Il turismo nonsense dei candidati in Irpinia

A sentire i termini utilizzati in questa campagna elettorale l’Irpinia dovrebbe diventare una piccola Toscana, Volturara una piccola Venezia del Sud e Cairano una nostrana Mont-Saint Michel. Turismo è stata una delle parole più utilizzate dai candidati. Peccato che il più delle volte nessuno abbia dato soluzioni in grado di convincerci. Non è solo una questione di realismo, perché le potenzialità in effetti non mancano. Non saremo mai la Toscana però possiamo lavorare per far restare i pochi visitatori per più di un giorno. Ma l’impressione è che la politica, quella che aspira ad essere tale, ignori profondamente le dinamiche che portano una località ad essere attrattiva.

 

C’è prima di tutto una questione di fondo a rendere impossibile fidarsi dei proclami. E cioè che il Parlamento possa fare poco per potenziare un territorio come il nostro su questo settore. Come si è visto recentemente con il distretto del Partenio, è bastata una bella partnership tra i Comuni per cominciare un discorso di rete. Non sappiamo se l’iniziativa possa portare risultati ma è comunque un inizio; un inizio che non vede un’azione di deputati o senatori. E già questo porterebbe a definire azzardate, per non dire ridicole, le parole degli aspiranti parlamentari. La politica incide solitamente su zone già sviluppate. Nominando le persone giuste al posto giusto per esempio. Ma l’Irpinia non ospita una reggia di Caserta o un sito come Pompei e quindi si dovrebbe partire da zero. Si chiede molto alla politica ma sono in pochi a farsi le domande. “Cosa potrebbe fare un turista per una settimana? Vedere un sito chiuso? La montagna non curata? Con una mappa di sentieri ormai datata? Nel paese senza servizi per i visitatori? Nella camera senza connessione? Nel borgo fantasma? A cantine aperte con un paio di cantine aperte su decine? 

 

La seconda questione su cui quindi dovrebbero riflettere i politici, ma soprattutto gli amministratori, le Proloco, i privati e le associazioni, è che anche una ferrea volontà del Pubblico di investire in un comparto del genere potrebbe rivelarsi improduttiva. Nel senso che il più delle volte è lo stesso territorio – quindi sindaci, ristoratori o gli stessi abitanti dei luoghi – a dover creare, meglio dire crearsi, un contenitore in grado di riempirsi di visitatori. Ancor di più oggi, dove nessuno può accampare scuse sull’accesso alla visibilità. Un team di social media manager sarebbe perfettamente in grado di portare un piccolo Comune a una vastia platea di turisti potenziali. Naturalmente con una attrazione forte e ben organizzata, come la non lontana Castelmezzano per capirsi. Naturalmente sarebbe poi compito della località prendersi cura degli ospiti. Magari con giovani che conoscano un paio di lingue: vale per l’info point del Comune o per l’albergo e il ristorante…

 

A volte, e questo dovrebbe saperlo una politica che non riesce nemmeno ad autoassolversi quando possibile, i nostri flussi turistici inesistenti dipendono da noi stessi. Dal ristoratore disonesto, emblematico il caso dell’operazione contro i finti agriturismi, alla guida turistica abusiva. Che la politica debba fare il suo è indubbio, su strade e trasporti innanzitutto. Ma fidatevi, anche molti incantevoli borghi di Umbria e Toscana non hanno i trasporti che meriterebbero. Le aree interne sono interne quasi ovunque. Solo che c’è qualcuno più interno degli altri. E allora no, non ha alcun senso la protervia con la quale i candidati hanno battuto sul tasto dei paesaggi e delle bellezze da valorizzare. Soprattutto senza indicare una strada. Soprattutto se in un futuro molto vicino non iniziano a pretendere minimi standard di accoglienza dai privati. Anche questa sarebbe politica, ma guai a stimolare i privati proprio in questa fase! Magari si offendono e non ti votano. Meglio far credere che tutto possa arrivare dai due palazzi romani, purtroppo.

Giulio D'Andrea

Direttore responsabile di Irpiniapost, classe 1978, si laurea in Giurisprudenza a Perugia e si perfeziona in Psicologia forense a Genova. Mostra subito insofferenza per i tribunali e soprattutto per le cancellerie. Inizia il percorso giornalistico nel 2006, lavorando su carta stampata, internet e televisioni tra Campania e Lazio. Attualmente collabora con il quotidiano “Il Mattino”. Leggeva molto e suonava anche di più, poi la visione ossessiva delle serie Tv gli ha impedito di continuare.

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