Il film su De Mita, il regista: ‘Andremo anche nelle scuole’

In anteprima domenica mattina al Cinema Nuovo di Lioni, poi a seguire in tutta Italia. “De Mita, l’animale politico” è pronto a debuttare sul grande schermo con un docufilm prodotto dalla Irpinia Film Commission diretta da Carmine Caracciolo, che spiega: “Il titolo nasce dalla presa d’atto che ancora oggi Ciriaco De Mita fa politica con determinazione, in maniera quasi istintiva, con un approccio animale, ed è stato suggerito dalla nostalgia che a torto o ragione, non sta a me dirlo, c’è in diverse fasce della società per la Prima Repubblica”. Periodo in cui secondo alcuni sarebbe lievitato il debito pubblico, secondo altri c’è stato il vero boom economico. Non un prodotto alla Paolo Sorrentino, con Il Divo. “Quella era docu-fiction, la nostra è testimonianza. Non contiene elementi fantasiosi. E’ stato anche economico realizzarlo”. Regista della pellicola, che sarà proiettata due giorni dopo il novantesimo compleanno del sindaco di Nusco, è Roberto Flammia, 27 anni.

 

Roberto, innanzitutto perché questo film?
Assieme a Carmine Caracciolo e alla Irpinia Film Commission avevamo in testa il progetto già da un po’ di tempo. Volevamo fare un prodotto documentaristico sulla figura di Ciriaco De Mita attraverso la quale raccontare la storia d’Italia nel Novecento.

E perché proprio De Mita?
Perché é un irpino doc e ancora oggi ovunque il suo nome viene associato all’Irpinia e viceversa. Ha portato la provincia di Avellino a essere nota sul piano nazionale e internazionale. Ora vorremmo rifare la stessa operazione.

Porterete la pellicola anche all’estero?
Sì. Intanto sarà proposta nelle sale cinematografiche italiane e, in una seconda fase, nelle scuole perché crediamo sia un prodotto con un valore anche didattico. È un documentario a tratti intimo, una testimonianza, con racconti su passaggi cruciali e delicati della storia del nostro Paese e mondiale. Poi saremo nei festival internazionali.

C’è già qualcosa in agenda?
Saremo al festival di Cannes, dove con la Film Commission già siamo stati protagonisti con il mio Crineide; al Los Angeles Film Festival e in rassegne ed eventi dedicati in modo particolare al genere documentario.

De Mita è uomo di potere, avvezzo al comando. Come è stato dirigerlo e dargli ordini sul set?
Beh, devo dire che è venuto tutto in maniera molto semplice. Ci tengo a precisare però che questo è stato un lavoro autoriale a quattro mani. Carmine Caracciolo se ne è occupato sul piano della narrativa e della sceneggiatura, io su quello artistico e tecnico. In ogni caso, come dicevo, è stato semplice perché De Mita riesce a essere interessante in tutto quello che dice, a partire dal linguaggio. Abbiamo raccolto 5 ore di intervista e la cosa che ci ha stupiti è che non aveva volontà di fermarsi. Saremmo potuti andare avanti ancora per ore, niente era banale.

Quale aspetto ti ha maggiormente colpito dell’intervista?
La grandezza del personaggio, la lucidità nel ripercorrere quasi otto decenni di storia, una lucidità che conserva ancora alla sua età. Compie oggi 90 anni, si può tranquillamente definire anziano! E poi il fatto che l’Irpinia nella quale è nato, nel 1928, era una realtà totalmente diversa da oggi: non c’erano le fogne, in pochi avevano l’energia elettrica, eppure lui è riuscito partendo da Nusco ad arrivare sul palcoscenico della politica mondiale. Ascoltandolo, continuavo a chiedermi: come è stato possibile? 

Sei riuscito a darti una risposta?
Credo che il segreto sia tutto nello studio. E’ persona di intelligenza sopraffina, ma interessato a tutto tondo alla cultura, alla storia, alla filosofia. 

Il lancio del documentario cade in una fase politica delicata, siamo in campagna elettorale…
E’ vero, ma ci tengo a sottolineare che il progetto nasce da lontano, risale a due anni fa, e soprattutto questo non è un film su De Mita, non solo almeno. Abbiamo voluto raccontare la storia d’Italia attraverso l’ultimo rappresentante della Prima Repubblica ancora in vita. Lui è nato il 2 febbraio ed è capitato che proprio ora ci sia la campagna elettorale. Nel bene o nel male.

Paola Liloia

Classe 1985, laureata alla Sapienza in Editoria, Comunicazione multimediale e Giornalismo. Ha collezionato stage in uffici stampa romani (Confapi, ministero per la Pubblica Amministrazione, Senato) e collaborato con agenzie di comunicazione, quotidiani online locali e con il settimanale "Il Denaro". Ama la punteggiatura. Odia parlare al telefono e i tacchi. Ama l’Inter e le giornate di sole.

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