Distretti turistici, parla il presidente dell’Alta Irpinia

Si parlerà anche dei distretti turistici della provincia di Avellino nella tre giorni della Borsa Mediterranea del Turismo, in corso da questa mattina fino a domenica 25 marzo a Napoli. “Le meraviglie della Campania in 24 distretti” è il titolo del focus a cura della Regione Campania. Quasi contemporaneamente a Taurasi si presenterà ufficialmente il distretto “L’Irpinia del principe e dei tre re” che tiene insieme grossa parte della valle del Calore e delle terre delle tre Dogc. A gennaio, invece, c’erano state le presentazioni del “Partenio” e del “Vallo di Lauro – Antico Clanis”. Tre distretti approvati di recente, mentre sulla provincia di Avellino già dal 2016 ne insiste un altro: quello dell’Alta Irpinia.

Felice Russillo è il presidente del gruppo promotore della nascita del distretto altirpino. Napoletano, consigliere Confapi Campania, è nel Consiglio di amministrazione di Databenc – Il Distretto ad Alta Tecnologia per i Beni Culturali, promosso tra gli altri dall’Università di Salerno e dalla “Federico II” di Napoli.

 

Dottor Russillo, si sta molto parlando di distretti turistici, ma si fa difficoltà a comprendere fino in fondo. La difficoltà è maggiore per i non addetti ai lavori, però l’esigenza di chiarirsi le idee è generalizzata. Partiamo quindi dall’aspetto più formale. Come nasce un distretto turistico?

Nasce ufficialmente attraverso un decreto di riconoscimento del ministero per i Beni culturali e il Turismo, che è l’atto finale di un percorso avviato su iniziativa di privati che chiedono agli enti locali di delimitare l’area del distretto. La proposta viene trasferita alla Regione dove si tiene una conferenza di servizi, viene prodotta una delibera sulla cui scorta il ministero procede alla redazione del decreto.

Quando parla di iniziativa privata a quali soggetti fa riferimento?

Intanto alla Confapi, ma in Irpinia si è avuto dinamismo anche di altre associazioni di categoria come la Confcommercio. Tra gli animatori di tutti i distretti, inoltre, c’è Databenc che è una realtà finanziata dal Miur e da imprese con il compito, tra le altre cose, di promuovere lo sviluppo turistico del territorio, della sua enogastronomia, dei suoi borghi.

Capirà che c’è un po’ di scetticismo nei confronti di un’ “entità” che rischia di essere l’ennesimo contenitore senza contenuto. Oppure una sovrapposizione rispetto ad altre realtà, penso ai Gal che pure fanno promozione del territorio. In termini concreti, cos’è quindi un distretto turistico?

E’ necessaria una premessa di tipo “storico”.

Prego…

I distretti nascono, in risposta alla direttiva Bolkestein relativa alle concessioni, come distretti turistici balneari. Una legge del 2011 li prevedeva. Poi ci è resi conto che su una tematica come il turismo, che mette insieme diverse filiere, potesse essere utile fare fronte a debolezze strutturali delle aree interne estendendo i distretti anche a questi territori. La Campania oggi ha più del 50% dei distretti nazionali.

Insisto, cos’è un distretto turistico?

E’ uno strumento che viene incontro all’incapacità degli operatori di fare rete e quindi aggrega. Ha due obiettivi fondamentali: crea un’area a burocrazia zero, cioè territori all’interno dei quali sono facilitati processi amministrativi e burocratici; e finanzia reti di impresa con fondi nazionali. La differenza con i Gal è proprio questa: i Gruppi di azione locale sono regionali, i distretti invece soggetti intermedi tra il livello nazionale e quello locale.

Mi pare di capire che è fondamentale l’iniziativa privata. E i Comuni, in tutto ciò, che ruolo hanno?

Proprio così. I Comuni, quando saranno pronti i decreti attuativi, potranno beneficiare di un accordo con l’Agenzia delle Entrate per far restare sul territorio parte delle tasse pagate. Le risorse andranno a finanziare infrastrutture o il recupero di centri urbani o la creazione di social house per il turismo. I destinatari di questi fondi saranno i Municipi.

Mancano ancora dei decreti attuativi da parte del Governo nazionale, quindi quando si entrerà nella fase operativa? In Alta Irpinia è dal 2016 che se ne parla…

In realtà, per la parte che riguarda le imprese, ci sono distretti già funzionanti e finanziati. Ad esempio in Cilento. In Alta Irpinia siamo stati sfortunati perché non abbiamo potuto rispondere al primo bando di finanziamento per le reti d’impresa, ma a maggio ce ne sarà un altro e credo proprio che rientreremo. Poi comunque le faccio presente che i distretti sono stati inseriti tra gli strumenti dei piani territoriali di coordinamento provinciale. E’ una cosa tecnica, ma utile.

Nel contesto altirpino c’è anche la sovrapposizione con il Progetto Pilota, i 25 Comuni sono gli stessi del resto. E i sindaci hanno più volte citato il distretto turistico perché importante all’interno della loro strategia di sviluppo.

Sì, ma Progetto Pilota e distretto sono due cose ben distinte. Loro si interessano di riorganizzare servizi al cittadino, noi siamo imprese e parliamo alle imprese. Anche se ad esempio io l’altro giorno ho mandato una mail a tutti i sindaci per informarli che l’Alta Irpinia sarà presente alla Borsa Mediterranea del turismo sabato.

Per forza di cose dovrete rapportarvi con loro. Non saranno troppi 25 Comuni, cioè 25 teste da accordare?

Assolutamente no. Il distretto del Gran Sasso comprende 80 paesi, quello del Cilento 64. Il numero elevato di realtà rappresentate non è una debolezza, anzi. Noi dovremo fortificare le filiere e risolvere un problema tipico delle aree interne dove non ci sono strumenti per animare la domanda. Deve sapere che i cinesi non amano il mare e sono interessati potenzialmente a luoghi come l’Alta Irpinia. Ma il grande dramma è che lì non avete un’offerta turistica organizzata. A un cinese che viene dalle vostre parti non puoi solo far visitare il borgo: devi proporgli enogastronomia, l’artigianato locale. Anche un artigiano può essere parte dell’offerta turistica. Si deve fare sistema.

Discorsi che da tempo facciamo in Alta Irpinia. Peccato manchi sempre il passaggio dal piano teorico a quello pratico.

Bisogna trovare una scintilla, io credo che il distretto possa esserlo.

Grazie.

(foto Info Irpinia di Luigi Zannato)

Paola Liloia

Classe 1985, laureata alla Sapienza in Editoria, Comunicazione multimediale e Giornalismo. Ha collezionato stage in uffici stampa romani (Confapi, ministero per la Pubblica Amministrazione, Senato) e collaborato con agenzie di comunicazione, quotidiani online locali e con il settimanale "Il Denaro". Ama la punteggiatura. Odia parlare al telefono e i tacchi. Ama l’Inter e le giornate di sole.

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