Elezioni Alta Irpinia, il Risiko è deludente

Strane campagne elettorali, quelle tra i Comuni dell’Alta Irpinia. Difficile trovare un minimo comune denominatore se escludiamo la vicenda politica caratterizzata dall’accordo Pd-Udc (D’Amelio-De Mita). L’intesa ha trovato ben pochi avversari, considerando pure la scomparsa di qualunque Centrodestra, l’assenza del Movimento Cinque Stelle, la latitanza della Sinistra e un Ncd poco presente. Passaggi fondamentali, visto che Forza Italia nel recente passato aveva messo le bandierine su più Municipi e riscuoteva successi in termini di voti anche nella “rossa” Lioni. Dagli altri versanti il Movimento continua a non mettere radici sui territori e la Sinistra è smarrita se mancano gli appuntamenti di rilievo come un referendum sull’ambiente.

De Mita-D’Amelio, l’accordo Cirietta come è stato definito da Rodolfo Salzarulo. E’ stata Cirietta a impedire la formazione di altre liste come sostiene appunto Salzarulo? O le altre liste non sono state costruite per un processo fisiologico che al momento non vede l’affermarsi di un nucleo pentastellato o di una rifondazione forzista? E’ un legittimo dubbio la cui risoluzione rientra anche nella sfera soggettiva.

Quello che invece non abbiamo sentito in comizi e commenti, e torniamo quindi al discorso del minimo comune denominatore, è un’idea di territorio definita. Se il minimo comune denominatore è il Progetto Pilota, questo tarda a inculcarsi nella mente dei candidati e di conseguenza in quella degli elettori. La confusione spadroneggia. Bene ha fatto un candidato di Lioni, Salvatore Ruggiero, a dire che “alla fine si tratta di pochi soldi”. E’ la verità, ma allora i discorsi sulla famosa ultima occasione per l’Alta Irpinia fatti da più liste in giro cadono miseramente. Si è poi parlato molto di agricoltura, all’orizzonte ci sono i fondi del Psr. Pochino di industria (troppo impopolare?) e sanità. Fortunatamente in pochi si sono avventurati sul versante del turismo, altrimenti avremmo dovuto sentire le classiche teorie strampalate che accompagnano il dibattito irpino.

A Lacedonia e Monteverde ha tenuto banco l’eolico, con due liste dichiaratamente anti-pale guidate rispettivamente da Palladino e Pizza. Alcuni paesi hanno invece assistito a una campagna elettorale anomala a causa della mancanza di alternative (le liste civette a Teora e Torella). Così risulta molto difficile tracciare dei punti in comune; dei temi affrontati dai vari candidati volti a disegnare un futuro unitario, convergente e coerente per tutta l’area.

Nelle immediate vicinanze l’appello del comitato “No Trivellazioni Petrolifere in Irpinia” non è stato raccolto. Il tema, che una volta arrivati ad ottobre sarà di stretta attualità, è anzi sembrato pressoché assente da Frigento, Sturno e Villamaina fino agli altri territori interessati dai progetti di ricerca. In verità proprio a Sturno il candidato Di Leo ha utilizzato termini vaghi per dire “decidono i cittadini“. E, ancora, dall’Ufita all’Alta Irpinia, si sono affrontati vagamente anche i concetti di ambiente, lavoro, urbanistica. L’ultimo si può definire l’assente eccellente. E’ vero che entrando nel particolare le formazioni si sono concentrate sui piani in riferimento a questa o a quella zona del determinato Comune. Ma è assai arduo trovare soluzioni innovative proposte dai candidati.

In definitiva ci è sembrata una campagna elettorale deludente. Programmi non originali. Dibattito politico fiacco, tutto interno al Pd. E di certo il protagonismo di Ciriaco De Mita non può neanche essere alibi per le altre forze partitiche. L’auspicio è che comunque vadano le cose ci si sieda a un tavolo all’indomani del voto e non si assista a una mera resa dei conti negli enti sovracomunali (Comunità montane, Consorzio dei Servizi Sociali per esempio). Con o senza progetto pilota la situazione generale non vede segni di ripresa. Non sarà un’estate di eventi accattivanti, anche con un buon flusso di visitatori, a risolvere le infinite vertenze presenti tra le strade e sui tavoli.

Giulio D'Andrea

Direttore responsabile di Irpiniapost, classe 1978, si laurea in Giurisprudenza a Perugia e si perfeziona in Psicologia forense a Genova. Mostra subito insofferenza per i tribunali e soprattutto per le cancellerie. Inizia il percorso giornalistico nel 2006, lavorando su carta stampata, internet e televisioni tra Campania e Lazio. Attualmente collabora con il quotidiano “Il Mattino”. Leggeva molto e suonava anche di più, poi la visione ossessiva delle serie Tv gli ha impedito di continuare.

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