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Ferrovie non dimenticate, la giornata sui binari di Nusco

Anche quest’anno, si rinnova l’appuntamento con la “Giornata Nazionale delle Ferrovie non Dimenticate”. Un mese intero dedicato alla mobilità dolce su sedimi dismessi e finalizzato al lancio del turismo storico-ferroviario. Da domenica 6 marzo e fino al 6 di aprile vari sono gli appuntamenti e i tour che potranno dare ancora più forza e risalto alla missione,

Una iniziativa dedicata alle tante ferrovie dei piccoli paesi e di di montagna lungo i cui chilometri hanno visto passare persone, vite e storie. Si tratta di un patrimonio importante, fatto di linee che si snodano nel territorio e collegano città, borghi e villaggi rurali, di opere d’arte (ponti, viadotti, gallerie), di stazioni e di caselli (spesso di pregevole fattura e collocati in posizioni strategiche), che giacciono per gran parte abbandonati in balia dei vandali o della natura che piano piano se ne riappropria. Un patrimonio da tutelare e salvare nella sua integrità, trasformandolo in percorsi verdi per la riscoperta e la valorizzazione del territorio o ripristinando il servizio ferroviario con connotati diversi e più legati ad una fruizione ambientale e dei luoghi.

di Pietro Mitrione

In Irpinia l’evento si svolgerà il giorno 3 aprile presso la piccolissima stazione di Campo di Nusco della tratta ferroviaria Avellino Rocchetta a testimonianza del compito di civiltà che ha assolto, per il passato, tale ferrovia consentendo a tante persone di fruire di un mezzo di comunicazione per recarsi a lavorare, studiare o emigrare. Una stazioncina situata nella parte più interna e povera della regione Campania, quella caratterizzata, ancora oggi, dalle “case sparse” e dal grave problema dello spopolamento e dell’isolamento.

“La nostra storica ferrovia Avellino Rocchetta percorre zone rimaste fondamentalmente estranee a fenomeni di urbanizzazione ed industrializzazione devastante per cui può ancora rivestire un sostanziale ruolo naturalistico con vocazione alla promozione turistica del territorio che attraversa. Dopo oltre 5 anni dalla “sospensione della “Rocchetta”, la nostra Associazione ripropone con questa iniziativa l’impegno per la conoscenza di questa suggestiva tratta ferroviaria per determinare l’amore per l’oggetto stesso della conoscenza. Un impegno che ci porta ad esplicitare, ancora una volta, alcuni interrogativi, quasi come lettera aperta, rivolti alla classe politica del nostro territorio, provinciale e regionale:

  • E’ possibile mantenere viva nell’opinione pubblica ed aprire alle nuove generazioni la memoria e la conoscenza del patrimonio ferroviario irpino, di rilevante valore storico e culturale, come vettore di una mobilità “dolce” da godere, capace di favorire incontri comunitari, di riappropriazione di un senso identitario in una visione avanzata, alternativa, ambientalmente compatibile ed europea dell’uso del treno?
  • Nell’era della alta velocità è ancora possibile uscire dalla logica per cui il treno debba essere preso in considerazione solo e solamente per l’esclusivo spostamento di uomini e cose nel più breve tempo possibile?
  • C‘è ancora la possibilità per cui il treno possa diventare il mezzo per un turismo rispettoso dell’ambiente, non motorizzato e quindi caratterizzato dalla lentezza per meglio godere del paesaggio che esso attraversa?
  • Rivitalizzare e ripristinare una tratta “scarsamente utilizzata” ma che, con nuove prospettive e migliore impiego di risorse, potrebbero sostenere attività turistiche ed economie locali è una azione politica su cui investire?
  • Ragionare in termini di integrazione ferro/gomma per favorire la fruizione delle risorse paesaggistiche, enogastronomiche e urbane dell’Irpinia è uno dei tasselli mancanti a comporre un sistema integrato turistico/ambientale ed economico, partendo da quello che già c’è?

La nostra risposta è convintamente positiva anche alla luce di quanto annunciato relativamente alla elettrificazione della linea Salerno-Avellino-Benevento, alla ipotizzata linea ad Alta Capacità Roma –Napoli -Bari, alla costruzione dell’Area Vasta di Avellino, alla sperimentazione del Progetto Pilota per le aree interne e, soprattutto, alla attività messa in atto da Fondazione FS e dal Ministero dei Beni e le Attività Culturali e del turismo che hanno individuato nelle ferrovie “minori” opportunità di sviluppo turistico e culturale. Un insieme di idee che se realizzate possono far rientrare la nostra Irpinia nella geografia ferroviaria italiana da cui oggi è cancellata, basti pensare che la nostra città è l’unico capoluogo di provincia della Campania a non essere collegato su ferro con Napoli e che ha dovuto subire l’onta della chiusura totale della stazione ferroviaria qualche anno fa.

In questo nuovo contesto anche la nostra ferrovia Avellino Lioni Rocchetta, quella dei paesi dei coppoloni, per dirla alla Vinicio Capossela e ricordata nel film di GB Assanti “Ultima Fermata”, con Claudia Cardinale protagonista, da ramo secco può trasformarsi nel tassello di una nuova e moderna visione di sistema territoriale a patto che la classe politica e la società civile si decidano finalmente ad elaborare un progetto complessivo e condiviso di sviluppo costruendolo leggendo il territorio e non calandolo dall’alto.

In tal caso il famoso brano tratto da “ Un viaggio elettorale” di Francesco De Sanctis, ………… tutto si trasforma, e qui la trasformazione è lenta. Si animi Monticchio, venga la ferrovia e in picciol numero d’anni si farà il lavoro di secoli”, diventerebbe un dovuto riconoscimento al grande irpino in occasione del bicentenario della sua morte.

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