I predatori del caciocavallo perduto

Per chi non avesse letto o sentito di questo progetto pilota per l’Alta Irpinia – chiamato anche Città Alta Irpinia o Area pilota o quello che vi pare – diciamo subito che i sindaci hanno fatto entrare i comuni in un accordo di sperimentazione che vede regione e ministeri coinvolti per risollevare la zona. Ci sono entrati anche perché i paesi da loro amministrati sono abbastanza arretrati su aspetti fondamentali del vivere civile: sanità e mobilità su tutti. In pratica la zona non possiede le condizioni minime per crescere e forse neanche per sopravvivere visto che di questo passo diventeremo un paese di vecchi e per vecchi. Ma questi luoghi non sono arretrati culturalmente e storicamente. Qualcuno, non tutti, ha conservato pure un territorio potenzialmente attrattivo. Quindi teniamo le qualità!

 

Ora succede che ‘sti sindaci si trovino a dover firmare il documento preliminare del progetto, una specie di Costituzione in cui tutto o quasi si muoverà nei prossimi anni. E nel cuore dell’Irpinia versante Est, a Calitri, succede che arrivi un sacco di gente da fuori provincia per la grande riunione. Tecnocrati e burocrati da Napoli e Roma. Imprenditori e innovatori che altrove hanno fatto parecchi bei progetti e presumibilmente si sono fatti pure i soldi ma, si sa, è sempre meglio cercare un po’ di sostentamento a suon di fondi europei. Arrivano architetti ed esperti di marketing. Sviluppo dal basso? Sì, come no… Il dato tragicomico – ma più tragico che comico – è che buona parte di questi tecnocrati non conoscesse una beata mazza della zona povera e arretrata in questione, per usare un linguaggio tecnico. E dire che di questo progetto si discute da anni ormai! Si è entrati nel vivo almeno 12 mesi fa! E dire che loro dovrebbero darci una mano a preparare le carte!

 

Scene avvilenti nelle varie commissioni del potere che sarà. C’era il vecchio professore partenopeo che blaterava “qua dovete fare i formaggi col vostro latte”. “Non si fa più il formaggio come ai vecchi tempi” o qualcosa del genere. C’era quella che ha citato Carano o Cariano (avrà letto il libro di Capossela dove si utilizza il secondo nome?) al posto di Cairano. Lo stesso paesino che secondo la funzionaria avrebbe 500 posti letto a disposizione per i visitatori e che invece non arriva a 500 abitanti neanche contando le anime morte. La signora si era confusa con Bagnoli Irpino ed è abbastanza grave che chi presieda il tavolo sul turismo non conosca alla perfezione Laceno e Bagnoli, unico polo sciistico del Sud Italia neve permettendo. Ma non è finita qui. C’era un tizio che esponeva interessantissimi e imperdibili progetti di digitalizzazione e di app per i castelli che aveva sperimentato con successo altrove. Chi paragonava l’Irpinia al Trentino in quanto a potenzialità. Chi discettava di frutta e tutti frutti a battaglione. Chi di verdure rare. Questo sul fronte degli esperti esterni. In casa nostra non hanno fatto brutta figura amministratori e associazioni nella foto in basso.

Certo, se il sindaco di Teora lancia su Facebook il carnevale e la maschera teorese come possibile strada per il turismo nell’area pilota, c’è un problemuccio. Ma Stefano è più bravo di così, si rifarà. Sempre sugli interni. Sbuffavano, stremati. Si impegnavano a far notare le aggressioni all’ambiente, la scarsa attenzione della regione in questi anni, le potenzialità infinite. Ma erano in tanti, troppi. Una sfilza di richieste da libro dei sogni. Se si realizzasse soltanto un terzo di queste potremmo vivere in una piccola Svezia. Saremmo solo più bassi e più scuri. E a proposito dei nostri. Alla luce della miriade di idee sballate emerse, dobbiamo ammettere una volta per tutte che l’attivista della battaglia per la ferrovia, Pietro Mitrione, ha ragione su tutti i fronti. Pensateci! Riattivare la linea significherebbe centrare almeno quattro degli obiettivi fondamentali di questo progetto pilota delle aree interne della città dell’alta irpinia o come la volete chiamare chiamatela. Col treno si rimarginerebbe buona parte del gap sui trasporti. Con la fibra ottica presente sul percorso si potrebbe usufruire una linea internet decente. I ragazzi potrebbero raggiungere le scuole più facilmente. E si potrebbe finalmente predisporre un’ipotesi di percorso turistico. Insomma, alla fine si fa tutto il bordello con Fabrizio Barca, con i ministeri, coinvolgendo decine di uffici regionali. Alla fine forse basterebbe una cosa sola: riattivare una ferrovia.

Giulio D'Andrea

Direttore responsabile di Irpiniapost, classe 1978, si laurea in Giurisprudenza a Perugia e si perfeziona in Psicologia forense a Genova. Mostra subito insofferenza per i tribunali e soprattutto per le cancellerie. Inizia il percorso giornalistico nel 2006, lavorando su carta stampata, internet e televisioni tra Campania e Lazio. Attualmente collabora con il quotidiano “Il Mattino”. Leggeva molto e suonava anche di più, poi la visione ossessiva delle serie Tv gli ha impedito di continuare.

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