Industria del legno, i dubbi sull’energia al Progetto Pilota

Fa discutere il comunicato pubblicato martedì sulla pagina Facebook della Strategia Nazionale Aree Interne relativo al Progetto Pilota Alta Irpinia. Per la verità si tratta di un non-comunicato: il testo altro non è che la scheda di sintesi della Strategia altirpina, pubblicata già qualche settimana fa sul sito della Snai accanto alla versione integrale del lavoro prodotto dall’assemblea dei 25 sindaci (leggi qui).

Il passaggio che sta suscitando perplessità è quello in cui si dice che l’Alta Irpinia, accanto al turismo e all’enogastronomia, “punta alla gestione del patrimonio forestale, anche con lo sviluppo di centrali per l’utilizzo a fini energetici”. Il ragionamento è semplice. Si è criticata l’invasione dell’eolico, anche al tavolo del Progetto Pilota. Lo stesso Enrico Borghi, nel forum di Aliano, ha messo in guardia i territori dal rischio sfruttamento. E ora cosa si fa? Si vuol produrre benzene bruciando legna per fare elettricità?

Un primo passo indietro a questo punto è d’obbligo. Nel testo e nelle schede della Strategia elaborata dai sindaci altirpini l’espressione centrale elettrica non c’è. C’è però quanto riportiamo di seguito: Lo sfruttamento delle biomasse forestali, dalla produzione di legno di qualità fino alla produzione di cippato e pellet utilizzabili per produrre energia (termica ed elettrica) per le comunità locali e la valorizzazione dei servizi ecosistemici possono in particolare rappresentare i principali ambiti su cui innestare processi innovativi di gestione, anche in considerazione delle potenzialità di sfruttamento delle biomasse forestali e degli scarti agricoli (potature di coltivazioni legnose), stimate nell’ordine di 3 tonnellate di materiale legnoso per ettaro all’anno in media e del valore intrinseco dei servizi ambientali ed ecosistemici”.

Il secondo passo indietro ci porta a marzo di quest’anno quando a Calitri, alla presenza del sindaco Michele Di Maio, venne firmato un accordo di collaborazione, con la benedizione di Confindustria Avellino, tra tre aziende del settore legno presenti nell’area industriale calitrana: la Rubner HolzBau Sud (gruppo Rubner), la IWT Iavarone Wood Technology (gruppo Iavarone) e la società agricolo-forestale “Il Pilaccio”. L’accordo, si leggeva nel comunicato diffuso post firma, “costituisce il primo tassello del progetto Filiera Legno Campania, inserito anche nei programmi del Progetto Pilota Alta Irpinia”, prevede tra le altre cose l’utilizzo a cascata della biomassa e quindi l’uso del legno come materia prima per la produzione di bioenergie e bio-combustibili avanzati (approfondisci qui). Coinvolte nelle attività anche le Università perché una grossa fetta riguarda la ricerca e l’innovazione.

Ci sarà sicuramente tempo per discutere dell’impatto ambientale della produzione di energia a partire da biomasse forestali. Ma se il nucleare non lo vogliamo, il petrolio non sia mai, dell’eolico Dio ce ne liberi, l’acqua la utilizziamo per altri scopi… forse sarebbe tempo di individuare una fonte energetica, una, che vada bene e costituisca il male minore. Accanto alla discussione doverosa sull’eventuale inquinamento, dovremmo in secondo luogo arrivare a una diffusa consapevolezza. Sono anni che ragioniamo di valorizzazione del paesaggio, di bellezza, di turismo naturalistico e architettonico. Sono anni che ci ripetiamo che l’enogastronomia può generare profitti interessanti e che tra i giovani c’è voglia di tornare ai campi e alla terra, ma per frenare lo spopolamento (scopo primo e ultimo del Progetto Pilota) abbiamo più volte sottolineato – insieme a vari protagonisti – come sia necessario creare lavoro, anche con una certa urgenza, e che per far questo non si possa prescindere dalla produzione industriale. Si può e si deve, per evitare gli errori del passato, distinguere tra industria pesante e manifattura, tenendo però bene in mente che senza fabbriche e luoghi della produzione, compresa quella energetica, l’economia non riparte. Senza investimenti, innanzitutto degli imprenditori già attivi sul territorio, non si inverte la tendenza demografica negativa.

Paola Liloia

Classe 1985, laureata alla Sapienza in Editoria, Comunicazione multimediale e Giornalismo. Ha collezionato stage in uffici stampa romani (Confapi, ministero per la Pubblica Amministrazione, Senato) e collaborato con agenzie di comunicazione, quotidiani online locali e con il settimanale "Il Denaro". Ama la punteggiatura. Odia parlare al telefono e i tacchi. Ama l’Inter e le giornate di sole.

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