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Edilizia, le proposte dell’Ance Avellino alla politica per il rilancio

In occasione delle prossime elezioni politiche del 4 marzo 2018, l’Ance Avellino intende evidenziare alcune proposte necessarie per far ripartire il settore delle costruzioni e, quindi, l’intera economia del Paese. “A tale scopo abbiamo elaborato una scheda di sintesi che sottoponiamo all’attenzione di tutte le forze politiche in campo, alle quali chiediamo impegni precisi e urgenti – scrive il presidente, l’ingegnere Giuseppe Scognamillo  Il settore delle costruzioni è uno dei principali volani dell’economia del Paese: forte ricaduta interna, occupazione sul territorio e un’ampia filiera collegata. Le costruzioni rappresentano l’8% del Pil nazionale. Eppure siamo al decimo anno di crisi. Senza l’edilizia il Paese non riuscirà ad agganciare i ritmi di ripresa degli altri paesi europei”.

LE PROPOSTE

– Infrastrutture per la competitività

L’Italia ha un pesante gap infrastrutturale che rende urgente la realizzazione di opere pubbliche per la qualità della vita e lo sviluppo sociale e economico. Manutenzione del territorio, sicurezza delle scuole, efficienza delle città sono le priorità su cui puntare. Le risorse ci sono (140 mld per 15 anni), ma vanno rese operative in tempi brevi, riducendo i passaggi decisionali e con una governance centrale. Occorre rimuovere gli ostacoli e trasformare le risorse in cantieri.

– Burocrazia: il macigno che blocca il Paese

L’eccesso di burocrazia costa alle imprese 4,4 miliardi all’anno, penalizza fortemente l’Italia in termini di competitività (siamo al 46° posto su 190 per facilità di fare business), genera più corruzione e frena l’azione delle imprese che operano nella legalità. Le pubbliche amministrazioni, fra paure, incompetenza e incertezza normativa, finiscono per non prendere decisioni, fuggendo dalle proprie responsabilità. Occorre semplificare le procedure amministrative e alzare il livello di professionalità dei funzionari pubblici.

– Codice appalti obiettivo mancato

A 2 anni dall’entrata in vigore della riforma degli appalti, sono tante le promesse non mantenute: spesa per investimenti ancora lenta, poca trasparenza, troppe deroghe, controlli solo formali che non tutelano la legalità. Serve un codice più snello con un solo regolamento attuativo capace di far funzionare il settore rimasto bloccato negli ultimi due anni.

– Rigenerare casa, città e territorio

L’avvio di un Piano di rigenerazione delle periferie e delle aree degradate del Paese non è più rinviabile e tutte le forze politiche sono d’accordo. Serve una norma nazionale che riconosca la pubblica utilità degli interventi di rigenerazione e una regia centrale per le politiche urbane.

– Politica fiscale a favore dello sviluppo e dell’ambiente

La leva fiscale è strategica per qualsiasi disegno di politica industriale. Invece in un settore in crisi da 10 anni è stato introdotto il meccanismo dello split payment che ha drenato ulteriormente liquidità alle imprese. Dall’altra parte, per troppo tempo la casa è stata usata come un bancomat dallo Stato trasformandosi da valore a costo per i cittadini. Il fisco deve favorire e non deprimere gli investimenti immobiliari, premiare la riqualificazione edilizia, gli interventi di demolizione e ricostruzione e l’acquisto di abitazioni in classe energetica elevata.

– Più lavoro e più sicurezza

Il costo del lavoro in edilizia è il più alto di tutti i settori industriali e questo favorisce sommerso e lavoro nero. In materia di sicurezza poi ci sono troppi adempimenti formali che finiscono per appesantire l’attività di impresa senza ottenere il risultato prefissato.

– Politica industriale per il settore

La crisi sta determinando una deindustrializzazione del settore che sta colpendo tutte le imprese: piccole, medie grandi. Chi ha potuto è andato all’estero, triplicando il fatturato in 10 anni. E’ evidente che una crisi sistemica ha bisogno di una nuova politica industriale. Occorrono misure per favorire l’accesso al credito e per qualificare gli operatori, premiando le imprese migliori. Chiediamo un tavolo istituzionale per il settore per consentire alle imprese di costruzione di tornare ad operare.

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