Il referendum e l’Irpinia congelata, chi vince e chi perde

Che si parli in chiave nazionale o provinciale gli schieramenti sono gli stessi, questa volta la provincia di Avellino non fa eccezione. Tutti contro Renzi, in Italia. Tutti contro Renzi, in Irpinia, soprattutto dopo l’uscita televisiva di Ciriaco De Mita e la protesta di Giuseppe Gargani sulle liste degli italiani all’estero. Stiamo assistendo a una campagna elettorale serrata anche qui, con la presenza dei big della politica italiana: tutti o quasi. Poche volte si è parlato di Sud e l’appuntamento referendario – male molto male – ha paralizzato tutti i temi locali: da quelli in grado di cambiare il nostro volto per sempre (petrolio, energia) a quelli più squisitamente politici (Area pilota, Gal). Ma soprattutto c’è voluto l’impegno della Confapi perché si discutesse, almeno un po’, del tema delle aree industriali. Dinamica inevitabile purtroppo, referendum pigliatutto. Ma dopo il 4 dicembre le conseguenze del voto saranno evidenti anche sullo scacchiere politico provinciale, comunque vada.

Se in generale ci si chiede chi sarà il vincitore in caso di successo del no, e le opzioni sono Salvini o Grillo, in Irpinia abbiamo pochi dubbi. A prescindere da quei voti che difficilmente si potranno attribuire a questo o a quel leader, sarebbe ancora una volta Ciriaco De Mita. Che non ha sbagliato un colpo negli schieramenti in Campania. Che stando ai sondaggi – toppano spesso ma esistono – starebbe coi vincitori anche adesso. Si è esposto contro Matteo Renzi in tv, ma in realtà lo sta facendo da un anno a questa parte e in ogni occasione pubblica. Si è esposto e sta continuando a farlo contro il premier nonostante il feeling ai massimi storici tra il presidente del Consiglio e il governatore della Campania appoggiato dallo stesso sindaco di Nusco. A proposito, cosa accadrebbe in Campania dopo il quattro dicembre in caso di vittoria del no? Difficile da prevedere. Una grande partita politica all’orizzonte in Italia, questo è sicuro. Ma da queste parti mancherebbero più di tre anni al termine di un mandato regionale che appare comunque solido. De Mita, quali che siano le eventuali conseguenze, potrà comunque dire di aver vinto un’altra battaglia e intanto, prospettiva da non sottovalutare, guardare a Roma più che a Napoli.

Una battaglia che sta conducendo con forme diverse anche Giuseppe Gargani. Meno mediatico, l’ex sottosegretario ed europarlamentare è entrato nel merito della riforma come e più di De Mita. Vincerebbe anche lui in caso di bocciatura della riforma. E come De Mita, probabilmente, non riceverebbe nessuna medaglia. Non sul momento. Sul piano nazionale sono pronti a mettersela al collo Grillo e Salvini e del resto anche in Irpinia si stanno muovendo pentastellati e leghisti. I motori sono accesi da un pezzo per i primi, guidati da Carlo Sibilia. Che però, avendo un scarso numero di eletti negli enti, difficilmente potrebbero riversare in provincia gli effetti del no. Non prima di un eventuale elezione politica almeno. Il seguito alle loro iniziative pubbliche è tiepido, come del resto sono piccole e semi-vuote le sale di molti partiti. Ma questo conta poco, il risultato non si decide a queste latitudini…

“Noi con Salvini” in terra irpina, nominati coordinatori provinciale e cittadino (i giornalisti Massimiliano Finnamore e Gianni Porcelli), ha davanti una strada in salita che vinca il sì o che vinca il no. Per due motivi. Perché Salvini non fa ancora breccia a Sud di Roma. E perché il centrodestra storico, pur ridotto in più pezzi, si sta ricompattando attraverso le elezioni provinciali (27 novembre). Molto attivo Sabino Morano di Primavera Irpinia. Mimmo Gambacorta e Cosimo Sibilia si sono stretti la mano dopo un periodo di gelo. Ma il centrodestra continua a commettere l’errore di essere completamente staccato dai territori. Del resto gli amministratori in buona parte della provincia si contano a malapena. Morale della storia? Con il “no” o con il “sì”, ciò che resta di Forza Italia si troverà davanti altri 3 anni e passa di De Luca. Mentre alle prossime tornate amministrative dovrà riguadagnare terreno in un contesto nazionale che salvo miracolo non vedrà più zio Silvio fare la voce grossa. Auguri!

E la Sinistra? Come era accaduto anche per l’ultimo referendum, quello sulle trivellazioni in mare, si può parlare di Sinistra e consultazione popolare facendo riferimenti ai movimenti ambientalisti. Che hanno diramato da poco la loro nota, la loro entrata in campo in un’arena con tanti concorrenti. E’ sulla materia energetica che proveranno a convincere gli indecisi. Il “sì”, temono, accentrerebbe le decisioni su materie delicate. E la Sinistra Pd? Beh, non ce ne voglia Francesco Todisco, ma con la crisi perenne al Comune di Avellino il referendum sarà presto dimenticato. Un giro di giostra e si entrerà subito in una nuova campagna elettorale, a meno che il congresso provinciale del partito non metta in moto altri meccanismi.

Discorso diverso se vince il sì. Diverso ma non per questo semplice. Qui sono in molti pronti con la medaglia al petto, pronti a raccogliere gli effetti politici della riforma costituzionale e a sfruttarla al meglio in provincia di Avellino. Tutti individuabili e pronti a dimostrare il loro impegno anche attraverso il “sì” espresso all’interno delle urne nei singoli comuni o territori. Vale per una come Rosanna Repole e per certi versi pure per la presidente Rosetta D’Amelio. Ma due nomi vengono in mente prima degli altri, potenziali vincitori in caso di sì. Il primo è Luigi Famiglietti, deputato renzianissimo che potrebbe far valere anche in Irpinia il suo ruolo a Roma. Soprattutto con i cambiamenti nel rapporto tra poteri Stato-Regione, Famiglietti avrebbe l’onore e l’onere di essere un mediatore fondamentale per le grandi opere in costruzione o in preparazione (Lioni-Grottaminarda, Alta Capacità, Avellino-Rocchetta). E parlando di ferrovie, forse non è un caso che un Pietro Mitrione sia un acceso sostenitore del sì. Del resto, almeno in teoria, questo Governo si è dimostrato amico della mobilità dolce. L’altro vincitore in casa Pd sarebbe il sottosegretario sannita Umberto Del Basso De Caro, che ha ingaggiato da tempo un braccio di ferro durissimo con i De Mita. E che ha giurato ripercussioni in caso di vittoria del sì, ma probabilmente anche del no (a patto che il Governo vada avanti). Lo ha detto proprio a Nusco e pure ad Atripalda. Insieme a lui si stanno muovendo altri, vedi il presidente dell’Alto Calore, Lello De Stefano. Ma il sì premierebbe pure il neo-assessore avellinese Bruno Gambardella, uno dei primi a formare un comitato e anche uno dei più attivi ormai da mesi. Si metteranno le medaglie al collo se dovesse vincere il sì: pochi dubbi. E in ogni caso, questo è chiaro, nulla sarà come prima.

(nella foto: a sinistra De Mita e Sibilia, a destra Del Basso De Caro e Famiglietti)

Giulio D'Andrea

Direttore responsabile di Irpiniapost, classe 1978, si laurea in Giurisprudenza a Perugia e si perfeziona in Psicologia forense a Genova. Mostra subito insofferenza per i tribunali e soprattutto per le cancellerie. Inizia il percorso giornalistico nel 2006, lavorando su carta stampata, internet e televisioni tra Campania e Lazio. Attualmente collabora con il quotidiano “Il Mattino”. Leggeva molto e suonava anche di più, poi la visione ossessiva delle serie Tv gli ha impedito di continuare.

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