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Cgil: ‘All’Irpinia serve un comitato provinciale che difenda l’acqua pubblica’

Questa provincia ha bisogno che il comitato in difesa del acqua pubblica, torni ad essere protagonista e fautore d’iniziative che riportino al centro della discussione il destino dell’acqua in Irpinia; essa infatti, nonostante sia il bacino idrico più importante del mezzogiorno, paradossalmente rischia di vedersi privatizzare l’acqua per le scelte scellerate della politica avellinese che per anni ha usato la società Alto calore servizi come bancomat e collocamento di dirigenti politici per le campagne elettorali“.

 

Lo scrive la Ficltem Cgil con il segretario provinciale Carmine De Maio. “Alto calore servizi ormai è una Società fantasma che vive alla giornata in balia degli eventi: pagamenti pregressi, decreti ingiuntivi, pignoramenti dei veicoli che ad oggi causa non pochi problemi per gli interventi per il reparto servizi; i letturisti non hanno la possibilità di lavorare nè è stato comunicato come organizzarsi per svolgere l’attività quotidiana. A tutto ciò aggiungiamo la perdita mensile di € 700.000 così come dichiarato nell’assemblea dei soci il 29/12/2017, dove ancora una volta i Sindaci ( dei Comuni soci di ACS) di questa provincia sono stati i grandi assenti. Eppure i dati di una passività così imponente avrebbero meritato un momento di riflessione e discussione per tracciare un percorso volto a mettere al sicuro l’Ente da possibili speculazioni; invece, 1 minuto dopo aver votato favorevolmente, i Comuni hanno cominciato ad inviare decreti ingiuntivi verso la società di cui sono soci, altro chiaro paradosso, esempio lampante di un disegno politico che ancora una volta non tiene presenti gli interessi ed i bisogni di questa terra e dei suoi cittadini”.

 

E la nota continua: “In questa grave situazione non è ovviamente esenti da responsabilità la dirigenza di ACS, che continuano a parlare di possibili soluzioni futuristiche, dimenticando di agire sul presente dimostrando di essere al supino servizio della politica. Come Filctem CGIL, ben coscienti della gravità della situazione, da mesi stiamo spingendo per avviare un cambiamento e una riorganizzazione all’ interno di ACS, volto alla tutela di tutti i lavoratori e dei servizi rivolti ai cittadini, ma amaramente dobbiamo ammettere che non c’è modo di avviare questo percorso, ne di avviare un’ operazione verità nei confronti dei lavoratori perché alla nostra richiesta ,viste le enormi difficoltà che non consentono di pagare le spettanze nel giorno previsto ,di spostare il nuovo giorno di pagamento dal 26 al 10 del mese successivo, non abbiamo ricevuto risposta dall’azienda; si è preferito scegliere un giro di parole, questo dimostra come non si voglia affrontare in modo coerente la realtà”.

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