarire le idee. Magari lunedì ci sarà una nuova proposta in qualche consiglio comunale.

Sapete che c’è? Se Capossela trova ispirazione a Calitri, tra i sentieri della Cupa e tra le facce di crapa di vecchie serenate ingiuriose, magari chi è chiamato a governare queste terre può trovare ispirazione in casa Capossela. Magari potrà cogliere qualcosa in una sua canzone, nella trebbiatrice volante, in un verso, in uno slancio. Capossela non è il nostro salvatore. Capossela non potrebbe fermare l’eolico selvaggio o la distruzione del territorio. Però Capossela, questa versione di Capossela in terra d’Irpinia, può dare uno spunto a chi in questa terra ci vive. Che cosa ha detto ieri? Un sacco di cose. Nel segno della bellezza e dell’inutile. L’importante, per chi vuole decidere bene, è cogliere simbolismi e sfumature.

 

 

 

 

Giulio D'Andrea

Direttore responsabile di Irpiniapost, classe 1978, si laurea in Giurisprudenza a Perugia e si perfeziona in Psicologia forense a Genova. Mostra subito insofferenza per i tribunali e soprattutto per le cancellerie. Inizia il percorso giornalistico nel 2006, lavorando su carta stampata, internet e televisioni tra Campania e Lazio. Attualmente collabora con il quotidiano “Il Mattino”. Leggeva molto e suonava anche di più, poi la visione ossessiva delle serie Tv gli ha impedito di continuare.

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