Incontri.Amo.Ci ad Avellino, più sport per una città più sana

I giovani di Avellino a confronto con gli esperti per parlare del rapporto tra sport e salute nell’ambito di “Incontri.Amo.Ci”. Diversi gli argomenti affrontati ieri pomeriggio al centro sociale “Samantha Della Porta” nell’incontro “Mens sana in corpore sano”. Il punto principale è stato espresso dal dottor Gianpaolo Palumbo, esperto di medicina dello sport “sono medico dello sport, e vi dico che lo sport agonistico fa male. Quella che fa bene è l’attività sportiva. Il sovradosaggio di allenamento comporta tantissimi problemi al corpo che ho raccolto in diversi libri. Purtroppo nello sport agonistico ci sono troppi interessi, e ci sono anche tanti, troppi rischi per la salute”. Ricordando la recente scomparsa del giovane calciatore Davide Astori, Palumbo ha descritto, in modo semplice e chiaro, cosa succede al cuore d’atleta “di notte ha un’attività cardiaca bassissima, e piano piano si può fermare, oppure accelerare all’improvviso e portare in entrambi casi alla morte. I giocatori italiani sono i più controllati al mondo, ma i problemi come quello di Astori si creano proprio perché lo sport praticato a quei livelli fa male. Noi siamo per l’attività fisica che, come diceva Ippocrate, è quella che ci da’ il benessere”. Indissolubilmente legato allo sport di un certo livello, è anche l’argomento doping, per il quale il medico ha dichiarato “molti atleti si dopano per vincere e diventare famosi, ma guadagni e false illusioni non cambieranno le cose. Va modificato il modo di pensare, la cultura dello sport soprattutto nei giovanissimi. E i governanti devono stare vicini anche a questo tipo di problemi”

All’incontro era presente, anche in quanto promotore della serie di incontri insieme al Forum Giovani di Avellino, l’assessore alla Cultura Bruno Gambardella che ha sottolineato l’importanza della conoscenza di certi aspetti legati allo sport “i temi che riguardano sport e salute stanno a cuore a tutti noi. É bene affrontare quelli fondamentali per i più giovani, come la visione negativa delle competizioni, quella di voler vincere a tutti i costi, per cui si ricorre al doping”.

Quelli che invece sono i numeri legati allo sport in Italia, li ha forniti il dottor Carmine Soricelli, rappresentante Uisp “poche persone praticano sport nella nostra nazione, nel 2017 solo il 34,8%, di cui il 25% in modo continuativo. Il 39,2% della popolazione italiana non fa attività sportiva. Percentuali alte che mostrano una società sempre più sedentaria. In Europa siamo i peggiori. E anche in questo caso c’è differenza tra Nord e Sud del paese, nel primo lo sport è un settore all’avanguardia, nel secondo si creano meno condizioni favorevoli all’attività sportiva per mancanza di impegno. Senza la creazione, ad esempio, di percorsi ciclabili e percorsi protetti per i pedoni, non si dà loro la possibilità di fare queste attività. E questo va ad incidere – ha proseguito Soricelli – anche sulla sanità, perché è pericoloso andare in bici o passeggiare per strada. Per cui gli enti e le associazioni di promozione sportiva dovrebbero impegnarsi nelle attività sostenibili legate al miglioramento della qualità della vita”. Secondo il rappresentante Uisp, questi percorsi svilupperebbero anche la crescita di un’economia, nel momento in cui si potrebbe fermare la bici in una rastrelliera e andarsi a prendere un caffè, oltre che apportare un miglioramento architettonico alla città.

Non è detto, dunque, che bisogna praticare necessariamente una disciplina sportiva, basta passeggiare, o andare in bicicletta per mantenersi in forma, come hanno affermato gli esperti durante il dibattito moderato da Rino Villani. Ma è pur vero che i percorsi di cui ha parlato Soricelli ad Avellino mancano “noi come Uisp dobbiamo rendere accessibile lo sport a tutti, dai più piccoli alla terza età. Al centro mettiamo il cittadino e i valori legati allo sport. Dal 2008 abbiamo costruito un progetto ciclopedonale che purtroppo però non riesce a vedere la luce. Forse solo nell’ultimo periodo stiamo avendo qualche riscontro positivo, con l’accrescimento della cultura dello sport per tutti che si sta diffondendo tra i cittadini avellinesi”.

 

Altro tema affrontato è stato quello dello sport nelle scuole. È abbastanza oppure no? E la risposta dei professionisti non è stata positiva. “Nel 2006 abbiamo iniziato una campagna insieme all’Asl – ha continuato – per capire come mai i bambini non sono stimolati a fare sport, perché iniziare da bambini vuol dire crescere con la cultura dello sport sin da piccoli. Siamo intervenuti nelle scuole, e qui si apre un altro problema. L’attività sportiva nelle scuole non si fa quasi più, a volte perché mancano le palestre, oppure non c’è personale qualificato. Inoltre, se prima da bambini si poteva giocare nei cortili, ora questi sono stati aboliti. Ed erano anche un momento di aggregazione”

Non è tanto d’accordo su quella che ha definito una visione troppo nostalgica della situazione, il delegato provinciale del CONI di Avellino, Giuseppe Saviano: “Non sono d’accordo sulla nostalgia emersa da alcuni interventi. Oggi ci sono molte più opportunità per i ragazzi di praticare sport, mentre la nostra generazione viveva in una realtà povera. Prima lo sport era solo per le persone cosiddette emancipate. È pur vero che manca quello sport meno codificato e più di fantasia, come è vero il discorso sul doping, evidenziato anche dalla grande quantità di iperproteici esposta nelle palestre di oggi. Ma ci sono anche tante nuove discipline per tutte le età, quello che manca è uno sviluppo uguale in tutta la provincia. Ad esempio in Alta  Irpinia non troviamo gli istruttori di tutte le discipline sportive, mentre dovrebbero allargarsi a tutte le realtà in modo uguale”.

Saviano ritiene opportuno, come gli altri, inserire l’attività motoria nella scuola primaria, insegnata da laureati in Scienze Motorie che hanno le competenze per farlo: “si farebbero due cose buone, garantire lo sport ai bambini e creare occupazione”, ha detto.

E come per tutti gli altri contesti, anche in quello legato all’attività fisica, un ruolo fondamentale lo assumono i genitori che, molto spesso, tramandano ai figli una visione sbagliata delle gare sportive. “La specializzazione precoce non fa bene ai ragazzi. Attualmente assistiamo ad una gara tra federazioni a tesserare quanti più bambini senza guardare alla loro salute. Per interessi, molti bambini entrano in competizione a causa dei genitori che li vogliono campioni sin da piccoli, insegnando loro una cultura non sana dello sport”.

 

Sport, musica, teatro e altre attività, quello che è venuto fuori dal dibattito al quale hanno partecipato cittadini di diverse età e anche un gruppo di migranti dopo i corsi di studio che frequentano al centro sociale, è la necessità di creare situazioni favorevoli all’incremento dell’attività sportiva nei vari comuni della nostra provincia, dando la possibilità a tutti di praticare le diverse discipline. Ma soprattutto di riflettere su una società che deve scegliere tra soldi, vittoria e agonismo o salute, benessere e crescita armoniosa dei giovani.

Sabina Lancio

Ha da poco conseguito la laurea magistrale in Teoria dei linguaggi e della comunicazione audiovisiva all'Università degli studi di Salerno. Le piace scrivere e, in generale, lavorare nel mondo della comunicazione, conoscere nuove persone e intraprendere nuovi percorsi.

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