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De Mita non molla, ma del progetto pilota restano i cocci

E’ complesso raccontare e riassumere cosa sia successo ieri mattina all’assemblea del progetto pilota a Nusco. È complesso per una serie di ragioni, alcune anche noiosamente tecniche (e non è un paradosso in una seduta più che accesa). La riunione era stata convocata dal presidente Ciriaco De Mita un paio di giorni fa. Ma qualche giorno prima, molti sindaci si erano riuniti a Calitri per un summit a porte chiuse. Volevano chiedere una convocazione per iniziare a parlare di Recovery Plan, De Mita li ha anticipati.

Lo stesso De Mita che però ha bloccato a Nusco le richieste dei consiglieri provinciali Rosanna Repole e Luigi D’Angelis: istanze per mettere il progetto pilota sulla pista del Piano nazionale di ripresa e resilienza dopo un anno e tre mesi, dopo un evento di portata epocale come la pandemia che invita a ripensare tutto e tutti su sanità e trasporti soprattutto. È evidente, e questo lo ha esplicitato in aula anche il sindaco di Nusco, che quest’ultimo abbia visto ogni movimento come un tentativo per rovesciare la sua leadership.

Di contro, le posizioni dell’ex premier, il suo scetticismo sul Recovery e i tempi scanditi lentamente sulla costruzione di percorsi-progetti, sono state viste come puro ostruzionismo. Così man mano che andava avanti la seduta, gli appelli a lavorare sul Recovery (che ha un fondo speciale dedicato alle zone della Strategia aree interne) proseguivano. E più proseguivano, più questi appelli venivano rispediti ai mittenti con varie motivazioni. ‘I progetti sui quali lavorare ci sono già‘, è stata una delle osservazioni di De Mita. ‘Molti Comuni hanno avuto fondi stanziati in base alle loro richieste’, un’altra.

Nuova leadership? Nulla è stato detto sul punto da parte di vecchi e nuovi “dissidenti” chiamiamoli così per continuità e novità storica. Ma alla luce dello scontro andato in atto, dell’impossibilita’ di ricucire rapporti istituzionalmente corretti, non è detto che già nei prossimi giorni non si registrino scossoni.

Diciamo scossoni, non necessariamente un cambio alla presidenza, perché non è chiaro al momento se un’elezione si possa tenere e in che termini. E se per i “dissidenti” vi siano realmente i numeri per cambiare. Sì perché l’area pilota non è esattamente un soggetto che si muove con maggioranze e minoranze sul piano formale. È fondamentalmente un organismo basato sul principio di unione di 25 comuni. Non dell’unanimità, ma in un certo senso si.

Un’unione, peraltro mai normata nei particolari (funzionamento dell’assemblea, voti, deliberazioni) per colpe e lassismi di anni. Insomma, ammesso che ci sia un numero di almeno 13 sindaci pronti a firmare un documento di sfiducia a De Mita, non è affatto certo cosa possa avvenire in seguito nel progetto pilota. Si eleggerebbe un nuovo presidente? L’area pilota potrebbe andare avanti lo stesso se qualche Comune dovesse sfilarsi? Questione complessa, anzi complessissima.

Dal punto di vista squisitamente politico, tutto quello che bolle in questi giorni potrebbe anche essere letto come un tentativo di togliere uno degli ultimi fortini di De Mita, se non l’ultimo. Ma l’arcipelago dei 25 comuni della zona è lastricato di sorprese, è sempre stato così.

Eleggere un nuovo presidente, sempre che ciò resti fattibile e senza che questo non crei scompiglio giuridico nel soggetto Città dell’Alta Irpinia, significa mettere insieme i sindaci che fanno capo a Maurizio Petracca e i sindaci che fanno capo a Rosetta D’Amelio, tutto il Pd insomma. Aggiungerci un po’ di Enzo Alaia, il voto di Salvatore Vecchia del Carroccio e di un indipendente come Michele Di Maio. E non perdere pezzi per strada, ma proprio nessuno. Non parliamo di alchimie politiche o di un Governo Draghi in salsa Altirpina.

Ma non va dimenticato come De Mita abbia ancora i suoi fedelissimi e non sono pochi. E, ancora, il presidente potrebbe contare in teoria su un gruppetto di amministratori a lui non ostili per varie ragioni. In generale parliamo di numeri e di persone che in questi anni hanno spesso cambiato opinioni sul progetto pilota stesso. O casacche. Legittimamente, per contingenze politiche, perché solo gli stolti non cambiano. Tutto quello che volete, ma le hanno cambiate.

Allora quello che accadrà nei prossimi giorni – più degli attacchi lanciati in aula da Antonia De Mita a D’Angelis, Repole, Delli Gatti e De Vito, che probabilmente potrebbero incidere sugli umori di questi ultimi e di altri – potrebbe sancire una rottura dello stesso progetto pilota più che un cambio al vertice. Rottura storica, insanabile. Dannosa o doverosa, questo fa parte dei punti di vista. Restano i cocci, in ogni caso. 

Giulio D'Andrea

Direttore responsabile di Irpiniapost, classe 1978, si laurea in Giurisprudenza a Perugia e si perfeziona in Psicologia forense a Genova. Mostra subito insofferenza per i tribunali e soprattutto per le cancellerie. Inizia il percorso giornalistico nel 2006, lavorando su carta stampata, internet e televisioni tra Campania e Lazio. Attualmente collabora con il quotidiano “Il Mattino”. Leggeva molto e suonava anche di più, poi la visione ossessiva delle serie Tv gli ha impedito di continuare.

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